L’invasione russa dell’ucraina ha creato una situazione senza precedenti che avrà ripercussioni economiche in tutto il mondo. È probabile che Pil il scenda del 12,5% entro metà anno, con una flessione peggiore rispetto alla contrazione del 10% subita in seguito al default del 1998. Ed è altrettanto plausibile che la crescita dell’area euro, fortemente dipendente dal petrolio e dal gas della Russia, assisterà a una crescita del 2% circa nel 2022: “Una frenata rispetto all’elevato ritmo del 4,5% che avevamo previsto sei settimane fa”. A parlare è Jamie Dimon, ceo del colosso bancario JP Morgan, all’interno della lettera annuale agli azionisti. A fare le spese della guerra, ovviamente, anche JP Morgan stesso, che potrebbe perdere circa 1 miliardo di dollari.
Previsioni ma anche consigli strategici per Stati Uniti e Joe Biden
“Come minimo la guerra rallenterà l’economia globale” avverte Dimon. “E potrebbe facilmente peggiorare”. Ma nella lettera ci sono anche dei consigli strategici agli Stati Uniti e a Joe Biden: secondo quanto riportato dal ceo, gli Usa avrebbero aumentare la loro presenza militare in Europa e sviluppare un piano per garantire la sicurezza energetica a loro e ai loro alleati. Dimon in sostanza ha esortato gli Stati Uniti a programmare un nuovo “Piano Marshall” – l’iniziativa americana per aiutare l’Europa a riprendersi dopo la seconda guerra mondiale – per ridurre la dipendenza dell’Europa dalle esportazioni di energia russa, aumentare gli investimenti nell’energia pulita, promuovere la sicurezza energetica, aprire la strada alla creazione di politiche per soluzioni a basse emissioni di carbonio e politiche di attuazione per avviare a ridurre le emissioni oggi.
E poi, nessuna pietà nei confronti di Vladimir Putin: “Gli Stati Uniti dovrebbero aumentare le sanzioni in qualsiasi modo gli esperti di sicurezza nazionale raccomandino per massimizzare gli esiti positivi”. Da rivedere anche i rapporti con la Cina, quanto mai cruciali in un momento in cui la posizione di Pechino continua ad essere ambigua. In questo caso Dimon ritiene che gli Stati Uniti debbano rinnovare le proprie catene di approvvigionamento limitandone l’uso ai fornitori degli Stati Uniti stessi e includendo al massimo soltanto “alleati che siano totalmente amici”.
Jamie Dimon: “La guerra è imprevedibile, situazione potenzialmente esplosiva”
Tuttavia risulta difficile fare previsioni certe. Dimon ha affermato che la maggior parte delle ipotesi della banca sulle ricadute dell’invasione russa dell’Ucraina si basano su un’immagine statica della guerra e delle conseguenti sanzioni. La guerra è imprevedibile e “si potrebbero aggiungere molte altre sanzioni”, ha osservato Dimon, il che potrebbe creare una “situazione potenzialmente esplosiva”. Le catene di approvvigionamento energetico globali sono particolarmente “precarie”, ha affermato Dimon, e sebbene il petrolio non sia così significativo come 50 anni fa, è ancora “essenziale e critico”.
“L’America deve essere pronta per la possibilità di una guerra estesa in Ucraina con esiti imprevedibili”, ha aggiunto Dimon. “Dobbiamo prepararci al peggio e sperare per il meglio”. Le turbolenze dovrebbero fungere da “campanello d’allarme” per perseguire strategie a breve e lungo termine che risolvano sia le crisi a breve termine ma che mantengano anche “l’unità a lungo termine delle alleanze democratiche rafforzate di recente”. Qualsiasi soluzione dovrebbe creare una “posizione permanente e duratura a favore degli ideali democratici e contro ogni forma di male”.
Il mondo in mano a Covid, guerra ed elevata inflazione
È la 17esima lettera che Dimon scrive agli azionisti nelle vesti di ceo: le missive del banchiere vengono considerate un must da non perdere per le élite di Wall Street e per l’intero mondo della finanza. Dimon è l’ultimo leader bancario a delineare le perdite derivanti dalla guerra e a denunciare l’aggressione russa in Ucraina. Mettendo da parte il suo consueto ottimismo, nella missiva dipinge una “confluenza” di fattori senza precedenti. Il rimbalzo dalla pandemia di Covid-19, la guerra in Ucraina (comprese le sanzioni e la crisi umanitaria associata) e l’elevata inflazione hanno creato una situazione “senza precedenti”, diversa da quella che abbiamo vissuto in passato. “La loro convergenza può aumentare notevolmente i rischi futuri”, ha aggiunto, e il loro impatto potrebbe essere sentito per decenni. “Sebbene sia possibile e auspicabile che tutti questi eventi abbiano risoluzioni pacifiche, dovremmo prepararci per i potenziali esiti negativi”.
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