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Le dimissioni di Boris Johnson fanno bene alla Borsa

Questo articolo di Siladitya Ray è apparso su Forbes.com

La sterlina britannica ha fatto un salto di quasi mezzo punto percentuale rispetto al dollaro statunitense e le borse sono salite nella mattina di oggi, giovedì 7 luglio. Eventi seguiti alla notizia delle imminenti dimissioni del primo ministro, Boris Johnson, che porranno fine a una crisi politica iniziata all’inizio della settimana, quando molti ministri hanno lasciato il governo.

I fatti chiave

  • Dopo la notizia delle dimissioni, la sterlina è cresciuta dello 0,5% rispetto al dollaro e ha quasi raggiunto quota 1,20 dollari, prima di assestarsi a 1,197.
  • Sebbene i mercati azionari del Regno Unito non avessero finora reagito alle vicissitudini politiche di Downing Street, l’indice Ftse 100 della Borsa di Londra è cresciuto di oltre l’1% nelle contrattazioni del mattino.
  • Anche il Ftse 250, indice più focalizzato sulle aziende a media capitalizzazione, è cresciuto di oltre lo 0,8%.

La citazione

Walid Koudmani, chief market analyst della società di brokeraggio Xtb, ha dichiarato al Telegraph: “Le dimissioni di Boris Johnson da primo ministro del Regno Unito faranno tirare un sospiro di sollievo agli investitori britannici, perché riducono l’incertezza di un governo che era tale solo di nome. La sterlina rimane molto debole a causa dello stato tremendo dell’economia del Regno Unito, che sta andando peggio rispetto agli altri paesi di riferimento ed entrerà probabilmente in recessione”.

Un fatto sorprendente

Secondo il sito di scommesse britannico Ladbrokes, Penny Mordaunt, ministro per la Politica commerciale, è la favorita per rimpiazzare Johnson nel ruolo di leader del partito conservatore. La sua quota è di 5/1. Mordaunt è seguita da vicino dall’ex Cancelliere dello scacchiere Rishi Sunak.

Il contesto

Secondo i media britannici, Boris Johnson si dimetterà da leader del partito conservatore dopo diversi giorni di turbolenze politiche. Johnson, in ogni caso, prevede di mantenere la carica di primo ministro fino a quando il suo partito non eleggerà un nuovo leader. Negli ultimi mesi, la leadership di Johnson è stata minata da molti scandali politici di alto profilo, tra i quali la gestione delle accuse di molestie sessuali contro un suo collega e le numerose feste organizzate al numero di 10 di Downing Street mentre il resto del Regno Unito era in lockdown a causa del Covid.

La battaglia politica ha raggiunto un punto critico all’inizio di questa settimana, quando diversi ministri si sono dimessi e hanno messo in discussione il comportamento di Johnson e la sua capacità di svolgere il ruolo di primo ministro. Johnson, in un primo tempo, è sembrato combattivo, ha rifiutato di dimettersi e ha nominato i sostituti per i vari posti vacanti nel governo. La situazione è però diventata insostenibile giovedì, quando uno dei nuovi ministri si è dimesso appena 48 ore dopo la nomina e un altro lo ha esortato a dimettersi.

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