Leader

“Sarò la voce di imprese e startup”: Jennifer Lopez racconta a Forbes il suo nuovo progetto a sostegno delle imprenditrici

Jennifer Lopez confessa di essere una “lottatrice”, una che non molla mai, nemmeno quando tutti le dicono che non è possibile riuscire in qualcosa. Lo abbiamo capito quando l’abbiamo incontrata qualche anno fa a Las Vegas per lo show All I Have, vedendola ballare e cantare instancabilmente per ore sul palco a 50 anni.

Adesso, due anni dopo, la star ha deciso di reinventarsi con Limitless Labs, un nuovo progetto per aiutare le donne imprenditrici, tra cui quelle latine, per supportarne i piccoli business attraverso una collaborazione con Goldman Sachs 10,000 Small Business, che ha presentato alla libreria The Lit del Bronx, a New York, insieme al ceo David Solomon.

Negli ultimi anni la Lopez si è distinta anche per il suo talento come attrice: nel 2018 l’abbiamo vista in Ricomincio da me e nel 2019 con Le ragazze di Wall Street come produttore esecutivo. Nel 2021 ha firmato con Netflix per produrre  film e serie tv con la Nuyorican Productions, co-fondata da lei col manager Benny Medina, mentre nel 2022 la vedremo nella commedia Marry Me con Owen Wilson e nel film d’azione Shotgun Wedding.

La sua carriera musicale va altrettanto a gonfie vele con il tour del 2019 che ha superato i 55 milioni. I suoi contratti pubblicitari, invece, la vedono vicina a brand come L’Oréal Paris, Gillette Venus, Fiat, e nella moda Versace, Coach, Guess a DSW e Giuseppe Zanotti. Nel 2021 ha lanciato la sua linea di prodotti cosmetici JLo Beauty, mentre nel 2001 ha creato una linea di vestiti per tutte le taglie, J. Lo by Jennifer Lopez, e di accessori, rilanciata poi con Kohl’s nel 2010.

Dal punto di vista filantropico, nel 2009 ha fondato con la sorella Lynda The Lopez Family Foundation per supportare madri e bambini e garantire loro assistenza medica e sanitaria (la realtà ha stretto partnership con Samsung e Best Buy). Nonostante i suoi successi, Jennifer continua a ricordare con orgoglio le sue origini. Viene chiamata ancora ‘Jenny from the Block’ – come la sua celebre canzone – , in memoria delle sue umili origini nel quartiere del Bronx, a New York. “Non importa quanto in alto arrivo, so sempre da dove vengo”, ha detto quando si è recata alla Stanford University, nel cuore della Silicon Valley, per parlare della sua carriera imprenditoriale. “Essere fedele alla mia immagine di entertainer, madre e donna di umili origini, in una famiglia portoricana che lottava per sopravvivere nel Bronx, è molto importante per me”.

Lei è cresciuta nel Bronx. Cosa ricorda di quel periodo?

I miei genitori sono nati a Puerto Rico e si sono trasferiti negli Stati Uniti con le loro famiglie quando erano bambini. Non avevamo tanti soldi, ma non ci è mancato di sicuro l’affetto. C’era sempre molta musica a casa nostra e fin da bambine io e le mie due sorelle ballavamo e cantavamo. Presi le prime lezioni di canto e ballo a soli cinque anni… Per questo la mia carriera cominciò prima di tutto come ballerina professionista. I miei genitori non erano felici quando decisi di lasciare il college per questa carriera, ma ero molto determinata e mi trasferii a Manhattan. Avevo voglia di guadagnare ed essere indipendente. Avevo imparato proprio dai miei genitori una forte etica lavorativa: mio padre studiava la sera per diventare tecnico di computer, lavorando di giorno per un’assicurazione. Quando si cresce così, lottando fin da bambini, questa forza ti resta dentro per tutta la vita.

Come ha deciso di dedicarsi anche al mondo imprenditoriale?

