Responsibility

Come un 40enne padovano sta portando energia pulita in Africa

Nicola Baggio fondatore della startup OffGridSun
Nicola Baggio

Galeotta fu la vacanza in Cina, per andare a trovare l’amico d’infanzia che ha scelto di vivere lì. Da allora Nicola Baggio si è votato alla causa del fotovoltaico e lavora per portare l’energia del sole lì dove ancora di energia ce n’è poca o niente: con la startup OffGridSun illumina, per esempio, le capanne in Africa. Fa business, ma con un forte impatto sociale. 

Nel mondo ci sono ancora un miliardo di persone che non vengono raggiunte da reti elettriche. A noi che ci lamentiamo quando va giù Internet, è ormai difficile immaginare quanto sia difficile vivere, lavorare, studiare, curarsi senza la luce. Per questo tra gli obiettivi dell’Onu per lo sviluppo sostenibile al settimo posto c’è proprio l’accesso a sistemi di energia affidabili, economici, sostenibili e moderni. “In Africa può capitare di trovare chi ha lo smartphone ma fa fatica a ricaricarlo per mancanza di energia”, racconta Nicola che, ha viaggiato molto nel Terzo (per superficie) Continente. 

Il sole è nel suo destino. Padovano di Cittadella, 40 anni, due figli e una passione per il rugby, nasce e cresce in un’area dove ci sono molte aziende che producono pannelli fotovoltaici. Va a Milano a studiare ingegneria aerospaziale al Politecnico ma si laurea con una tesi sulle celle fotovoltaiche di un rover che va su Marte. È il 2005 l’anno del primo Conto Energia, con cui è cominciata la stagione italiana degli incentivi per il fotovoltaico. Naturale, quindi, tornare a casa e mettersi al lavorare per una delle tante aziende del padovano. 

La storia sarebbe finita qui se non ci fosse stata quella vacanza in Cina. Con Alessandro Barin, l’amico d’infanzia, tra una gita alla Muraglia e un’anatra laccata, Baggio discute ovviamente di pannelli fotovoltaici. “Ci rendiamo conto che l’Europa è più avanti, da un punto di vista ingegneristico. Così nel 2008 fondiamo FuturaSun per produrre in Cina pannelli fotovoltaici progettati in Italia”, racconta. “È l’unica società ad avere un proprio stabilimento lì, cresce bene nonostante gli alti e i bassi del mercato e comincia a fare anche qualche piccolo pannello off-grid. Già nel 2013 certifichiamo il primo Energy Kit adatto alle capanne che ancora ci sono in Africa”. 

Off-grid letteralmente vuol dire ‘fuori dalla rete’ ed è un termine tradizionalmente usato per indicare gli edifici progettati per essere indipendenti dai servizi pubblici. Nel mondo dell’energia si usa per gli impianti fotovoltaici non connessi alla rete elettrica, a differenza dei pannelli che vediamo abitualmente sui tetti. “È il fotovoltaico delle origini”, spiega Baggio. In Occidente adesso off-grid è una tendenza emergente, uno stile di vita neo-autarchico ispirato a sostenibilità, resilienza e riciclo. In Africa invece cavarsela da soli è una necessità, soprattutto per quanto riguarda l’energia, perché le reti non ci sono e i pannelli possono garantire quella che serve per illuminare una capanna o una scuola, alimentare apparecchi medici o anche ricaricare lo smartphone. Per questo da una costola di FuturaSun, che è concentrata sulla produzione, distribuzione e vendita di pannelli fotovoltaici, nel 2016 nasce OffGridSun, con lo slogan ‘Ovunque ci sia bisogno di energia elettrica, può fornire una soluzione efficace’.
“Abbiamo creato una realtà con struttura societaria, kit business e brand diversi per poter crescere meglio”, ricorda Baggio.

FuturaSun nel 2019 ha fatturato 30 milioni, raddoppiando rispetto all’anno precedente. OffGridSun 700mila euro, con prospettive incoraggianti. “La crescita di sistemi non connessi alla rete sarà maggiore o uguale alla crescita del fotovoltaico”, spiega Baggio, che snocciola dati sulle previsioni di mercato: il settore delle mini-grid, le piccole reti locali, raggiungerà 128 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni, mentre il mercato sub-sahariano dei sistemi solari per le abitazioni toccherà quasi quota 45 miliardi. 

Adesso c’è, quindi, da potenziare l’attività in Africa. “Abbiamo in programma di aprire una sede in Etiopia e un’altra in area Ecowas (Economic community of west african states, ndr), nella parte più occidentale del continente. Questo ci permetterà di essere più efficaci nella vendita dei prodotti e nell’assistenza ai clienti”, anticipa Baggio, che con OffGridSun sta esplorando un territorio in equilibrio fra impatto sociale e business, secondo una linea di sviluppo destinata a cambiare il mondo dell’energia. Attualmente il mercato è diviso in tre parti equivalenti: elettricità, gas, carburanti. La prima è destinata a crescere e di molto, grazie anche alla produzione da fonti sostenibili. “Produrre corrente elettrica con il fotovoltaico è diventato sempre più conveniente”, spiega Baggio. “Il costo dei pannelli è crollato. Se da un lato questo ha creato problemi ai produttori, dall’altro anche mercati senza incentivi come quello africano sono diventati reali. Per questo abbiamo pensato prodotti diversi rispetto a quelli venduti in Italia: la nostra Easy Station è qualcosa che da noi potrebbe essere venduta in un centro per il bricolage, ma in Africa porta la luce con 70 dollari”. Per non parlare poi dei vantaggi sanitari: “Con 5mila euro di materiali si riesce a tirare su dai pozzi l’acqua pulita per un villaggio con 2.550 abitanti”

Non c’è solo l’Africa nel futuro di OffGridSun. “Quel che stiamo sperimentando e installando lì, presto sarà utile anche in Italia e in Europa per avere abitazioni scollegate dalla rete elettrica ed energicamente autonome. Credo che da qui a 10 anni una fetta rilevante delle case non sarà connessa alla rete”, prevede Baggio. “Ci sono nuovi sistemi di accumulo dell’energia che stanno per esplodere con importanti riduzioni dei costi e non penso solo alle batterie al litio”. E perché si dovrebbe entrare nel mondo off-grid? “In Alto Adige le mini-grid fotovoltaiche esistevano già 100 anni fa. Se devo illuminare o riscaldare case isolate, che senso ha tirare cavi per collegarle a una rete?”.

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