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Innovation

A difesa della ricerca medica: Hbw e lo studio Ila insieme contro gli attacchi al patrimonio intellettuale

Articolo tratto dal numero di febbraio 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

In Italia non è previsto uno strumento penale in grado di colpire soci o ex soci che si appropriano dei segreti industriali di un’azienda per portarli all’estero. “Sì, esiste il reato di violazione industriale, difficile da dimostrare, ma nella maggior parte dei casi il contenzioso diventa civile”, precisa Alexandro Maria Tirelli, direttore generale di Ila (International Lawyer Associates), uno studio legale con il quale la multinazionale torinese Hbw ha da poco siglato una partnership. L’accordo nasce proprio con l’intento di tutelare l’azienda biotech dai quotidiani attacchi mirati a minare il patrimonio intellettuale e i brevetti di una delle imprese più innovative del settore medico in Italia.

Nata nel 2013 e frutto di un lavoro di ricerca ultra decennale, Hbw esporta le sue tecnologie nel campo della medicina rigenerativa in oltre 40 paesi in tutto il mondo. Un’eccellenza del made in Italy che custodisce segreti industriali ad alto contenuto di innovazione, nonché di notevole impatto sulla salute pubblica. Insomma, un vero e proprio tesoro che, anziché essere protetto con ogni mezzo, spesso viene abbandonato alla stregua di contraffattori disposti a falsificare certificati, porre sul mercato dispositivi non originali e ignorare danni potenziali ai pazienti. “È un problema che deve essere affrontato a livello istituzionale”, aggiunge Antonio Graziano, ceo di Hbw nonché referente per il Piemonte e in generale per il biotech di tutto il forum italiano dell’export. “Se viene copiato un marchio, non viene fatto un danno soltanto all’azienda, ma all’intero sistema Paese: perché impedirò all’impresa di crescere, di fare assunzioni e scoraggerò ulteriori investimenti in essa”. Un tema che diventa ancora più importante se consideriamo che il Pil italiano è composto al 70% dall’export

La partnership siglata con lo studio Ila sarà necessaria per agire nella maniera più opportuna nelle varie sedi giudiziarie, ma non potrà risolvere il problema. “Bisogna attivare dei canali istituzionali affinché, anche a livello globale, le procure internazionali lavorino perché un marchio venga riconosciuto e protetto. Non possiamo essere competitivi e capitalizzare la nostra creatività, se non c’è una regolamentazione anche fuori dai nostri confini”. E questa moral suasion non è certo compito dello studio legale. “Stiamo applicando per Hbw una strategia in Turchia, Irlanda e Stati Uniti, stiamo colloquiando con i magistrati per dare un impulso di attacco coordinato ai contraffattori”, aggiunge Tirelli. “Anche se, come società legal, spesso ci misuriamo con strumenti e mezzi insufficienti per raggiungere le soluzioni”. 

Hbw rappresenta un’apripista di questo filone. La difesa della proprietà intellettuale legata alla ricerca medica è il primo passo verso la valorizzazione del nostro patrimonio, in accordo con la spinta innovatrice del governo Draghi e con la necessità di arginare la fuga delle aziende italiane all’estero. “L’assenza di tutele, di fatto, desertificherà il tessuto industriale del nostro Paese”, conclude Tirelli.

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