Non ho ascoltato chi mi diceva di fare solo la cantante, la ballerina o l’attrice. Si è rivelata una scelta vincente. E al momento sento la necessità di aiutare gli altri, specialmente le donne imprenditrici e le donne latine che sono sempre state trattate con minore rispetto e discriminate. Voglio far comprendere loro che devono mirare a diventare amministratore delegato o a poter avviare loro stesse un business. Sono convinta di poter essere un esempio per tante altre ragazze e donne di tutte le età che cercano di emergere.

Da qui è nato il suo Limitless Labs?

È un programma creato per supportare piccoli business di donne imprenditrici e, in particolare, di quelle latine. Voglio essere un mentore per loro. Quando ero una ragazza per me è stato molto importante vedere Rita Moreno avere successo in West Side Story. Avevo solo cinque o sei anni e ho pensato che se lei, una donna portoricana, aveva preso parte a un film, lo potevo fare anche io. Ho chiamato il programma Limitless Labs perché significa ‘senza limiti’. Voglio concentrarmi sull’emancipazione delle donne e far comprendere loro che qualsiasi cosa vogliano fare la possono realizzare. È importante che in futuro ci sia almeno una donna in tutte le stanze in cui si prendono decisioni importanti.

Lei ha detto che divenire imprenditrice di se stessa, l’ha aiutata a cambiare totalmente vita.

Ho cominciato come artista, ma lo spirito imprenditoriale era nel mio dna. Ho cominciato dal nulla e so che per riuscire serve tanta grinta, perseveranza e una visione chiara. Non mi lamento, so di essere stata fortunata, ma so anche di avere lavorato molto. A un certo punto mi sono resa conto che stavo guadagnando molto, ma quello che restava a me era solo una piccola percentuale. Ho deciso quindi che dovevo cominciare a stringere delle partnership in cui io ricoprivo il ruolo principale o possedevo la maggiore percentuale. Penso che sia qualcosa tipica delle donne, almeno in passato, non rendersi conto del proprio valore.

In che senso?

Si trattava di impormi e imparare a dire no, se non accettavano le mie condizioni. Cominciai a divenire proprietaria di qualcosa, ero la mia piccola impresa. Non dovevo essere solo la persona creativa e l’artista, ma potevo gestire il mio business. È importante per qualsiasi tipo di impresa, anche piccolissima, comprendere bene il lato commerciale, in modo da non essere sfruttato. Solo così si raggiunge veramente il successo. Voglio essere la voce delle piccole imprese e delle startup innovative perché so che l’imprenditorialità è un percorso che permette alle donne di raggiungere la loro indipendenza.

Qual è il principio migliore per riuscire in un business?

Essere in grado di avere creatività, visione e brand che fanno la differenza. Ma anche la capacità di adattarsi a situazioni diverse.

Lei ha deciso di intraprendere questo nuovo progetto durante la pandemia. Come stanno cambiando le cose nel mondo degli affari?

Ho deciso di lanciare Limitless Labs nel mezzo della pandemia. Oggi come fondatori e creatori siamo più vicini ai nostri fan e alle persone attraverso i social media. Mi piace seguire quello che sta succedendo e affrontare le cose che stanno cambiando, evolvendo con loro. Troppo spesso le persone rimangono bloccate davanti al cambiamento. Bisogna invece imparare ad accettarlo. Si deve rimanere fedeli a se stessi e a quello che si è, ma essere malleabili ed essere in grado di andare oltre. Usate anche i social media per imparare ad ascoltare quello che gli altri, i vostri clienti o come nel mio caso, i miei fan, vogliono e si aspettano da voi perché vi daranno un feedback in tempo reale. Molti criticano i social media ma alla fine sono stati importanti per cambiare alcune dinamiche, specialmente dal punto di vista professionale. Prima della pandemia essere grandi era un valore, ora le persone preferiscono ricevere un servizio personalizzato, qualcosa di concreto. Qualcuno che tiene a te e sa soddisfare al meglio le tue esigenze.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .