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La grande partita del metaverso: i possibili rivali di Facebook, luci e ombre di un nuovo business

Il metaverso è una versione rivista di Second Life, che ebbe vita breve una volta passata la curiosità iniziale. Il metaverso esiste già nelle piattaforme di gioco come Roblox, molto frequentata dai teenager. Il metaverso è impossibile da controllare in tempo reale e sarà un territorio rischioso per le donne e le minoranze. Il metaverso non funzionerà prima di dieci anni. Si inseguono opinioni discordanti sulla nuova idea di Mark Zuckerberg, che si può riassumere in un concetto molto semplice: oggi viviamo Internet guardandolo da uno schermo, con il metaverso ci vivremo dentro. Parola di Nicola Mendelsohn, vice president, global business group di Meta.

Zuckerberg vuole controllare l’hardware

Per accedere al metaverso Zuckerberg non vuole usare device di terze parti, tipo smartphone come iPhone che con l’introduzione del nuovo protocollo privacy ha reso la vita difficile all’app di Facebook. Questo significa che dovranno essere commercializzati nuovi device per abilitare la partecipazione al meta-mondo.

Il piano dell’azienda di Menlo Park comprende, nei 10 miliardi di dollari da investire, anche l’apertura di negozi fisici dedicati al metaverso con device da testare ed esperti che indirizzano gli utenti dentro il nuovo mondo. Un qualcosa che ricorda i Genius Bar degli Apple Store.

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La difficile porta d’ingresso

Il primo ostacolo che incontra il progetto di un mondo virtuale immersivo in cui far girare e agire il nostro avatar è quello della porta d’ingresso. Quale hardware ci permetterà di abilitare questi nuovi mondi? Sarà l’ingombrante visore Oculus? Oppure gli occhiali Rayban Stories lanciati insieme al gruppo Luxottica? Oppure sarà lo smartwatch di Meta – di cui sono circolate delle immagini in rete – a cui si lavora in gran segreto dalle parti di Menlo Park? Il lavoro da fare è ancora lungo, per la messa a regime con un target di un miliardo di utenti, bisogna aspettare un decennio, fanno sapere da Facebook.

La torta pubblicitaria

Nei prossimi dieci anni il fatturato della virtual reality raggiungerà 51 miliardi di dollari, secondo una indagine di GlobalData. Facebook ha incassato dalla pubblicità 28,3 miliardi di dollari nel terzo trimestre 2021. 

Oltre a possedere Oculus, Facebook (oggi Meta), ha registrato 255 brevetti relativi alla Virtual Reality tra il 2016 e il 2020. Ma la pubblicità sarà solo una parte e forse non quella più rilevante del modello di business disegnato da Nicola Mendelsohn. Meta dovrebbe diventare un acceleratore del commercio online con la possibilità di indossare abiti, scarpe e occhiali in stanze virtuali aperte dai marchi. Su Instagram già oggi è possibile misurarsi vari modelli di Rayban.

Metaverso una partita per molti?

Ma il metaverso non è un territorio di proprietà di Facebook. È, al contrario, un nuovo approccio alla comunicazione e allo shopping e gli uomini di Zuckerberg stanno facendo accordi con varie organizzazioni. Interessante a questo proposito lo scenario esposto nel sito VentureBeat secondo il quale sarà la Microsoft il maggiore abilitatore di metaverso per le imprese. “Tutto ciò di cui le persone avranno bisogno è utilizzare Mesh il gateway di Microsoft per il metaverso presente negli smartphone e nei laptop”. 

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I primi protagonisti

Seoul è una delle metropoli al mondo con maggiori connessioni alla rete veloce per abitante e con una densità digitale che supera altre grandi capitali. 

Qui nascerà dal 2023 il Metaverse 120 Center, una piazza virtuale dedicata ai cittadini che – sotto forma di avatar – potranno richiedere certificati e passaporti dialogando con i dipendenti pubblici, ovviamente rappresentati da altrettanti avatar. 

Nel frattempo la popstar Justin Biebier offre una esperienza immersiva per il prossimo concerto An Intercactive Virtual Experience appoggiando alla piattaforma Wave, uno dei leader dell’intrattenimento virtuale. E Gabriel Abed, ambasciatore delle Barbados presso gli Emirati Arabi Uniti, ha firmato un accordo con Decentraland per edificare una ambasciata virtuale nel metaverso.

Chi garantisce la privacy e la sicurezza?

Andrew Bosworth di Reality Labs ha diffuso un memo tra i dipendenti ripreso da Financial Times che mette in evidenza le grandi difficoltà sulla sicurezza di Meta. 

La sua tesi è che “Controllare in tempo reale un miliardo di persone che agiscono nell’ambiente di Meta – in varie parti del mondo e in varie lingue – è impossibile, nonostante le capacità di filtro delle intelligenze artificiali sempre più raffinate”. Bosworth ricorda che il nuovo mondo virtuale potrebbe diventare un “ambiente tossico” soprattutto per le donne e le minoranze. E come stare sicuri se già l’attuale piattaforma di Facebook – che vive “oltre lo schermo” – sta creando immensi problemi sulla privacy e sull’istigazione all’odio. 

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