Franz Tschimben Covision Lab
Tecnologia

Come questo hub dell’Alto Adige vuole diventare il faro europeo di computer vision e machine learning

Investimento di partenza: 2,5 milioni di euro. Obiettivo ultimo: diventare il faro europeo nella computer vision e machine learning. Su queste basi Covision Lab è nato a Bressanone, nell’Alto Adige, sempre più Valley ad alto contenuto tecnologico. 

L’artefice dell’operazione e ceo di Covision Lab è Franz Tschimben, 32 anni, quattro dei quali – dal 2015 – vissuti nella Silicon Valley. Proprio qui ha avuto la conferma di un principio fondamentale: “Un gruppo di imprenditori di talento che sappia identificare il giusto timing nel lancio di tecnologie, che disponga del capitale necessario e abbia una buona attitudine al sacrificio riesce a tradurre visioni ambiziose in realtà”. “Elementare, Watson” verrebbe da dire, eppure è fatto tutt’altro che scontato. È l’idea di “gruppo” nell’Italia delle consorterie. Tschimben sta replicando la formula di cui sopra a Bressanone, dove ha aggregato sette aziende tech – Durst Group, TTControl, Microtec, Alupress, Microgate, Mpd, Barbieri Electronics – in un unico consorzio nel nome dell’open innovation.

Tschimben è il terzo ospite della serie ZetaMillennials ad alto contenuto tecnologico.

CovisionLab è nato nel 2019. Quali sono gli antefatti?
Da tempo era nell’aria l’idea di un centro di r&d. Il mio ingresso in azienda ha accelerato il processo. I fondatori hanno identificato due settori comuni di investimento: computer vision e machine learning. A dire il vero, i sette imprenditori già lavoravano su questi fronti, ma in autonomia. Covision Lab è nata dalla consapevolezza che tutti avrebbero tratto vantaggi dall’aggregarsi nel nome di una ricerca condivisa, con operazioni di open innovation.

Nel senso che i reparti di ricerca e sviluppo delle singole azienda dialogano con il vostro di Covision Lab?
Proprio così. Lavoriamo a stretto contatto con i dipartimenti r&d delle aziende fondatrici per creare innovazioni di processo e di prodotto nei mercati della manifattura, printing, veicoli off-highway e e-commerce. 

Nel frattempo già sono nate due spin-off.
Covision Quality e Covision Media. Con la prima abbiamo sviluppato un software di rilevamento dei difetti su varie superfici, iniziando dal metallo. Covision Media automatizza la creazione di un gemello digitale (digital twin) fotorealistico per il settore moda e sport (il caso de la Sportiva) .

I fondatori sono sette. La rosa potrebbe allargarsi?
L’ingresso di nuove realtà nella compagine sociale è previsto, ma non nell’immediato.

Ha lavorato nella Silicon Valley e in Asia, quindi laddove pulsa il cuore dell’alta tecnologia. Ora è rientrato in Europa: il nostro vecchio continente quante chance ha di spuntarla? 
Stati Uniti e Cina hanno il grande vantaggio di un mercato interno omogeneo. Si aggiunga la facilità nel fondare una società e nell’implementare piani di stock option per i dipendenti, così come è semplificato l’accesso a capitali per le fasi di finanziamento post-seed. L’Europa deve lavorare il più velocemente possibile almeno su questi due ultimi punti. 

Nel vostro comitato scientifico siedono eccellenze della visione artificiale come Rita Cucchiara e Pietro Perona. In che termini collaborano con Covision Lab?
Con Paolo Luglio, rettore dell’università di Bolzano, nella fase di lancio ci hanno supportato nell’attrarre ricercatori e sviluppatori eccellenti e ci ha permesso di creare le basi per collaborazioni di ricerca scientifica che Covision Lab condurrà insieme all’università di Bolzano. Il professor Perona, per esempio, ci ha messo in contatto con il prof. Michael Black dell’Istituto per sistemi intelligenti Max Planck, in Germania. Black ci ha poi introdotto a una startup di body modelling che segue come consulente. Con loro stiamo esplorando una potenziale collaborazione attraverso Covision Media.

Siete in 15, ma la squadra si allargherà. Chi è il vostro candidato tipo?
Per ogni posizione aperta riceviamo circa 150 candidature. Oltre a queste ci sono almeno venti applicazioni spontanee ogni mese. Facciamo una short-list e attingiamo al miglior 5% dei candidati, che devono avere alle spalle un percorso accademico (master o PhD) impeccabile nel campo della computer science e uno spiccato interesse per la visione artificiale. Idealmente hanno già maturato esperienze lavorative in industria e/o nel settore tech.

Com’è il Covision Lab che ha in testa da qui al 2025?
Il 2025 sembra lontano, ma in realtà è decisamente vicino. Per questo stiamo lavorando giornalmente per raggiungere tre obiettivi: affermarci come partner di sviluppo sperimentale e di ricerca, sia per le aziende fondatrici, sia per future aziende partner; affermarci come company builder con le nostre due startup e quelle che nasceranno; divenire un centro di ricerca di riferimento europeo, sia dal punto di vista ingegneristico, sia di ricerca. E questo anche grazie alla collaborazione con l’università di Bolzano, con la quale intendiamo essere presenti con i nostri lavori nelle più importanti conferenze di computer vision (Cvpr, Iccv).

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