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La ripresa delle Pmi secondo Alessandro Spada, presidente di Assolombarda

Articolo apparso sul numero di maggio 2021 di Forbes Italia. Abbonati!

L’ottimismo del presidente di Assolombarda squarcia d’improvviso il buio della nera catastrofe a più riprese ritratta dai tanti – ma quanti improvvisati! – esperti di macroeconomia che con la crisi pandemica hanno spopolato sui media, dai telegiornali alle colonne della carta stampata. Un ottimismo prudente, sia chiaro, circostanziato, eppure reale, frutto della lettura attenta dei fatti, di una realtà forse persino migliore delle aspettative di tanti e che Alessandro Spada illustra in queste pagine della nuova rubrica che Forbes Italia ha inteso dedicare alle Pmi.

Spada, classe ’65, è alla guida di quella che è la più grande associazione territoriale del sistema Confindustria, che rappresenta quasi 7 mila imprese, di cui oltre l’80% Pmi, sui territori di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia. È entrato nel Gruppo Giovani Imprenditori di Assolombarda nel ’97 e negli anni ha ricoperto molte cariche fino a diventare presidente dell’associazione a maggio 2020.

Nella sua vita da imprenditore Spada è corporate advisor di Chart Industries e vicepresidente del Gruppo Vrv, specializzato nella progettazione e costruzione di apparecchi a pressione per l’industria chimica, petrolchimica e farmaceutica mediante diverse controllate, tra cui una in India. Siede nei cda di molte aziende, fondazioni e associazioni, compresi quelli dell’Aspen Institute Italia nonché dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi). Vivendo quotidianamente sia la fabbrica sia l’associazione, il suo punto di vista sulle Pmi è un prezioso contributo per comprendere il presente.

Partiamo dalla situazione attuale. Quali sono le Pmi che hanno sofferto di più la pandemia?

Il Covid-19 è stato devastante per tutto il mondo imprenditoriale, dal manifatturiero all’intrattenimento. Il momento più duro è stato a marzo e aprile 2020, quando la quasi totalità del mondo produttivo si è fermato. Con danni ingenti che ancora scontiamo. Oggi la ripartenza di molte produzioni ci ha permesso di recuperare un pò della competitività che avevamo perso nel precedente lockdown, anche se tuttora sono molte le aziende che continuano a soffrire. Per esempio quelle del settore dell’ospitalità, del turismo, i servizi, le fiere e gli eventi. Ed è tutt’ora molto dura per comparti come per esempio la moda e la cultura.

Quali sono state le aziende più resilienti?

Certamente quelle affini ai servizi essenziali, che quindi, nonostante il lockdown, hanno potuto proseguire nelle loro attività per garantire beni indispensabili: farmaceutico, grande distribuzione, chimica, packaging, digitale.

In un panorama a due velocità, con alcune società che soffrono ed altre che addirittura si rafforzano, avete notato un incremento delle fusioni e acquisizioni?

Non abbiamo un dato numerico sulle operazioni di m&a tra i nostri associati, ma sicuramente abbiamo visto uno spirito collaborativo fra aziende molto più spiccato, quasi ad avvicinarsi per resistere insieme. E comunque, se ci sono state delle acquisizioni che hanno permesso la continuità, è stato sicuramente meglio così che vedere le aziende chiudere.

Con lo sblocco dei licenziamenti sarà un disastro?

Non penso! Se questo avviene in concomitanza con la ripartenza, potrà semmai portare a un turnover, ma non a una perdita forte di occupazione. Almeno sul nostro territorio sarà così. Qui infatti molte aziende fanno fatica a trovare il personale adeguato ai loro standard tecnologici.

Quali sono le Pmi più pronte a ripartire?

Essendo l’osservatorio di Assolombarda focalizzato su Milano e i territori limitrofi, ci aspettiamo una grande ripresa per il settore dell’ospitalità e di tutta la filiera a monte e a valle. Confidiamo nei vaccini, nel ritorno alla vita fuori casa e nel turismo. Per Milano, dopo l’Expo, questo settore era diventato molto importante e pensiamo che tornerà ad esserlo.

Tutta l’Italia confida nel recovery plan. Qual è la visione di Assolombarda e cosa fa in tal senso?

Non c’è dubbio che grandi finanziamenti europei potranno ridare slancio alla nostra industria. Con ricadute che certamente daranno impulso a tutte le filiere dell’industria fatte di aziende piccole, medie e grandi. Assolombarda, sin dal primo giorno di pandemia nel 2020, ha attivato una task force che ha aiutato le aziende associate nello sfruttare al meglio le varie agevolazioni che ci sono state. La stessa task force adesso aiuterà le imprese a cogliere le opportunità del recovery plan.

Il recovery plan porterà realmente una spinta verso la sostenibilità e la ricerca?

Per gran parte delle aziende di Assolombarda sostenibilità e ricerca sono temi già presenti. Per molte di esse, inoltre, non rappresentano più una possibilità di scelta, ma una vera e propria prerogativa per essere competitivi. Il recovery plan accelererà tutto questo.

Quindi siete ottimisti per una ripartenza dell’economia italiana?

Sì, lo siamo anche se va considerato che dobbiamo scontare il forte shock del 2020. Quest’anno ad aprile, il Centro studi di Confindustria ha presentato il Rapporto di previsione che, dopo il -8,9% dell’anno scorso, indica il Pil italiano a +4,1% nel 2021, in gran parte concentrato nel secondo semestre, e +4,2% nel 2022. La forzata adozione delle tecnologie digitali, della manutenzione a distanza, dell’ottimizzazione dei tempi di lavoro con l’utilizzo intensivo delle videoconferenze ha spinto l’Italia a ridurre il gap tecnologico che aveva rispetto a molti paesi da questo punto di vista più sviluppati. Incoraggiante che nel territorio di competenza di Assolombarda ci sia stato un aumento del 3% delle richieste di brevetti europei, quando i nostri benchmark tedeschi sono arretrati o rimasti stabili.

Ripartirà anche l’export?

I nostri imprenditori hanno una gran voglia di tornare a viaggiare, a visitare i clienti e partecipare alle fiere internazionali. Le dirò di più, in realtà l’export delle aziende di Assolombarda è già ripartito. Se nel trimestre aprile-giugno 2020 c’era stato un crollo del -27,3% rispetto al medesimo trimestre 2019, quel valore si è ridotto al -7,9% nel terzo trimestre 2020 e poi al -2,3% nel quarto trimestre 2020, sempre raffrontati agli stessi trimestri dell’anno precedente. 

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