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Marco Valentinsig, il marketer che sta rivoluzionando i social media aziendali

Specialmente in questo momento storico, la comunicazione digitale è uno strumento da valorizzare all’interno di un’azienda in maniera adeguata. Ma è vero anche che, molto spesso, la comunicazione fornita dalle web agencies è monotematica: chi crea il supporto comunicativo ha a disposizione un solo fotografo, un solo videomaker, un solo grafico e questo fa sì che il messaggio sia uguale per tutti. Omologato e poco personale.

Ecco perché quando Marco Valentinsig ha deciso di creare la media company Beliked ha pensato, come primo step, di accogliere nel suo team talenti diversificati, una rete di professionisti diversi e in target con i vari segmenti di mercato.

Goriziano classe 1987 e una laurea in Design & Comunicazione Visiva, per la sua azienda Valentinsig si occupa della parte strategica, formando gli uffici marketing dei brand con i quali costruisce una strategia social in parallelo al modello di business.

Negli anni, ha progettato e gestito la costruzione di community in settori diversi dall’entertainment all’interior design, curando la comunicazione e la conseguente crescita. Nello specifico, segue gli investimenti pubblicitari attuando piani d’investimento e soprattutto di risparmio in grado di valorizzare il brand da un punto di vista digitale.

Quali sono state le tue precedenti esperienze?
L’approccio al mio lavoro inizia quando avevo 15 anni, erano gli anni di MySpace in cui i ragazzi della mia età popolavano il social condividendo musica di ogni tipo e sotto ogni forma. Sono sempre stato un utente attivo online, quindi ho iniziato presto a dare vita alle prime community in ambito entertainment amministrandole insieme ad altri utenti conosciuti in rete e provenienti da tutta Italia. Questa esperienza mi ha dato modo di comprendere sin da subito il valore dei forum e quando è uscito Facebook sapevo già quale metodologia applicare in base all’obiettivo. Successivamente, ho iniziato il mio percorso nel personal branding perché acquisito da un’etichetta discografica berlinese come VJ. Dopo la laurea ho lavorato per sei anni come digital marketing manager in un’azienda di interior creando da zero i placement digitali social, trasformandoli in un punto di riferimento per il mercato dell’arredo di quegli anni.

Come arriva l’idea di Beliked e di cosa ti occupi esattamente?
Sono un marketer e lo sono sempre stato, prima come interno e ora come esterno. La differenza tra farlo internamente a un’azienda e farlo esternamente è enorme, perché il valore che viene attribuito alla figura non è lo stesso. Questo perché nella maggior parte delle imprese in Italia i vertici aziendali non solo non sono ancora aggiornati per comprendere questa tipologia di lavoro e il valore che porta, ma hanno altre priorità come la valorizzazione dei rapporti sociali rispetto alle competenze. Questo significa che se sei in un’azienda poco orientata all’innovazione non hai la possibilità di esprimerti al meglio. Ho lavorato per anni con agenzie di comunicazione internazionali e questo mi ha dato modo di apprendere nello specifico il loro modello di business, facendo nascere in me e nel mio socio Joel Henry, con il quale lavoravo già da prima, la voglia di portare un cambio di passo all’interno del mercato pubblicitario italiano.

Cosa ti ha insegnato lavorare nel mondo del lusso?
Innanzitutto sono cresciuto molto come persona, ogni situazione, ogni brand, ogni professionista con cui ho avuto il piacere di confrontarmi e di lavorare mi ha lasciato qualcosa nel bene e nel male. Ho imparato ad ascoltare, osservare e soprattutto a osare, senza questi elementi oggi difficilmente potrei fare ciò che faccio. Ora vedo i social inseriti in un contesto più ampio; molti brand e agenzie quando devono progettare una strategia social hanno come unico obiettivo l’esclusività, inventandosi sempre qualcosa di nuovo, facendo attenzione a non ledere il brand, preservando l’integrità d’immagine e possibilmente incrementando le vendite. Ma questa è solo una piccola parte di un piano strategico digitale. Quello che invece ho ereditato dal lusso è la percezione dell’inclusività di un’azienda, e questo è ciò che manca di più nel mercato: la comunicazione diversificata dei suoi asset, della componente umana da cui è costituita insieme alla declinazione di tutti i suoi valori.

Cosa significa per un ragazzo della tua generazione “crescere coi social network”?
Sono convinto che aver partecipato attivamente alle prime versioni di tutti i social abbia un valore importante. Chi come me della generazione Y è nato con le piattaforme digitali non significa che le sappia usare meglio di un Millennial ma sicuramente le comprende meglio. Se cresci con un modem 56K impari la pazienza, se maturi con MSN impari il concetto di socialità e ancora se ti diverti con Napster o eMule impari l’arte dell’arrangiarsi. Questi sono tutti valori che purtroppo oggi si vedono sempre meno nella generazione attuale e che ritengo indispensabili per costruire una professione digitale.

