Innovation

Da ferramenta ad avanguardia della realtà aumentata: la storia di un’azienda pugliese

Articolo apparso sul numero di Forbes di giugno 2020. Abbonati

“Noi lavoriamo nella meccanica di precisione, tecnologie avanzate al servizio di progettazioni particolari e specifiche… strumenti di precisione per una svolta futura”, farfuglia Giovanni. “Sì, cioè noi abbiamo un negozio di ferramenta”, spiega imbarazzato Aldo a una perplessa Chiara (Marina Massironi). Ricordate la scena, a tavola sotto un pergolato, nel film Tre uomini e una gamba? Antonella La Notte e Antonio Squeo, che fanno davvero “tecnologie avanzate al servizio di progettazioni particolari” (software per la realtà aumentata), quando il numero uno di Microsoft Satya Nadella ha domandato loro, ‘ma voi da dove arrivate?’, hanno risposto semplicemente: da un negozio di ferramenta.

Comincia fra pomelli, maniglie e attrezzi per artigiani del legno la storia di Hevolus, la Pmi innovativa di Molfetta, provincia di Bari, scelta da Microsoft come testimonial internazionale per Hololens2, la soluzione per immergersi nella realtà aumentata, e come unica azienda del Sud tra i 20 partner del piano di investimenti di 1,5 miliardi della multinazionale in Italia. Che cosa fa Hevolus? Disegna esperienze di acquisto con le tecnologie dell’augmented reality permettendo di virtualizzare negozi, showroom o persino botteghe artigianali. Un lavoro che sta diventando strategico nell’era del distanziamento sociale. “Quando ci confrontiamo con le multinazionali capiamo che siamo piccoli ma non banali”, dice con soddisfazione Antonella, che è azionista di riferimento e ceo di Hevolus, amministrativista convinta ma entusiasta: “Contengo, ma non freno”. Da contenere c’è Antonio Squeo, che lei definisce la ‘mente’ dell’evoluzione, il chief innovation officer, “a cui piace volare alto”.

È proprio volando alto che Hettik, il vecchio nome della società, è diventata Hevolus. “Dovevamo vendere le maniglie? Ci inventammo modellini di porta per far vedere ai clienti come stavano sulle porte di casa”, ricorda. Dalle maniglie ai mobili per cucina con la stessa idea: nel 2010 Squeo si inventa la cinebox, una sala con maxischermo dove il cliente poteva vedere quel che aveva ordinato, il rendering della cucina in computer graphic. La svolta arriva nel 2015, quando la soluzione viene scoperta da Wurth, multinazionale tedesca leader mondiale del settore ferramenta, che la adotta, installando 300 cinebox in Italia, e poi l’acquista.

Oggi Hevolus è diventata un laboratorio di innovazione in cui lavorano circa 30 persone, la metà donne, per sviluppare nuovi modelli di business basati sulle tecnologie più avanzate. Una software house di nuova generazione adesso concentrata sulla realtà aumentata, che permette di dare nuove forme all’idea che dieci anni fa era alla base della cinebox: vendere meglio coinvolgendo il cliente. “È come se nel luglio 2019 sia nata una seconda azienda”, racconta La Notte, “quando, unici italiani, abbiamo ottenuto il riconoscimento di partner internazionale di Microsoft per la mixed reality”.

Squeo è un travolgente narratore dei progetti presenti e futuri di Hevolus. Il primo è stato il negozio virtuale per Natuzzi, azienda pugliese di arredamento anch’essa, che ha lanciato una sfida: come contenere un’esposizione di 10mila metri quadrati in un pop store di 40? Hevolus ha creato l’augmented store. “Il venditore fa toccare con mano la pelle, il tessuto, il cliente sente gli odori, poi vede tutti i divani che vuole in versione olografica e sistemati in salotto. A me piace parlare di phygital, perché il solo fisico così come il tutto virtuale non funzionano”.

L’augmented store Natuzzi in marzo ha vinto l’Oscar mondiale del retail, è già aperto a Londra e New York, presto sarà replicato in altre capitali europee ma si è già… evoluto. “Nei negozi Natuzzi il venditore usa un Holones2, il cliente invece uno smartphone o un tablet. Il visore olografico può ancora creare imbarazzo o rigetto e a noi piacciono le esperienze semplici e positive. Questo elemento ha distinto il prodotto ma è stato anche quello che ci ha permesso di svilupparlo quando è scoppiata la pandemia da coronavirus”. Succede tutto on line, quindi può funzionare anche a distanza. È nato così l’augmented store at home: il cliente entra in negozio da casa. “È un’altra esperienza rispetto all’e-commerce”, spiega Squeo. “Ci si muove in uno spazio, vedendo i prodotti, potendo toccarli seppur in modo digitale per conoscerne le caratteristiche, si può persino parlare con il commesso, che non è un’intelligenza artificiale, ma l’avatar di un assistente alla vendita in carne e ossa”.

Hevolus sta lavorando ad augmented store e showroom per alcune case di moda. Ma ha già applicato la tecnologia oltre il retail. Con il partner storico Wurth ha lanciato lo smart working per artigiani. “Un idraulico, ad esempio, invia un link al cliente che lo clicca permettendogli di entrare virtualmente in casa ed effettuare la riparazione a distanza”.

Con tutte queste novità Hevolus ha importanti previsioni di crescita – i 5 milioni di fatturato sono destinati a diventare 50 nel prossimo triennio – che potrebbero presto attirare investitori importanti. “Adesso abbiamo bisogno di finanza e serve più personale”, dice La Notte, che si definisce “allevatrice di cavalli di razza, sempre alla ricerca di giovani talenti da far crescere: persone super skillate che riescono a fare molto e bene”. Hevolus è una Pmi ma in qualche modo anche una startup, impegnata in un mercato destinato a una potente crescita: la relazione digitale con i clienti, nel retail e non solo, che si è rivelata strategica nell’emergenza coronavirus. “Benvenuti in un mondo diverso. Tutto questo prima non c’era” è il motto di Hevolus, ricorda Squeo. E La Notte conclude: “Io dico sempre: ogni tipo di azienda può diventare hi-tech”. Anche un negozio di ferramenta.

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