Responsibility

Servizi di verifica, gestione del rischio e cultura del riciclo: così Dnv promuove l’economia circolare

Articolo tratto dal numero di agosto 2021 di Forbes Italia. Abbonati!

Prodotti di lunga durata, economia delle performance e recupero dei materiali a fine vita. Sono le tre direttrici di evoluzione dell’economia circolare in Italia secondo Federica Guelfi, circular economy project manager di Dnv, un ente indipendente, che opera in più di 100 Paesi fornendo servizi di verifica e di gestione del rischio. Per Guelfi, i prodotti dovranno essere pensati per avere un ciclo di vita il più lungo possibile. “Devono poter essere riparati e riutilizzati in modo da allungare la loro vita, per cui le aziende dovranno fornire anche servizi di manutenzione e aggiornamento”, spiega. Bisogna poi puntare all’economia della performance, dove le aziende non dovranno limitarsi a vendere prodotti, ma il relativo servizio, come accade con i servizi di sharing, passando così dal concetto di proprietà a quello di utilizzo comune. Senza dimenticare il recupero dei materiali dei prodotti a fine vita, in modo che tornino all’inizio della catena di fornitura. “In questo caso, anche i consumatori devono essere attori della filiera del riciclo”. 

I consumatori hanno, oggi, una maggiore consapevolezza sugli aspetti di attenzione all’ambiente e al clima, in particolare i più giovani, come risulta evidente dal successo di movimenti quali il Fridays for Future. Le pressioni dei legislatori, unite a quelle dei consumatori, impongono alle aziende di essere più circolari. È evidente come i consumatori siano chiamati a fare acquisti sostenibili e partecipare al riciclo dei prodotti (per esempio attraverso programmi di take-back) diventando parte attiva della trasformazione circolare. Per Guelfi, per convincere i consumatori si possono adottare sistemi di incentivazione finalizzati a creare sinergie positive tra comportamenti sostenibili, basati su ricompense economiche e sulla creazione di communities intorno al concetto di sostenibilità, ad esempio premiando la restituzione di un prodotto riutilizzabile con uno sconto sull’acquisto di prodotti circolari a basso impatto ambientale. Ma anche le imprese devono fare la loro parte, implementando sia una cultura della sostenibilità interna, sia lavorando in collaborazione con tutti gli attori della filiera, sia adottando tecnologie abilitanti. L’economia circolare infatti dovrà essere sempre più data-driven, utilizzando i dati per tracciare i prodotti e per prendere decisioni in ottica circolare. “Qualsiasi elemento fisico si specchia nel mondo digitale tramite dati. Per rispondere alle esigenze di tracciabilità e di scambio di dati e informazioni, è necessario creare nuove partnership e nuovi rapporti di fiducia all’interno della filiera”. 

L’ente indipendente Dnv è impegnato a supportare le aziende nella gestione dei rischi legati a questi nuovi modelli di business. Fin dalla sua fondazione nel 1864, applica l’economia circolare ante litteram, con la missione di salvaguardare la vita, la proprietà e l’ambiente. Oggi la società, con casa madre in Norvegia e attiva da oltre 30 anni in Italia, declina l’economia circolare in due ambiti: creare una rete di fiducia tra i diversi attori della filiera e promuovere un’economia circolare data-driven. “La natura dei modelli di business di cui stiamo parlando si basa su piattaforme di scambio dati, sulla possibilità di tracciare prodotti e comportamenti e calcolarne l’impatto. Le stesse esigenze di fiducia tra le parti di una filiera, si applicano poi ai dati, che sono alla base delle decisioni e degli scambi di valore”. E ancora: “La tecnologia che più di tutte sta mostrando il suo potenziale disruptive in questo ambito è la blockchain, in quanto rende sicure e immutabili le informazioni, supportando i trasferimenti di asset digitali e garantendo un accesso alle informazioni decentralizzato”. Le tecnologie quali la blockchain e la creazione di identità digitali, combinate alle verifiche sul campo, permettono la tracciabilità dei prodotti nella catena di fornitura, garantendo una corrispondenza tra mondo fisico e digitale. Dnv sta portando avanti due progetti molto interessanti in questo ambito. Il primo riguarda il recupero della plastica abbandonata negli oceani, in partnership con The Ocean Cleanup, organizzazione non profit olandese che sviluppa tecnologie avanzate per liberare dalla plastica gli oceani di tutto il mondo. Nel dettaglio, la società olandese recupera la plastica, mentre Dnv ne traccia ogni singolo passaggio fino al riciclo e al suo impiego per la realizzazione di nuovi oggetti quali, ad esempio, occhiali da sole, certificando anche dove e quando la plastica è stata recuperata. “Al momento non è obbligatorio che una terza parte indipendente verifichi che i prodotti di plastica oceanica siano effettivamente derivati dagli oceani. Ma The Ocean Cleanup ha voluto aggiungere ulteriore trasparenza al proprio lavoro scegliendo Dnv per attestare l’origine dei materiali che utilizza”.

Dnv sta altresì definendo un progetto con la Repubblica di San Marino rivolto ai cittadini. Il progetto, in collaborazione con VeChain, prevede la creazione di un ecosistema in grado di promuovere l’adozione di comportamenti virtuosi da parte dei cittadini, finalizzati alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica e, successivamente, all’implementazione di modelli di economia circolare. Il cittadino dimostra il suo ‘comportamento circolare’ attraverso un’identificazione digitale. Un algoritmo sulla piattaforma blockchain convalida i dati e grazie a una formula verificata da Dnv calcola la riduzione di esternalità (come l’anidride carbonica e i kg di plastica riciclati anzichè gettati in discarica), convertendola in crediti. Questi ultimi possono essere spesi su una sezione dedicata all’interno dell’applicazione mobile, secondo le regole e gli accordi di Ecosystem Partners. “Dnv garantisce il tracciamento dei comportamenti dei singoli, il calcolo scientifico del loro impatto e che i dati raccolti siano impiegati esclusivamente per questo scopo. Si crea così un circolo virtuoso, in cui sia le aziende sia i consumatori vengono incentivati a comportamenti sempre più circolari”, conclude Guelfi. 

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