Innovation

L’azienda danese fondata da farmacisti che ha raddoppiato il suo fatturato in tre anni

Articolo tratto dal numero di luglio 2021 di Forbes Italia. Abbonati.

Patria di Leo Pharma è la Danimarca, che le ha dato i natali nel 1908, quando i farmacisti August Kongsted e Anton Antons acquistarono a Copenhagen la farmacia Leo per sviluppare trattamenti innovativi che divennero presto di uso comune. Oggi, dopo oltre un secolo d’attività, Leo Pharma è presente in 60 Paesi, la sua rete commerciale si estende in 130 stati, ha seimila dipendenti in tutto il mondo di cui circa mille sono esperti scienziati e conta cinque siti produttivi, tra cui quello nel nostro Paese.

“In Italia siamo presenti dal 2011, quest’anno ricorre il decimo anniversario. L’alto profilo delle istituzioni sanitarie nazionali e territoriali, la professionalità dei medici e il ruolo attivo dei pazienti, sono stati i fattori determinanti nella scelta di aprire una filiale qui, il settimo mercato farmaceutico a livello mondiale”, racconta Paolo Pozzolini, amministratore delegato per l’Italia, arrivato in Leo Pharma nel 2017, quando la società stava per raccogliere una sfida significativa: consolidare il portfolio dei prodotti topici nell’area dermatologica e aprirsi al settore delle biotecnologie. Così, l’azienda ha acquistato l’unità di Bayer dei farmaci dermatologici soggetti a prescrizione e di fatto un intero ramo di azienda: insieme al portfolio sono stati, infatti, integrati in Leo Pharma 45 dipendenti della multinazionale farmaceutica tedesca e lo stabilimento di Segrate, in provincia di Milano. Un fatturato quasi raddoppiato in tre anni, da 42 milioni di euro nel 2018 a circa 90 nel 2020, il suo 23% sul totale investito nelle attività di ricerca e sviluppo e 92 milioni di persone nel mondo a beneficiare dei trattamenti Leo Pharma nell’ultimo anno sono il risultato di una strategia votata all’innovazione, alla ricerca di alternative terapeutiche che possano soddisfare i bisogni dei pazienti e alla volontà di essere pionieri nel settore dermatologico.

In un mondo che rimanda una certa idea di bellezza, impeccabilità e perfezione, anche la sensibilizzazione alla normalità di una malattia della pelle diventa valore fondante in un’azienda come Leo Pharma. “Quello che vogliamo offrire non è soltanto un farmaco, ma la cura della persona nella sua totalità, migliorando la sua qualità della vita e accompagnandola nei suoi bisogni. Parliamo di patologie che possono avere un forte impatto sulla socialità e sulla sensibilità di ciascuno, ma che possono essere curate senza nascondere parti di sé”, prosegue Pozzolini. Così attenzione al cliente, integrità, innovazione, passione e adattabilità diventano i valori guida dell’azione di un sistema di governance indipendente che mette prima e al centro le esigenze dei pazienti. L’azienda è controllata dalla Leo Foundation, società di diritto danese creata nel 1984, con l’obiettivo di gettare le basi per la definizione di libere strategie di ricerca a lungo termine senza condizionamenti esterni.

Nella stessa direzione va il recente investimento in Leo Pharma da parte del fondo Nordic Capital. Un’operazione che dovrebbe consentire all’azienda di ampliare il mercato della dermatologia topica e la gamma dei propri prodotti, rafforzando il suo asset principale e garantendo l’immissione sul mercato di un nuovo farmaco ogni due anni, e di avere a disposizione più risorse da investire per il futuro.

Anche Leo Pharma ha i suoi obiettivi 2030 su quella che è tradizionalmente una strategia di sviluppo orientata a dieci anni: consolidare la leadership, diventare l’azienda di riferimento nell’area dermatologica per medici e pazienti e sviluppare il settore delle biotecnologie e delle malattie rare. Come? Guardando all’estero. “La visione di Leo Pharma Italia non muove dall’interesse esclusivo sulle questioni legate al farmaco, ma anche sulla gestione dell’economia sanitaria, dei sistemi innovativi, di come gli altri Paesi si organizzano sugli stessi temi al fine di porci al pari degli altri in termini di accesso alle cure per i pazienti. Sono valutazioni che ci stanno a cuore: confrontare vantaggi, svantaggi, sostenibilità economica e capire cosa possiamo fare noi per rendere accessibile un’opportunità terapeutica”. Un’attività questa che dovrebbe essere svolta a livello strategico in economia, politica, relazioni internazionali: guardare a ciò che accade negli altri Paesi, trarre ispirazione dall’implementazione di nuove strategie e riprodurne in patria la migliore versione possibile per i cittadini. Ed è per questo che l’anno scorso ha deciso di far entrare la sua azienda in Farmindustria, l’Associazione delle imprese del farmaco. “La dimensione dell’azienda era tale che si poteva. Si è rivelata una scelta fortunata”.

Lungimiranza, fiducia e soprattutto responsabilità sociale d’impresa che si declina per Leo Pharma come attenzione alla qualità dell’acqua, alla vivibilità dei luoghi di lavoro, alla riduzione degli sprechi, alla mobilità elettrica, alla promozione di progetti all’interno del territorio dove l’azienda incide per portare valore e servizi, alla donazione di farmaci alle associazioni che possono averne bisogno, alle persone, pazienti e dipendenti. “Mi piace lavorare con i giovani, cogliere un punto di vista completamente nuovo di chi non ha paura del cambiamento, di chi non ha retaggi. Qual è la sfida? Trasferire i valori che accompagnano un’azienda: il rispetto, la trasparenza, la persona al centro. Ma il valore dell’inesperienza va sfruttato e va accompagnato, altrimenti ascolti solo cose consuete e i problemi vengono risolti nello stesso modo di sempre, ma non è detto che sia giusto dopo vent’anni”, dice Pozzolini.

Portare l’Italia ai tavoli negoziali, mostrare l’eccellenza del modello Paese, impegnarsi a garantire un risultato con trasparenza, approcciare al mercato con un linguaggio nuovo e accessibile alle persone vogliono essere il carburante per una trasformazione aziendale non convenzionale e di successo.

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