Lifestyle

Giorgio Armani riparte dalla sua città e sposta le sfilate di alta moda da Parigi a Milano

Giorgio Armani
Giorgio Armani (Getty Images)

Questo è sicuramente il momento più adatto per assumere strategie coraggiose, e lasciare il segno. Anche nel mondo della moda. E di certo, dall’inizio dell’emergenza, Giorgio Armani ha dato prova di essere non solo una voce fuori dal coro ma di anticipare, e in un certo senso comprendere prima di altri le nuove esigenze dettate dai cambiamenti in atto. E così aveva chiesto di rivedere i tempi, rallentare e ripensare un quadro, quello della moda, spesso schiavo di logiche ben lontane dalla pura creatività.

A distanza di poche settimane da quella dichiarazione rilasciata a WWD, lo stilista ha annunciato di non voler sfilare a luglio nella cornice della digital week promossa dalla Camera nazionale della moda, ma che presenterà piuttosto le sue collezioni Giorgio Armani ed Emporio Armani uomo e donna a settembre. Che si tratti di uno show tradizionale, o ancora digitale, non è naturalmente ancora dato sapere e dipenderà dagli sviluppi della pandemia. Grande attenzione anche per l’appuntamento dedicato all’Armani Privé, che slitterà infatti a gennaio 2021 e non si svolgerà come di consueto a Parigi ma nella storica sede di Palazzo Orsini in via Borgonuovo, a Milano.

Ripartire da Milano, per Milano. Un gesto di profonda gratitudine per la città che lo ha incoronato re della moda a partire dagli anni ’80, ma anche un segnale di cambiamento nei confronti del sistema: la collezione di alta moda, che non avrà stagionalità, comprenderà infatti sia capi adatti all’inverno sia all’estate. Il messaggio è chiaro: evitare gli eccessi, tornare a valorizzare la qualità e tornare alla dimensione più autentica del “fare moda”. A partire da giugno 2020, inoltre, lo stilista metterà a disposizione dei clienti i servizi della sua sartoria, un repertorio di modelli, attuali e delle precedenti collezioni, che saranno rivisti in base ai tessuti e alle modifiche richieste e presentati su appuntamento.

Sin dallo scoppio dell’emergenza sanitaria il Gruppo Armani aveva comunicato la conversione di tutti i suoi stabilimenti italiani nella produzione di camici monouso destinati alla protezione individuale degli operatori sanitari impegnati a fronteggiare il coronavirus. Nelle scorse settimane, a seguito dell’iniziale donazione stanziata a favore della Protezione Civile e degli ospedali Luigi Sacco, San Raffaele, Istituto dei Tumori di Milano e dello Spallanzani di Roma, Giorgio Armani aveva deciso infine di dare il suo contributo anche all’ospedale di Bergamo, a quello di Piacenza e a quello della Versilia per una donazione complessiva di due milioni di euro.

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