Cosa ti ha attirato del mondo del marketing?
Una cosa soltanto, la risoluzione dei problemi. Il marketing mi ha cambiato la vita, la comunicazione quando è corretta, diventa efficace ed è una vera e propria soluzione. Non mi riferisco solo all’ambito professionale dove grazie al marketing possiamo evitare di perdere un’attività e portarla a profitto o possiamo cambiare uno status da sconosciuti a conosciuti ma soprattutto nella sfera personale, perché la comunicazione può evitare i litigi e trasmettere emozioni alle persone con cui siamo in contatto. Nella mia vita cerco continuamente di risolvere problemi, per i nostri clienti e insieme a tutte le persone che incontro e con cui mi relaziono, cerco di utilizzare al massimo tutti gli strumenti che ho a disposizione per vivere meglio e condurre una vita felice.

In che modo pensi che la pandemia abbia cambiato le aziende italiane in termini di approccio business?
Il nostro Paese è purtroppo rimasto indietro da un punto di vista digitale e il Covid è stato un pò come una sveglia senza il tasto “off” per tutte quelle aziende e quegli imprenditori che quando sentivano parlare di social media e di digitale si giravano dall’altra parte. Da quando è arrivata la pandemia i rapporti sociali, vitali per l’ambito professionale, si sono ridotti e i social sono diventati il luogo primario per interagire. Le piattaforme hanno connesso le persone e le hanno aiutate a comunicare, a svolgere il loro lavoro e a rilassarsi; ed è grazie a questo che ora potremo avere più comprensione nel mercato a riguardo. Le aziende ora sanno che il tempo trascorso su Facebook è aumentato del 3%, su Twitter del 36%, su Instagram del 43% e TikTok è lievitato quasi a toccare il +600% (dati SimilarWeb). Pertanto ora l’approccio delle aziende sarà diverso e il business digitale italiano occuperà una fetta più ampia.

Mi parli dei vostri corsi di formazione per le aziende? 
La suite comprende Facebook, Instagram, TikTok e TripAdvisor e si chiama Basic Business. Si tratta di una serie di corsi base per aziende che vogliono iniziare a utilizzare i social. Online ci sono già molti corsi per creator, blogger e influencer quindi abbiamo voluto creare qualcosa di diverso basandolo sull’operatività aziendale che abbiamo vissuto per anni e che è totalmente differente da quella di un professionista. TripAdvisor è l’ultimo corso che abbiamo realizzato in quanto lavoriamo con settori come la ristorazione e l’hôtellerie, i quali ora purtroppo stanno vivendo un periodo difficile. Queste aziende vivono di piattaforme come TripAdvisor e a quanto pare che il marketing non era ancora atterrato, quindi la domanda del settore turismo è molto alta a riguardo ma l’offerta è praticamente inesistente. Appena siamo entrati in lockdown, il turismo è crollato e ci siamo inventati un modo per aiutare chi si trovava in difficoltà puntando al tempo stesso su un social totalmente inesplorato.

Quanto contano oggi i social per le aziende? E quali sono i modi migliori per sfruttarli?
Dobbiamo vedere i social come il primo approccio degli utenti nei confronti del nostro business. Se prima le persone venivano direttamente in azienda a richiedere strategie digitali ad hoc, con l’arrivo di internet e l’utilizzo massiccio di Google tutto è cambiato. Ora il comportamento è ulteriormente cambiato e piattaforme come Facebook o Instagram sono diventate dei collettori di informazioni, facili da trovare ma soprattutto veloci da consultare. Tutto ciò è successo perché la vita ha aumentato di velocità, non abbiamo più tempo da perdere, quindi sfruttare i social per poter arrivare alle persone in modo rapido ed efficace gioca a favore del nostro business. Per questo motivo utilizzare un corretto e ampio posizionamento delle piattaforme nei confronti dei consumer significa al tempo stesso elevare il brand e aumentare le entrate del proprio business.

Quali sono le tue passioni oltre il lavoro?
Sono sempre stato uno sportivo. Ora però sono fedele solo allo sci, avendolo fatto anche per diversi anni come agonista. Lo sport mi ha sempre aiutato ad allenare la mente oltre che il fisico, quando mi alleno libero i pensieri e rafforzo il mio status e questo è oltretutto un grosso insegnamento di vita tramandatomi da mio padre, Livio Valentinsig, ex cestista di serie A. Ho anche altre passioni a cui tengo molto e si incrociano tutte con la parte professionale come la lettura, la formazione e la creazione di contenuti anche perché, sembra una frase fatta ma, il mio lavoro è davvero la mia più grande passione.

E i tuoi progetti futuri?
Voglio rafforzare la nostra mission aziendale principale ossia realizzare strumenti e supporti utili per le aziende in ambito digitale. Sul nostro sito sono già presenti tre elementi unici nel panorama pubblicitario italiano, ossia le social media policy, il progetto di emoji marketing e i preset aziendali. Quello che sto cercando di fare insieme a tutto il nostro team è di portare un valore reale e concreto a tutte le imprese italiane, estrapolando le tecniche pubblicitarie più importanti adottate dalle grosse major internazionali e declinandole in una forma più semplice adatta a business di dimensioni e di settori completamente diversi. Tengo molto alla mia passione e tengo ancora di più ad alzare il livello digitale delle aziende in Italia.

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