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Alla scoperta della prima scuola d’impresa al femminile

Una scuola di impresa dedicata alle donne provenienti da tutto il mondo con l’obiettivo di far conoscere gli strumenti a supporto dell’imprenditoria, i finanziamenti e le opportunità del Pnrr. Oltre a creare modelli di sviluppo nell’ambito dell’economia circolare e incentivare l’occupazione femminile.

È il segnale lanciato dall’associazione Rumundu (nata nel 2013 con base in Sardegna e Sud Africa), che supporta la nascita di imprese sostenibili a livello economico e ambientale. È un incubatore che accompagna la nascita e lo sviluppo di progetti in diversi paesi del mondo (Italia, Tunisia, Egitto, Libano, Palestina, Israele, Nigeria, Mali e diversi altri), anche attraverso programmi diretti della Commissione Europea.

Meno di una donna su due al lavoro

Per la viceministra allo Sviluppo economico Alessandra Todde, la formazione resta l’unica strada per invertire i dati attuali in termini di gender equality che evidenziano un calo al 49% dell’occupazione femminile nel 2020. Secondo la Ragioneria Generale dello Stato che cura il bilancio di genere, i dati sull’occupazione femminile sono a dir poco allarmanti. In Italia meno di una donna su due lavora e l’occupazione femminile nel 2020 è calata al 49% con un differenziale di circa 18 punti rispetto a quella maschile. Inoltre, secondo l’ultimo report Istat sul lavoro, nel 2020 su 444mila lavoratori persi, 312mila erano di donne.

Stefano Cucca, fondatore di Rumundu.

Un corso per creare imprese al femminile

Primo passo di Rumundu, per dare un contributo a invertire questa tendenza, è l’esordio della Social Innovation School for Women, partita il 28 gennaio in modalità online. Si tratta di un corso di alta formazione per la creazione e lo sviluppo di impresa al femminile che ha fornito alle partecipanti gli strumenti utili a implementare modelli di sviluppo e strategie sostenibili nell’ambito dell’economia circolare. Dodici determinatissime donne, tra cui tre studentesse della Scuola Normale di Pisa, diverse imprenditrici e alcune startupper, provenienti da diversi paesi del mondo tra cui Colombia, Bielorussia, Palestina, Italia – tra San Francisco e Londra passando per Pisa, Cagliari e Torino – hanno lavorato allo sviluppo di tre innovativi progetti di impresa.

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Mentor per realizzare modelli di business

“Il nostro obiettivo è formare imprenditrici consapevoli e responsabili, capaci di dare una svolta sostenibile al pianeta”, dichiara il presidente di Rumundu, Stefano Cucca, “con un percorso formativo innovativo e fortemente elastico, disegnato proprio sulle esigenze delle partecipanti e ha permesso di approcciare molte tematiche, dallo sviluppo di un’impresa all’elaborazione di una logica di business all’interno di una blockchain”. 

Le partecipanti, guidate da Francesca Medda, direttrice dell’Institute of Finance and Technology e docente di Economia applicata e finanza all’University College di Londra (UCL), e da Cristina Mele, promotrice dell’Italian Blockchain National Observatory (IBNO) e docente di Economia e Gestione delle Imprese all’Università degli Studi di Napoli Federico II, hanno accompagnato le discenti nella realizzazione di un modello di business dei loro progetti, mettendone in evidenza gli impatti economici, sociali e ambientali.

Due team al lavoro su progetti di utilità sociale

Il primo team ha lavorato allo sviluppo di Hackability Roma. Hackability è un laboratorio di ricerca tecnologica e sociale caratterizzato da gruppi di lavoro attivi su Torino, Milano, Cuneo, Parma, Reggio Emilia, Matera, il cui obiettivo è far incontrare le competenze di designer, tecnici, maker e artigiani digitali con i bisogni di autonomia e cura delle persone con disabilità, degli anziani e dei bambini per coprogettare soluzioni nuove, creative, personalizzate, in grado di migliorare la vita delle persone.

Il secondo gruppo, invece, sull’applicazione di soluzioni sostenibili per un’azienda del settore food con sede nel Regno Unito: Purely. L’azienda ha appena ricevuto un primo round di investimento e si sta organizzando per un piano di crescita in diversi paesi. Il terzo gruppo, infine, ha lavorato sull’applicazione di soluzioni e interazioni con il colosso dell’hospitality Airbnb, con l’obiettivo di supportare le comunità locali.

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L’impregno del governo italiano

Dopo aver analizzato i profili delle partecipanti e i progetti sviluppati, la viceministra allo Sviluppo economico Todde, intervenuta nel corso della giornata conclusiva della scuola, ha sottolineato come la formazione sia l’unica strada per invertire i dati attuali in termini di gender equality e come oggi ci siano i presupposti per un’inversione di marcia. 

Il Governo Italiano si è infatti impegnato in un piano di rilancio dell’occupazione femminile attraverso il Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con un decreto da 400 milioni di euro che stabilisce le condizioni per il sostegno finanziario al settore femminile, esplicitando i criteri di  ammissibilità in linea con gli obiettivi del Recovery fund.

In particolare, il Pnrr assegna 160 milioni di euro per gli interventi sul Fondo di Impresa Femminile, ripartiti in 40 milioni per gli “Incentivi per la nascita delle imprese femminili” e oltre 120 milioni per gli “Incentivi per lo sviluppo e il consolidamento delle imprese femminili”. Cento milioni di euro saranno invece per interventi a favore delle micro e piccole imprese femminili attraverso la misura Nito-On e ulteriori 100 milioni di euro per gli interventi a favore delle startup innovative femminili attraverso la misura Smart&Start Italia. Entrambe le misure sono già state avviate e sono gestite da Invitalia per conto del Mise.

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