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“La transizione ecologica è il vaccino per la Terra”: l’attivista 26enne che lotta per un Pianeta migliore

Articolo tratto dal numero di settembre 2021 di Forbes Italia. Abbonati!

Il Dalai Lama diceva che non ottenere ciò che si vuole può essere un meraviglioso colpo di fortuna. Quando l’abruzzese Federica Gasbarro non è riuscita a coronare il sogno di diventare medico, in un primo momento ha pensato fosse un colpo basso del destino mentre in realtà questo aveva solo piani diversi. Oggi Federica, classe 1995, è un’attivista del movimento Fridays for Future nato per combattere i cambiamenti climatici e si impegna nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica per far diventare questo posto che chiamiamo casa, “e che stiamo distruggendo”, un posto migliore. “Ricordo che eravamo pochissimi ma si sentiva forte l’energia, si percepiva che qualcosa stava per esplodere e così è stato di lì a poco. Poi ho contribuito a dare vita a Fridays for Future-Roma: i ritmi erano assurdi, tra studio, assemblee, e ho preso l’abitudine di svegliarmi alle cinque del mattino. Ricordo anche lo scetticismo di molti, ma vedere i passanti che ci ringraziavano ha rappresentato una pietra miliare nella storia dell’ambientalismo”. 

Coinvolta in tutte le attività del movimento sin dai suoi primi passi a Roma, l’attivista laureanda in Scienze biologiche ha contribuito a organizzarne ogni singola manifestazione e a settembre 2019 ha rappresentato l’Italia al primo Youth climate summit delle Nazioni unite, il primo vertice Onu dei giovani, seguito da un summit in presenza di Greta Thunberg e di tutti i leader mondiali. “Fuori il Palazzo di Vetro mi tremavano le gambe, sapevo di avere addosso l’attenzione dell’Italia, ma soprattutto quella dei miei coetanei. Ho studiato molto per quel summit per colmare le nozioni non scientifiche”. 

A settembre, Federica sarà una dei due delegati italiani per Youth4Climate, evento a favore del clima dedicato interamente ai giovani che si terrà a Milano che si inserisce nell’ambito della United nations climate change conference. E alle Nazioni unite Federica ha anche portato un progetto, un bioreattore che sfrutta la capacità delle alghe di assorbire l’anidride carbonica, sostenuto dalla Fondazione Mike Bongiorno con una borsa di studio da 10mila euro.

La sua sensibilità verso l’ambiente non è però nata all’improvviso: “I miei genitori mi hanno sempre educata al rispetto e all’amore per le persone, la natura; aver trascorso tutte le mie estati in montagna mi ha aiutata a sentirmi parte del tutto e non padrona, ad amare quella bellezza al punto da volerla preservare a tutti i costi”. Chiaramente l’università ha fatto il resto, e oltre ad alimentare questa inclinazione l’ha messa in guardia su quanto i nostri ecosistemi siano fragili e su quanto il nostro benessere sia legato a doppio filo a quello del pianeta. Da adolescente, questo approccio green non l’ha aiutata però a essere la ragazza più popolare della scuola. “Se avevi la borraccia eri sfigata, se usavi un sacchetto in tessuto e non di plastica ti guardavano in modo strano e parlare di ambiente era oggetto di presa in giro”. Lo è stato fino all’arrivo dei giovani nelle piazze di tutto il mondo, poi tutto è cambiato.

Solo un anno fa, Federica ha scritto il suo primo libro edito da Piemme, Diario di una striker. Io e Greta per il clima dalle piazze all’Onu, con l’obiettivo di “lasciare un contenuto scientifico accessibile a tutti sia per quanto riguarda il climate change sia le Cop” (organismo decisionale dell’Unfcc, ovvero la Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici, ndr). Il secondo invece, Covid-19 e cambiamento climatico. La lotta contro il riscaldamento globale nel tempo dell’epidemia, è un e-book scritto durante il primo lockdown. 

Per il futuro Federica sogna di vedere il pianeta un posto diverso, sostenibile al 100%. “La transizione ecologica non è altro che il vaccino della Terra che al momento ha la febbre troppo alta. Ambientalismo non è privazione ma progresso, innovazione”, conclude. “Dal mio canto darò il massimo per continuare a divulgare con tutti i mezzi a mia disposizione, proseguirò gli studi, sogno gli Stati Uniti, e magari fonderò una startup. Una cosa è certa: l’ambiente sarà al centro”.  

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