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Hum.us: l’affinity food space che unisce le Eccellenze Forbes e la generazione Z

Hum.us: l’affinity food space che unisce le Eccellenze Forbes e la generazione Z

Cosa accade quando la visione illuminata di una grande azienda italiana incontra il genio delle Eccellenze Forbes? Semplice: nasce hum.us, il primo “affinity food space” interamente dedicato ai talenti della Generazione Z.

Qualche settimana fa, come accade quando si lancia un sassolino nello stagno, quella noiosa quiete che da tempo caratterizza la proposta ristorativa dedicata ai più giovani – in particolar modo gli universitari – a Venezia è stata interrotta da un vero e proprio meteorite voluto da Camplus – azienda leader in Italia e in Europa nel campo dello student housing e dal suo CEO Maurizio Carvelli

Ma cos’è un affinity space? Secondo Gee (2004) è un luogo o insieme di luoghi dove le persone si mettono in relazione con le altre sulla base degli interessi, delle attività e dei progetti e mai sulla base della razza, cultura o del genere. Hum.us  potrebbe essere anche definito il “terzo luogo” dello studente; infatti, lo studente ha sempre avuto dei luoghi dove vivere normalmente le sue giornate, come la camera, l’aula studio, il giardino, ma ora ha Hum.us,  l’idea geniale di Camplus, dove lo studente si forma e si educa alla socialità, al gusto e all’arte del vivere, così come è accaduto nei primi dell’800 nei caffè storici veneziani.

Il progetto Hum.us (www.humus.space) che è stato creato per Camplus dalla società di consulenza strategica IDEA Food & Beverage in seguito alla precisa richiesta di creare un luogo di ristorazione e condivisione innovativo, inedito e replicabile, nasce nei pressi dell’Università Ca’ Foscari, all’interno del complesso Camplus Venezia Santa Marta che ospita oltre 650 studenti è addirittura qualcosa di più; infatti, esso coniuga la “voglia di relazione umana”- che molto spesso manca nei ristoranti tradizionali – a un concetto di ristorazione “fast-gourmet” (quindi rapida, accessibile ma allo stesso tempo di qualità). Una proposta molto differente – quindi – rispetto da mensa universitaria, ma piuttosto un hub gastronomico nel quale gustare una cucina espressa frutto del lavoro di artigiani e professionisti del food e allo stesso tempo un’aula studio e uno spazio di co-working. Con 400 metri quadri di superficie, lo spazio, infatti, è stato pensato per essere accessibile a tutta la città e per consentire agli studenti della Generazione Z di amalgamarsi con i residenti, gli smart worker e scambiare idee, progetti e passioni.

È proprio all’importanza delle relazioni umane che Maurizio Carvelli associa il successo della sua azienda; infatti, egli sostiene che “dall’incontro e dal prendersi cura degli altri che nasce il successo di Camplus. Hum.us si collega a questo progetto perché l’humus è quel terreno fertile da cui nasce la vita ed è partendo dalle basi, dall’umano che si può ambire ad arrivare in alto e a raggiungere grandi traguardi. Noi di Camplus dialoghiamo costantemente con i nostri ragazzi e abbiamo sviluppato negli anni dei programmi che permettono loro di annaffiare il loro talento. Hum.us, in quest’ottica, rappresenta la ciliegina sulla torta, in quanto è uno spazio di condivisione e di co-progettazione, che aggancia saldamente alla terra giovani capaci di spiccare il volo con una velocità disarmante”.

I giovani frequentatori di questo affinity food space, infatti, avranno la possibilità di fare degli incontri “eccellenti”, con alcuni dei 100 artigiani italiani premiati da Forbes nel 2020. In particolare, Lorenzo Busetto padre della cozza Mitilla di Pellestrina, Enrico Meschini della torrefazione livornese Le Piantagioni del Caffè, Ivano Astesana del Birrificio della Granda, il boulanger francese David Bedu, il maestro pastaio Raimondo Mendolia, Giovanni Minnelli di Malandrone 1477 e Peppe Zullo, espressione autentica della cucina vegetariana e ortolana pugliese. 

L’esecuzione e il coordinamento operativo è stato affidato al gruppo di imprese For Happiness, che ha avuto il compito di riunire intorno al progetto gli artigiani del gusto, curare l’execution e garantire la perfetta operatività del ristorante, accompagnando il lavoro dei giovani Alberto Vianelli e Michele Pasotti.  Ai fornelli, invece, Cristian Scarpa – già chef del Pachuka del Lido di Venezia – con l’arduo compito di plasmare l’artigianalità delle materie prime con l’obiettivo di offrire una proposta culinaria di qualità e a prezzi contenuti. 

Ma Hum.us è anche un esempio concreto di Open innovation. Infatti, secondo l’economista statunitense Henry Chesbrough, le imprese per creare più valore e competere meglio sul mercato, scelgono di ricorrere non più e non soltanto a idee e risorse interne, ma anche a idee, soluzioni, strumenti e competenze tecnologiche che arrivano dall’esterno. Questo è quello che succede in questo posto. Infatti, gli spazi della struttura, i piatti, le dimensioni delle porzioni, il packaging, le materie prime utilizzate non saranno sempre le stesse, ma cambieranno continuamente nel tempo grazie all’apporto dei clienti che, attraverso a un sistema di feedback istantaneo, hanno la possibilità di partecipare alle scelte strategiche di questo posto così singolare.

Hum.us – come tutti i progetti che nascono dalla terra e ti invogliano a “volare alto” ma con i piedi per terra – è un concept destinato ad avere successo. Per questo Venezia rappresenterà solo il trampolino di lancio di un format che potrebbe essere sviluppato in tutte le sedi Camplus in Italia e in quelle di prossima apertura nel resto d’Europa.

 

Gee, J. P. (2004). Affinity spaces. Situated language and learning: A critique of traditional schooling, 77-83.

Chesbrough, H. W. (2003). Open innovation: The new imperative for creating and profiting from technology. Harvard Business Press.

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