Business

Manuale rapido per le PMI italiane che vogliono iniziare a vendere online

LIVE – Forbes 100 Professionals 2024

Segui, dalle ore 18:30, la sesta edizione dell’evento di Forbes dedicato ad avvocati, commercialisti e consulenti del settore legale e fiscale che rappresentano il meglio della professione in Italia.

PARTNER

(Shutterstock)

In questo periodo di emergenza sanitaria, la chiusura dei negozi non impedisce ai commercianti di proseguire la propria attività se la vendita dei prodotti è effettuata online ed è destinata esclusivamente alle consegne a domicilio. Le imprese che commercializzano beni al dettaglio di qualsiasi genere (non solo quelli di prima necessità) possono, quindi, continuare la propria attività di vendita online, e ciò anche nel caso in cui l’attività commerciale in questione rientri tra quelle il cui esercizio offline è stato temporaneamente sospeso dai provvedimenti governativi emergenziali (si pensi, ed esempio, alla ristorazione, alla vendita di capi di abbigliamento, ecc.).

Un investimento, quello in una struttura di ecommerce, che fatto oggi può creare un vantaggio competitivo e lanciare l’azienda nel futuro.

La domanda, a questo punto, è: cosa devono fare in concreto le PMI per aprire un negozio online?

Ecco i consigli di Marco Berliri e Paola La Gumina dello studio legale Hogan Lovells:

  • Marketplace o sito individuale? Il primo dilemma da affrontare per le PMI è se aprire un proprio negozio online o aderire ai grandi marketplace di e-commerce (generici – come, ad esempio, Amazon, eBay o Alibaba – o di settore – come, ad esempio, i marketplace per le consegne di prodotti alimentari a domicilio). Sono innegabili i vantaggi, in termini di possibile visibilità e numero di potenziali clienti, di vendere i propri prodotti sui grandi marketplace, ma sono altrettanto indubbi i vantaggi di aprire un proprio negozio online per chi vuole dare identità e unicità ai propri prodotti. Una terza possibile soluzione per aumentare il potenziale di vendita è naturalmente quella di aprire e operare in autonomia con il proprio e-shop e, contemporaneamente, integrarlo nei marketplace di e-commerce.

 

  • Tipo di business: E’ necessario individuare il proprio tipo di business tra il c.d. business to business (B2B) ossia transazioni commerciali online tra aziende e il c.d. business to consumer (B2C) ossia la forma più nota di e-commerce che riguarda la fornitura di beni e servizi direttamente al consumatore utente finale. A seconda del tipo di business, si rende opportuno fare un planning economico-finanziario per l’attività che si intende svolgere online, al fine di pianificare nel medio e lungo termine i propri obiettivi e organizzare la gestione del proprio magazzino (interno o in outsourcing).

 

  • Adempimenti burocratici: Assumendo che le PMI siano imprese già in essere e quindi iscritte al Registro Imprese della competente Camera di Commercio, è necessario verificare se sia già stato indicato tra le attività svolte dall’impresa – e, in caso negativo, integrare la selezione – il codice Ateco relativo al “commercio al dettaglio di qualsiasi prodotto effettuato via internet”. Ove quest’ultima attività diventi quella “prevalente” per l’impresa, dovrà essere presentata all’Agenzia delle Entrate la dichiarazione di variazione dati così da aggiornare il profilo dell’impresa. Inoltre, nel caso in cui l’impresa intenda effettuare operazioni commerciali anche con altri paesi dell’Unione Europea, sarà necessario verificare se la sua P.IVA sia iscritta al VIES – e, in caso contrario, procedere all’iscrizione – così da poter effettuare le relative operazioni intracomunitarie. Si rende inoltre necessario avere un regime INPS e una posizione INAIL adeguati all’attività in questione. E’ inoltre richiesta la presentazione di una Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) che ha efficacia immediata, tramite lo Sportello Unico per le Attività Produttive. A seconda, poi, della categoria merceologica di vendita (es. alimentare, non alimentare, prodotti speciali, antichi o usati), saranno o meno richiesti alle imprese ulteriori requisiti specifici.

 

  • Creazione della piattaforma: E’ necessario scegliere il c.d. nome a dominio del proprio e-shop e affidarsi ad un webmaster – che si occupi della amministrazione e manutenzione del sito internet – nonché ad un web designer – che si occupi della parte grafica e della gestione dei contenuti del sito (ad esempio, descrizione dei prodotti, cataloghi, foto, video, ecc.) per renderlo facilmente navigabile, semplice e intuibile.

 

  • Creazione dei contenuti legali della piattaforma: Il commercio elettronico rientra tra le c.d. vendite a distanza, che nei business B2C richiedono l’assoggettamento ad una specifica normativa di settore – prevalentemente rinvenibile sia nel D.Lgs. 205/2006 (c.d. Codice del Consumo) sia nel D.Lgs. 70/2003 (che ha implementato in Italia la Direttiva europea sul commercio elettronico 2000/31/CE), sia nella normativa in tema di privacy (tra cui il D.Lgs. 196/2003 c.d. Codice Privacy, e il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (UE) n. 2016/679 c.d. GDPR) – dove è posta la massima attenzione alla tutela del consumatore, sia in termini di trasparenza che di completezza delle informazioni. In rigorosa osservanza di quanto previsto dalla normativa applicabile – con l’aiuto di professionisti del settore – sarà quindi necessario, tra l’altro, (i) redigere i termini e condizioni generali di vendita e l’informativa privacy (adeguatamente corredata dalle informazioni sull’utilizzo dei cookie); (ii) predisporre il formulario e il processo di registrazione degli utenti alla piattaforma nonché un idoneo processo di acquisto; (iii) fornire agli utenti adeguate informazioni in linea con il dettato normativo, sia nella fase pre-contrattuale (a titolo esemplificativo, informazioni sull’identità e i contatti del professionista-venditore, sui prodotti, sui prezzi, sulle modalità di pagamento, sul diritto di recesso, sui costi di restituzione, sulla garanzia sui beni venduti, ecc.), sia durante il processo di vendita (ad esempio, le informazioni che è necessario fornire al consumatore direttamente prima dell’inoltro dell’ordine e al “bottone di acquisto”), sia dopo il processo di vendita (si pensi, ad esempio, alla necessità di fornire al consumatore conferma, su un mezzo durevole, del contratto concluso). Altrettante attività e funzionalità, anche se meno stringenti, dovranno essere effettuate e implementate in caso di vendite B2B. Nell’elaborare tutto quanto sopra, peraltro, l’azienda dovrà tener conto – per esigenze non solo linguistiche, ma anche legali – se i destinatari dei propri prodotti siano solo utenti italiani o anche utenti residenti all’estero.

 

  • Gestione dei pagamenti: nelle vendite a distanza è richiesta trasparenza anche nella scelta delle modalità di pagamento del prezzo da parte dell’acquirente e nella affidabilità delle stesse. Per l’azienda, pertanto, è necessario dotare il proprio e-shop di canali di pagamento ossia integrare l’e-shop con piattaforme di pagamento online. Naturalmente, più saranno le modalità di pagamento disponibili nell’e-shop (si pensi, ad esempio, a pagamenti con carte di credito, carte prepagate, PayPal, Amazon Pay, Stripe, ecc.) più sarà facile – e probabile – per i clienti fare acquisti. Da non sottovalutare, in questo momento storico, anche il ricorso a metodi di pagamento più classici, quali bonifici bancari e pagamenti in contanti in fase di consegna e, da ultimo, il possibile utilizzo, in fase di consegna, di c.d. soluzioni di pagamento in mobilità attraverso c.d. smartPOS e POS mobili.

 

  • Marketing ed advertising: il successo di un e-shop non può prescindere, infine, da attività di marketing e pubblicitarie ad hoc da affidare a professionisti del settore, che consentano all’e-shop di avere visibilità sul mercato attraverso strategie di posizionamento sui motori di ricerca e di integrazione con i social media.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .