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Forum Ambrosetti, la ricetta del ceo di Ntt Data Italia per le generazioni future: “Bisogna puntare di più sulle competenze Stem”

La pandemia ha accelerato la necessità per le aziende di operare la trasformazione digitale. Non è un caso, infatti, che quelle più resilienti avessero già una struttura tecnologica efficiente. Ora, per ripartire, non bisogna dimenticarsi di temi fondamentali come equità di genere, territoriale e generazionale. Questi sono alcuni punti della visione di Walter Ruffinoni, ceo Emea di Ntt Data, multinazionale giapponese che si occupa di system integration, servizi professionali e consulenza strategica. Forbes Italia ha avuto modo di intervistarlo durante il Forum Ambrosetti 2021, prestigiosa kermesse annuale che quest’anno si è svolta fra il 3 e il 5 settembre nel consueto scenario di Villa d’Este a Cernobbio.

Uno dei temi cardine del Forum Ambrosetti è stato il Next Generation EU. A che punto siamo secondo lei e quali sono le prospettive per i giovani italiani?

Il Next Generation EU è un programma di portata e ambizione inedite e rappresenta un’occasione fondamentale sia per rendere il nostro Paese davvero digitale e sostenibile sia per accelerare il conseguimento di una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale. Abbiamo il più alto tasso di ragazzi trai i 15 e i 25 anni non impegnati nello studio, nel lavoro o nella formazione e con questo nostro piano nazionale di ripresa e resilienza abbiamo la possibilità di tutelare le generazioni future. Per poter lavorare e ridurre la disoccupazione è previsto il rafforzamento delle garanzie per i giovani, tramite la promozione di un approccio più inclusivo e soprattutto l’introduzione di percorsi di formazione creati su misura per rispondere alle esigenze delle imprese. Un dialogo più attivo tra imprese e mondo dell’istruzione, una sempre maggiore digitalizzazione dei processi  e un approccio che porti più talenti nelle materie Stem, permetteranno alle generazioni di domani di coltivare e sfruttare le loro potenzialità, rimanendo competitivi sul mercato internazionale. Ntt Data, per esempio, è impegnata ormai da anni sul fronte della formazione, sia all’esterno sia all’interno. Con le università del territorio il dialogo è molto stretto e la popolazione aziendale beneficia periodicamente di programmi formativi pensati appositamente. Mentre con il progetto Ntt Data Excellence school, ci rivolgiamo agli studenti delle materie Stem per introdurre le eccellenze dei settori scientifici e informatici all’interno del mondo del lavoro e, più nello specifico, nell’ecosistema di Ntt Data.

Si continua a parlare di resilienza sociale in Europa ma anche in Italia. Quale crede sia il suo impatto sulle imprese e sul mercato del lavoro?

La pandemia ha colpito l’economia di un Paese che era già fragile dal punto di vista economico e sociale, rendendo ancora più visibili diseguaglianze già esistenti, tuttavia le aziende hanno dimostrato una incredibile resilienza. Le imprese di tutto il mondo hanno spinto il piede sull’acceleratore in termini di digitalizzazione e non è un caso che le società più resilienti durante la crisi siano state proprio quelle che avevano già implementato l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia. Le capacità tecnologiche e l’innovazione digitale si sono distinte dunque come fattori chiave per affrontare le crisi. In pochi mesi, la crisi ha accelerato anni di cambiamenti nel modo di operare delle imprese, basti pensare che con il tasso di adozione dello smart working in epoca pre pandemia ci sarebbero voluti secoli per arrivare ad avere la quota di lavoratori da remoto che abbiamo avuto durante l’emergenza. Oltre all’integrazione di nuove tecnologie, è fondamentale dunque un vero e proprio cambiamento di mentalità e puntare su innovazione e sperimentazione per stare al passo con le rapide evoluzioni del mondo globalizzato. Un cambio di passo che oggi ci pone di fronte alla domanda quale sarà il modello di lavoro di domani che  risponda al bisogno di bilanciare vita professionale e personale ma che conceda anche la possibilità di coltivare  quelle relazioni “tra dipendenti” che sono alla base della creatività e dell’innovazione.

Proprio in questi giorni l’Istat ha annunciato che da prima della pandemia sono venuti meno 200.000 posti di lavoro. Non crede sia un paradosso per voi di Ntt Data che siete alla ricerca di talenti e fate fatica a trovarne?

Sicuramente la pandemia ha colpito in maniera particolare il mondo del lavoro soprattutto le  categorie più esposte. Il dato che lei cita ci stupisce ancora di più se pensiamo al fatto che esistono settori in cui invece la domanda è forte ma mancano le figure specializzate. Penso all’esempio delle materie Stem in cui gli specializzati sono ancora pochi. Tuttavia, resta il problema del gender gap. La percentuale di giovani laureate o diplomate in questo comparto è ancora piuttosto bassa, ma l’Italia si posiziona bene rispetto ad altri paesi: il 30% delle donne è impegnato in professioni correlate e il 40% possiede un diploma relativo a questo campo. Quello della parità di genere è un tema molto caro in Ntt Data al quale l’azienda dedica numerose iniziative. Tra queste il progetto “Coding nelle scuole” il cui obiettivo è diffondere tra gli alunni delle primarie italiane i principi fondamentali dello sviluppo di software, al fine di costruire la forma mentis favorevole e suscitare la passione per le materie tecnico-scientifiche fin dai primi anni dell’apprendimento. Un effetto immediato di questo approccio è contribuire all’abbattimento del gender gap, che purtroppo considera ancora determinati settori del sapere tradizionalmente più adatti agli uomini piuttosto che alle donne.

Lei che si occupa da vicino di innovazione e di transizione tecnologica e digitale, quale crede siano le competenze che oggi più che mai siano imprescindibili per i giovani che si affacciano sul mercato del lavoro?

La crisi sanitaria dovuta al Covid-19 ci ha dimostrato l’importanza del digitale. La pandemia, infatti, ha portato ad una accelerazione senza precedenti nella digitalizzazione dei processi: dalle imprese agli studenti, la società ha dovuto reinventarsi e interagire con piattaforme tecnologiche mai utilizzate prima. Nel prossimo futuro 9 lavori su 10 richiederanno competenze specifiche e digitali. Formazione alle digital skills, e propensione alle soft skills, rappresentano elementi fondamentali per poter assicurare ai giovani la possibilità di entrare nel mondo del lavoro. Nelle aziende che funzionano il leader è colui che possiede una visione chiara ed efficace, è in grado di comunicarla con passione. Servono donne e uomini che possiedono un’elevata intelligenza emotiva e sociale e che siano in grado di bilanciare il progresso economico con l’impegno rispetto ai temi sociali e ambientali.

La prima missione del Pnrr è interamente dedicata a digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo. Lei pensa davvero che investire sulle competenze digitali significhi investire sull’occupazione del futuro?

Assolutamente sì. In modo molto lungimirante la “Transizione Digitale” rappresenta uno degli Asset strategici del PNRR con un’allocazione di risorse di circa il 27% sul totale. Il mondo del lavoro è destinato a cambiare in modo significativo: smart working, nuove tecnologie, digitalizzazione, benessere e supporto della persona e dell’ambiente sono ormai fondamentali all’interno di un’impresa. In questo senso,  i fondi previsti nel Pnrr rappresentano un’occasione imperdibile per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni.

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