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L’ultimo assalto di Trump a Huawei: stop a licenze per 280 miliardi di dollari

Donald Trump Huawei
(foto Doug Mills-Pool/Getty Images)

Neppure la concitazione del doloroso trasloco dalla Casa Bianca ha impedito a Donald Trump di assestare l’attacco finale al “nemico” Huawei. La notizia è apparsa inizialmente sul sito della Semiconductor industry association, per poi fare  rapidamente il giro del mondo. Inevitabile, perché il marchio cinese ha sedi in 170 paesi, conta oltre 190mila dipendenti ed è, oltre che produttore di smartphone, anche uno dei maggiori player della rivoluzione che porterà alla diffusione capillare del 5G. Un business potenziale da 700 miliardi di dollari, che prevede investimenti enormi da parte di aziende e governi. 

Da Pechino è giunta la dura risposta dell’esecutivo guidato da Xi Jinping. “Si tratta di un chiaro atto di bullismo”, ha detto Hua Chunying, portavoce del ministero degli Esteri, “commesso in violazione delle regole del commercio internazionale e dei principi di mercato e di concorrenza leale”.

La lista nera di Trump

L’amministrazione Trump, com’è noto, ha inserito Huawei in una “entity list” del dipartimento del Commercio nel maggio 2019, revocando licenze commerciali per impedire alle aziende Usa di trattare con la società di Shenzhen. Ma all’interno di questo diktat c’erano spiragli che lasciavano un margine di manovra. Spazi che la recente mossa di Trump avrebbe chiuso a cerniera. 

Il nome più famoso cui viene impedito di fornire chip al marchio di Shenzhen è Intel Technologies, da decenni un brand simbolo della variegata industria del silicio, con i suoi processori ultra-performanti. Anche un altro grande produttore di processori, Qualcomm, potrebbe perdere un cliente fondamentale come Xiaomi, messo in lista nera da Trump alcuni giorni fa. Tra le aziende colpite dal divieto figura anche il produttore giapponese di chip di memoria flash Kioxia Corp, precedentemente nota come Toshiba Memory Corp.

Biden in soccorso di Huawei?

Prima dell’ultimo stop, restavano in bilico circa 150 licenze, per un valore di 120 miliardi di dollari. Alla luce dei nuovi divieti commerciali, finirebbero congelati altri 280 miliardi. Le aziende che hanno ricevuto lo stop, arrivato sotto forma di notifica del dipartimento del Commercio, avranno 45 giorni per replicare.

Nel frattempo, la Casa Bianca avrà cambiato inquilino. E Joe Biden, in piena emergenza economica, sanitaria e occupazionale, potrebbe rivedere alcune decisioni drastiche destinate a far crollare i fatturati di importanti produttori e fornitori di materiale tecnologico operanti in California.

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