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Droni, robot e riconoscimento facciale: così la Cina usa la tecnologia contro il coronavirus

Coronavirus: la Cina usa la tecnologia contro Covid-19
(Shutterstock)

Il coronavirus è un dramma umano ma anche un grande challenge tecnologico per i governi e le aziende che devono trovare nuove modalità per contenere i danni.

Il controllo delle persone che sono state nella zona di Hubei sfiora i confini della fantascienza. Un abitante di Nanchino – che era stato a Wehan senza dirlo a nessuno – ha ricevuto a casa una visita della polizia che lo invitava a misurarsi la febbre e quindi ad essere sottoposto alla quarantena. Un cocktail tecnologico fatto di gestione dati, intelligenza artificiale e geolocalizzazione ha individuato il “trasgressore” e lo ha punito.

Nella regione del Guandong, invece, sono spuntati robot nelle strade che “sgridano” i passanti che non indossano le mascherine, dopo averli individuati attraverso le videocamere.

Intanto nel cielo di Pechino e Shanghai volano da giorni dei droni che usando i loro speaker urlano le “direttive” ai passanti: messaggi cortesi ma fermi su come comportarsi di fronte all’inedita epidemia, mentre altri droni si stanno occupando nell’area di Wuhan, quella con il maggior numero di malati, della distribuzione dei farmaci e delle mascherine, che purtroppo non sono sufficienti per il grande numero di malati.

I grandi operatori telefonici a partire da China Mobile hanno inviato ai loro utenti un messaggio di testo che genera un elenco di province che hanno visitato ultimamente.

Il personale sanitario messo nei posti di blocco fuori dalle aree infettate chiede ai cittadini di mostrare il loro smartphone per verificare i loro ultimi spostamenti.

E’ diventata una sfida collegiale quella al coronavirus da quando il governo ha chiamato tutti i cinesi alla lotta.

Non possono esimersi da questa missione i grandi gruppi tecnologici come Baidu, il Google cinese, che ha messo a disposizione della società una tecnologia veloce e sofisticata per misurare la temperatura corporea ai viaggiatori della stazione di Qinghe uno degli hub di Pechino in cui transitano centinaia di migliaia di persone al giorno. Con questo sistema riescono a “misurare” la temperatura di 200 persone in transito al minuto, grazie a tecnologie come riconoscimento facciale e infrarossi.

Poi c’è il caso di Megvii – un’azienda specializzata in intelligenza artificiale che il Governo USA ha inserito nella lista nera – che ha costruito un sistema simile a quello di Baidu per misurare la temperatura ai cittadini coinvolgendo nel progetto 100 ingegneri che stanno lavorando da remoto. E questa modalità apre un altro capitolo nel libro delle sfide tecnologiche. Molte aziende cinesi e multinazionali stanno accelerando con la formula del telelavoro per evitare che gli addetti si spostino da un luogo all’altro aumentando il pericolo di diffusione. Gli analisti già stimano i danni di questo “gap” drammatico nella furente produzione asiatica che porterà il pil della Cina a una crescita sotto il 4%.

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