Cristiano Silei
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Dalla MotoGP a Marte: così Dainese veste motociclisti e astronauti

Cristiano Silei
Cristiano Silei, ceo di Dainese

Articolo tratto dal numero di gennaio 2020 di Forbes. Abbonati

“Lo spazio è al centro di quello che facciamo, perché la nostra ragion d’essere, in fondo, è proprio questa: contribuire a raggiungere il pieno potenziale umano. Potenziale di cui il cosmo è la prossima frontiera”. Lungi dalla filosofia spicciola o da qualche dichiarazione programmatica di un’agenzia spaziale, è così che Cristiano Silei descrive Dainese, l’azienda di cui dal 13 aprile 2015 è amministratore delegato e membro del consiglio di amministrazione. Avete letto bene, Dainese, il marchio vicentino leader nella produzione di abbigliamento tecnico per sport dinamici, quello che i più conoscono per le tute dei campioni della Moto Gp.

Come però sottolineato dall’ad, il legame con lo spazio è solido e annoso: nel 2015 e nel 2016, gli astronauti Andreas Mogensen e Thomas Pesquet, a bordo della stazione spaziale internazionale, hanno indossato SkinSuit, una tuta protettiva sviluppata e realizzata da Dainese Science and Research Center per l’Agenzia spaziale europea. SkinSuit esercita in direzione testa-piedi il peso imposto dalla massa corporea sulla Terra, un’azione capace di contrastare l’allungamento della spina dorsale e scongiurare una delle cause del dolore lombare accusato da più della metà degli astronauti nelle prime fasi delle missioni. Il progetto BioSuit, una tuta protettiva ideata dalla docente del Mit, Dawa Newman, per i primi pellegrini destinati a Marte, è invece ancora in fase di sviluppo con l’istituto di Boston e la Nasa, partner di Dainese dal 2006.

“Sin dalla sua costituzione all’inizio degli anni ’70”, spiega Silei, “la nostra azienda studia i bisogni del corpo umano in condizioni estreme. La ricerca è partita dalla passione motociclistica del fondatore, Lino Dainese, e si è poi estesa in diversi ambiti e ad altri sport, come lo sci o la vela. Per questo, quando il Mit o l’Esa devono lavorare a una tuta di nuova concezione o pensata per il contenimento di un astronauta che operi in microgravità per lunghi periodi, si affidano a un partner come Dainese, che conosce come pochi i bisogni del corpo umano”.

È un’attitudine alla sperimentazione che accomuna Silei al suo gruppo: origini senesi, classe 1968, laurea in economia alla Bocconi e un amore dichiarato con orgoglio per la fantascienza “merito della libreria di casa: i miei genitori erano appassionati lettori di Urania”, per vent’anni Silei è stato in Ducati, dirigendone per un po’ la strategia e lo sviluppo dei prodotti. L’avanguardia spaziale l’ha ritrovata in Dainese, perché “innovare è un atteggiamento mentale più che una attività di ricerca. Significa individuare un bisogno futuro in un preciso contesto e trovare nuovi modi per soddisfarlo. È un modo di pensare”.

Una cultura che Dainese coltiva da anni, come dimostrano alcuni dei suoi progetti più noti: “Quando, 25 anni fa, l’azienda decise di sviluppare un airbag indossabile, non furono poche le reazioni incredule o divertite. Oggi, quell’idea protegge tutti i piloti della Moto Gp ed è alla base della nostra tecnologia di punta, D-Air, e della nuova Smart Jacket, un gilet protettivo per chiunque utilizzi un veicolo a due ruote. È un esempio di come la ricerca, ma in fondo la conoscenza, possa rivelarsi utilissima seguendo percorsi non per forza pianificati, proprio come per lo spazio”.

Il che spiega perché Dainese sviluppi progetti non certo forieri di linee di business. “Sono le collaborazioni avulse da una linea produttiva a generare le novità. L’esempio migliore è stato lo studio di BioSuit, con il Mit e la Nasa: realizzandone i primi prototipi abbiamo fatto nostro un concetto sviluppato da Arthur Iberall negli anni 40, le ‘linee di non estensione’. Sono linee virtuali attorno al corpo e hanno una caratteristica semplice: non cambiano in lunghezza, indipendentemente dai movimenti. Su questa conoscenza acquisita abbiamo sviluppato la nuova generazione di abbigliamento tecnico per turismo, Antartica, aderente, protettiva e insieme capace di consentire ogni movimento. Sono convinto che un innovatore abbia la responsabilità di trasferire il proprio atteggiamento mentale agli altri, consapevole di non avere garanzie di ritorno immediato. Bisogna pensare in una prospettiva di lungo periodo, cosa non semplice per un’azienda. Per questo ritengo l’innovazione una filosofia”.

Una filosofia che per il gruppo vicentino ha però pagato: dall’arrivo di Silei, Dainese ha triplicato i profitti, passando da un fatturato annuo di 127 milioni di euro a 187 nel 2018. Oggi il gruppo impiega 900 persone nei tre stabilimenti italiani e in quello in Tunisia e vanta trenta negozi monomarca in tutto il mondo. “Ritengo che tutti, la società, la razza umana, debbano guardare ai nostri orizzonti spaziali. È fondamentale supportare l’attività e l’esplorazione nello spazio, in particolare per un’azienda come la nostra. Da appassionato di fantascienza cito Alfred Bester: siamo destinati alle stelle”.

Abbigliamento d’avanguardia

La prima si chiama SkinSuit ed è il risultato della collaborazione tra l’ufficio di medicina spaziale dell’Esa, il centro di scienze fisiologiche umane e aerospaziali del King’s College di Londra, il dipartimento aeronautico, astronautico e di sistemi ingegneristici del Mit e la scuola di farmacia del londinese University College. Sviluppata dal Dainese Science and Research Center, SkinSuit esercita sul corpo degli astronauti una pressione che contrasta l’allungamento della colonna spinale evitando i dolori lombari nelle prime fasi delle missioni orbitali. La tuta è stata indossata per la prima volta dall’astronauta danese Andreas Mogensen durante la missione Iriss, nel settembre 2015. Il francese Thomas Pesquet l’ha riportata nello spazio l’anno successivo, nei sei mesi di permanenza sulla Iss durante la spedizione Proxima. Pensata da Dava Newman, docente del Mit ed ex vicedirettrice della Nasa, la tuta marziana BioSuit è invece stata progettata dallo studio dell’architetto spaziale argentino Guillermo Trotti.

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