Tommaso Giulini
Leader

Così Tommaso Giulini ha rilanciato azienda di famiglia e Cagliari Calcio

Tommaso Giulini
Tommaso Giulini (Photo by Enrico Locci/Getty Images)

Articolo tratto dal numero di agosto di Forbes Italia. Abbonati.

Tommaso Giulini, industriale, imprenditore, presidente del Cagliari, faceva il portiere. E aveva un modello: Walter Zenga. L’Uomo Ragno, al quale non ha mai confessato che era il suo idolo – “ma immagino che lo sappia”, dice – è adesso il suo allenatore. Nell’anno del centenario del club sardo, in quello del cinquantenario dallo scudetto, quello di Giulini è il viaggio di un uomo che ha perseguito i suoi obiettivi con costanza, voglia di rischiare e consapevolezza. Nato a Milano nel 1977, è il numero uno della Fluorsid, fondata nel 1969 dal padre, il conte Carlo Enrico Giulini. Nel 2002 ha assunto il ruolo di direttore commerciale e nel giro di diciotto anni l’azienda è diventata leader nel mondo per la produzione di fluoruro di alluminio. La storia parte da lontano, dopo un’esperienza lavorativa in Francia. “Iniziai a mandare curriculum e feci, tra gli altri, un colloquio con Cartier. Fu quello che andò meglio”, racconta Giulini. Il padre, 85 anni, gli mise davanti la prima sliding door della sua vita. “Voleva che vedessi dall’interno la sua azienda, la Fluorsid. E mi piacque, da subito, per la possibilità di viaggiare. Ero l’unico della famiglia a lavorare nella parte sarda dell’azienda. Quando ebbe dei problemi, con l’aiuto di mia madre, delle banche e grazie a un briciolo di follia, decisi di fare un aumento di capitale”. La strada fu quella giusta, tutto sul rosso. Andata. “Insieme all’attuale direttore commerciale e all’ad del gruppo, che erano compagni di università in Bocconi, con un lavoro di squadra, siamo riusciti a far conoscere a tutto il mondo un’azienda sarda”.

Integrità, ambizione, perseveranza. Sono le qualità che hanno portato Fluorsid a diventare riferimento mondiale nella produzione e vendita di fluoroderivati con un forte impegno nel perseguire qualità e rispetto per l’ambiente. Oggi raggiunge i cinque continenti e il 95% dei prodotti vengono esportati in tutto il mondo. Negli ultimi anni, spiega Giulini, “abbiamo comprato un competitor in Norvegia, una miniera di fluorite in Inghilterra, che è poi fondamentale per la lavorazione dell’alluminio”. La miniera è nel secondo parco naturale più visitato al mondo e nel corso degli ultimi anni, Fluorsid ha diversificato tanto in Paesi come questi, ma anche in Svizzera. Inoltre ha rilevato il polo di Porto Marghera, l’ex Montedison da Solvay. E ora sogna una Sardegna diversa, più rivolta al futuro. “Produrre alluminio in Italia ha costi energetici insostenibili ma si può essere innovatori: in quest’isola ci sono tante cose su cui puntare, come la possibile riconversione dell’Alcoa di Portovesme”. Basta guardare al futuro e pensare in positivo, con una strategia vincente, come quella che ha portato Fluorsid a essere un riferimento globale, anche in Medio Oriente, dove è arrivata a fornire sette Paesi del Golfo.

Poi c’è il calcio. E il Cagliari. “Una società unica, che rappresenta un popolo. Il legame col territorio è forte, per questo puntare sui giovani come è stato per Barella, come è per Carboni, è bello e importante”. Giulini pensa anche alle infrastrutture e allo stadio. A maggio è stato siglato un accordo con Sportium per l’assegnazione dell’incarico inerente alla progettazione definitiva del nuovo stadio. Non sarà un impianto di proprietà, ma metteranno a bando il progetto; il sogno “è di giocare nello stadio la stagione 2023/2024”. Piedi per terra e niente proclami, però. “Siamo nell’anno del centenario, dei cinquant’anni dallo scudetto. Però volo basso: ho preso il club nel 2014 e lo shock della retrocessione al primo anno è stata forte”. Nelle sue aziende ha delegato molto ai suoi uomini di fiducia che hanno contribuito al successo di Fluorsid e ora si definisce “al 50% uomo d’azienda e al 50% presidente di un club di calcio”.

Industriale e presidente al tempo del Covid-19, milanese con la Sardegna nel cuore, ammette che la diversificazione globale negli investimenti fatta in dieci anni ha aiutato l’azienda. Da proprietario di un club di calcio è invece difficile garantirne l’economicità; i problemi non mancano, dai diritti tv, al ticketing assente. Poi tutto è successo in una stagione dove con arrivi importanti, da Nainggolan a Nandez a Rog, il monte ingaggi si è alzato. La preoccupazione non è mancata, “per la stabilità finanziaria”, ma il Cagliari è società virtuosa e, incalza Giulini, “l’obiettivo primario è stato da subito mettere in sicurezza il club”.

Oggi e domani, il progetto stadio lo dimostra, l’idea di puntare sui ragazzi lo conferma e per questo la società sarda è presente sul territorio con numerose Academy, per cercare i futuri Barella. Ed è anche per questo che Giulini dice di no a progetti come la Superlega europea: “Competere è dura con società con un budget di tre, quattro, cinque volte superiore. Però l’Atalanta è l’esempio che, se sai progettare, i sogni si realizzano”. Con passione. In una vita da sliding doors. Con l’energia dell’alluminio. E coi sogni grandi come la Sardegna intera.

Cagliari Progetto Stadio
A maggio il Cagliari ha siglato un accordo con Sportium per il nuovo stadio

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .