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Non solo DiDi: ecco le altre società tecnologiche cinesi prese di mira da Pechino

L’autorità per la cybersecurity di Pechino ha messo nel mirino diverse società tecnologiche cinesi quotate a Wall Street. Lo scorso venerdì è toccato a DiDi Global, fresca autrice di una delle più grandi Ipo negli Stati Uniti dell’ultimo decennio (raccolti ben 4,4 miliardi di dollari dagli investitori). Come riporta un articolo di Forbes a firma di Jonathan Ponciano, l’accusa del regolatore è che la famosa app di trasporti avrebbe utilizzato illegalmente le informazioni personali dei clienti, motivo per cui è stata ordinata la rimozione di DiDi dagli app store cinesi per smartphone. Inoltre, sono state annunciate indagini in corso su altre piattaforme facenti capo a Kanzhun e Full Truck Alliance.

La Cyberspace Administration of China accusa DiDi di violare le regole sulla raccolta dei dati

Tutto questo è avvenuto due giorni dopo che la società guidata da Cheng Wei aveva annunciato una revisione della sicurezza informatica di DiDi, cosa che non è piaciuta alla Cyberspace Administration of China (Cac) perché l’app “viola gravemente i regolamenti sulla raccolta di dati personali”. Il regolatore ha anche chiesto di “rettificare i problemi esistenti” in conformità con gli standard nazionali e i requisiti legali per “proteggere la sicurezza delle informazioni personali del vasto numero di utenti” (DiDi, infatti, è l’app più utilizzata in Cina per prenotare i Taxi).

Lo scorso venerdì, quindi, la società ha fatto sapere con una nota che “collaborerà pienamente” con il governo, e sospenderà la registrazione di nuovi utenti in Cina. Le azioni, in seguito alla divulgazione della notizia, hanno perso quasi il 10%. “Ringraziamo sinceramente l’autorità competente per aver guidato DiDi a indagare sui rischi”, ha detto la stessa società in una dichiarazione di domenica. “Rettificheremo e riformeremo seriamente, miglioreremo continuamente la consapevolezza della prevenzione dei rischi e le capacità tecniche, continueremo a proteggere la privacy degli utenti e la sicurezza dei dati, al fine di prevenire i rischi per la sicurezza della rete e continuare a fornire agli utenti servizi sicuri e convenienti”.

Come si accennava, tuttavia, DiDi non è l’unica società tecnologica cinese ad avere incassato il biasimo del governo di Pechino. Già prima, infatti, erano finite nel mirino Tencent, Alibaba e JD.com, con nuove azioni volte a ridurre il rischio e le pratiche di lavoro sleali. Di conseguenza, le azioni quotate negli Stati Uniti dei giganti tecnologici cinesi hanno avuto difficoltà, con JD, per esempio, che quest’anno è scesa di quasi il 12%.

Gli altri miliardari nel mirino di Pechino

La fila, tuttavia, è destinata ad allungarsi perché – come scrive Zinnia Lee in un altro articolo su Forbes – i funzionari cinesi della sicurezza informatica hanno avviato indagini su altre tre app gestite da società quotate negli Stati Uniti, appena un giorno dopo aver ordinato agli app store di smartphone del paese di rimuovere Didi Chuxing. La Cac, infatti, sta indagando anche su Boss Zhipin, una piattaforma di reclutamento online gestita da Kanzhun. L’azienda con sede a Pechino, che sostiene di essere il più grande sito di reclutamento online del paese, ha debuttato sul Nasdaq a metà giugno dopo aver raccolto 912 milioni di dollari. L’offerta pubblica iniziale ha trasformato il suo fondatore Zhao Peng in un miliardario.

Un altro nuovo miliardario nel mirino del Cac è Zhang Hui, fondatore e ceo di Full Truck Alliance. L’ente ha detto che sta prendendo di mira le piattaforme di trasporto di camion Yunmanman e Huochebang, che si sono fuse per formare la Full Truck Alliance nel 2017. La società con sede a Guizhou si descrive come una delle più grandi piattaforme di trasporto digitale al mondo. Soprannominata la “Uber for truck” cinese, la società ha raccolto 1,6 miliardi di dollari quotando le sue azioni alla Borsa di New York il 22 giugno.

Il regolatore cinese ha affermato che le ultime indagini hanno lo scopo di “prevenire i rischi relativi alla sicurezza dei dati nazionali, mantenere la sicurezza nazionale e salvaguardare l’interesse pubblico”, citando le stesse ragioni addotte per l’indagine su Didi Global la scorsa settimana. I funzionari hanno anche ordinato a Yunmanman, Huochebang e Boss Zhipin di sospendere le registrazioni di nuovi utenti.

La nuova legge cinese contro il trasferimento all’estero di dati statali fondamentali

La Cina, guidata dal presidente della Repubblica Xi Jinping, ha introdotto una legge che entrerà in vigore il prossimo primo di settembre con la quale vieta alle imprese di trasferire “dati statali fondamentali” all’estero senza l’approvazione delle autorità di regolamentazione cinesi. I trasgressori saranno soggetti a una multa fino a 10 milioni di yuan (1,6 milioni di dollari) e alla revoca delle licenze operative. Le recenti indagini, ha dichiarato a Lee di Forbes Brian Tang, ex avvocato aziendale e fondatore e direttore esecutivo del laboratorio LITE (Law, Innovation, Technology and Entrepreneurship) dell’Università di Hong Kong, potrebbero essere in linea con l’imminente entrata in vigore della nuova legge.

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