Articolo apparso su Forbes.com a firma di Kristin Stoller
Per la prima volta, i dipendenti sono considerati gli stakeholder più importanti delle aziende per il successo a lungo termine, tre volte più importanti degli azionisti.
Questo almeno secondo i risultati di un sondaggio condotto dalla società di comunicazioni Edelman, che giovedì ha pubblicato il suo rapporto di metà anno, il Trust Barometer 2021. L’azienda ha intervistato più di 16.800 persone in 14 paesi tra il 30 aprile e l’11 maggio.
Circa il 40% degli intervistati considera i dipendenti il gruppo più importante per il successo di un’azienda, mentre solo il 12% afferma lo stesso degli azionisti. Concentrare l’attenzione sui dipendenti, in ogni caso, porta benefici anche agli azionisti, ha detto Laura Field, direttrice a interim del centro Wienberg per la corporate governance all’interno dell’Università del Delawere.
“Gli studi dimostrano infatti che quando vengono soddisfatte le esigenze dei dipendenti, la redditività può aumentare”, afferma Field. A conforto di questa tesi, un sondaggio Gallup del 2019 ha rilevato che le aziende con dipendenti più coinvolti possono vedere un aumento della redditività del 21%.
Poiché i dipendenti esercitano sempre più pressioni sulle loro aziende per sostenere pubblicamente questioni che vanno dal diritto di voto a salari equi, il modo in cui i datori di lavoro scelgono di schierarsi può avere implicazioni di ampio respiro. Quasi l’80% dei dipendenti si aspetta infatti che il proprio datore di lavoro prenda posizione su questioni come l’esitazione a vaccinarsi, il cambiamento climatico, l’infodemia o il razzismo.
“Per i Millennial e gli appartenenti alla Generazione-Z le questioni ambientali, sociali e di corporate governance sono di gran lunga più importanti di quanto lo siano mai state per chiunque altro tra Gen-X e Baby Boomers”, afferma Nell Minow, vicepresidente della società di consulenza sulla corporate governance ValueEdge Advisors. “Se un’azienda vuole attirare i migliori talenti tra i laureati, deve dimostrare di credere in queste cose”.
Vogliono anche che gli amministratori delegati siano responsabili. Più del 60% degli intervistati, infatti, ritiene appropriato che i loro capi critichino le leggi discriminatorie.
Ciò deriva dagli alti livelli di fiducia che i lavoratori hanno nei loro amministratori delegati e nelle aziende. Secondo il rapporto, circa il 77% crede che il proprio datore di lavoro sia l’istituzione più affidabile, più del governo (56%) e dei media (51%).
Nonostante il rapporto evidenzi come le aziende siano considerate migliori del governo nell’affrontare tutte le sfide sociali, compreso il miglioramento dei sistemi sanitari, la tutela della qualità delle informazioni e la riduzione delle disuguaglianze, gli intervistati affermano che i ceo possono fare ancora di più. Infatti, secondo loro, devono garantire che le aziende paghino la giusta quota di tasse, riducano la loro impronta di carbonio e raggiungano l’equità retributiva di genere e razziale. E questo, a loro dire, è almeno due volte più importante dell’aumento del prezzo delle azioni o dei profitti.
Richard Edelman, il ceo di Edelman, ha detto che le priorità dei ceo oggi si sono evolute e moltiplicate. “È il momento per le aziende di riempire questo vuoto, anche se devono stare attente a scegliere questioni in cui possono ottenere dei successi”, è l’opinione di Edelman. “Le aziende non possono fare tutto. Non possono essere la divinità greca Atlas e reggere il mondo intero”.
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