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Misurare il gradimento di un’opera d’arte? Ora è possibile grazie a un dispositivo italiano d’intelligenza artificiale

Misurare il gradimento di un’opera d’arte ora è possibile grazie al sistema ShareArt messo a punto dagli esperti dell’Enea, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie. L’obiettivo primario non è calcolare quanto tempo passano i visitatori davanti ai girasoli di Vincent Van Gogh, oppure alla Maja desnuda di Francisco Goya, ma analizzare il comportamento degli ospiti di un museo per migliorare la fruibilità delle mostre.

In principio fu Tik Tok

Se Tik Tok è stato usato dal museo degli Uffizi di Firenze per attirare i giovanissimi verso l’arte, l’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati fanno adesso il loro ingresso ufficiale nei musei per rispondere a domande non banali, che al tempo del distanziamento bisogna porsi per una gestione meno casuale dei percorsi artistici proposti dai musei.

I tecnici dell’Enea vogliono dare delle risposte a domande come: in che cosa consiste il gradimento di un’opera? Quali sono le variabili personali e ambientali che possono influire su questo gradimento?

Come funziona ShareArt

Attraverso una telecamera posizionata accanto all’opera d’arte, quadro o scultura, il sistema rileva automaticamente i volti che guardano in direzione dell’opera esposta e acquisisce dati relativi al loro comportamento. Il percorso compiuto per avvicinarsi, il numero totale delle persone che hanno osservato l’opera nel corso dell’intera apertura, il tempo e la distanza di osservazione. Ma c’è di più. A quanto spiegano gli specialisti che hanno elaborato il sistema – Stefano Ferriani, Giuseppe Marghella, Simonetta Pagnutti e Riccardo Scipinotti – ShareArt è in grado di rilevare il genere, la classe di età e perfino lo stato d’animo dei visitatori che osservano.

Visitatori non coinvolti

ShareArt riesce a misurare il gradimento di una determinata opera d’arte attraverso la condivisione di numerose informazioni ricavate con la registrazione, ma senza coinvolgere i visitatori. “Questa misurazione”, spiegano in Enea, “avviene attraverso l’uso di una semplice applicazione di big data capace di ricavare ed estrarre informazioni rilevanti esplorando grandi quantità di dati. Le informazioni raccolte dalla videocamera vengono inviate al server centrale per l’immagazzinamento e l’elaborazione che avviene tramite un applicativo web dedicato all’analisi multimediale interattiva”.

Migliorare il business museale

“Siamo solo all’inizio di un percorso affascinante”, spiegano dall’Enea, “anche perché i dati che i musei possono raccogliere senza disturbare minimamente i visitatori costituiscono un capitale di informazioni molto prezioso per gli operatori museali, che attraverso l’analisi di dati concreti possono capire quali sono i punti di forza e le criticità di una mostra o di un allestimento”. Anche in questo modo si possono individuare nuove modalità per migliorare il rapporto con il pubblico e sfruttare al meglio quello che è stato definito “il giacimento culturale italiano potenzialmente simile a quello del petrolio, in termini di ricchezza”. L’operazione ShareArt rientra nell’ampio programma che fa capo al Tecnopolo di Bologna ad oggi capace di una potenza di calcolo e know how, big data e AI che ha assunto una rilevanza internazionale.

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