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Shell premia i dipendenti per i risultati record: bonus pari all’8% dello stipendio

Un modo “per condividere con i dipendenti il successo operativo e finanziario”, non “una risposta alle sfide poste dall’inflazione e dal costo della vita”. Così un portavoce di Shell ha spiegato la decisione di assegnare un bonus pari all’8% dello stipendio a quasi tutte le 82mila persone che lavorano in azienda. Saranno esclusi soltanto i dirigenti di livello più alto.

“Un riconoscimento al contributo di tutti”

“A titolo di riconoscimento per il contributo che i nostri dipendenti hanno fornito ai grandi risultati operativi di Shell, malgrado il contesto complicato degli ultimi tempi, il nostro comitato esecutivo ha deciso di riconoscere un premio dell’8% dello stipendio a tutto il personale eleggibile nel mondo”, ha fatto sapere Shell.

L’annuncio, riportato dall’agenzia Reuters e da numerose testate internazionali, incluso il Guardian, arriva pochi giorni dopo che la compagnia ha comunicato profitti record per il secondo semestre del 2022. Shell, che nemmeno due anni fa pensava a tagliare fino a novemila posti di lavoro per la crisi innescata dal Covid, ha annunciato a fine luglio profitti per 11,5 miliardi di dollari in tre mesi, spinti dall’aumento dei prezzi del gas e del petrolio.

Il momento d’oro delle compagnie petrolifere

Il fenomeno non riguarda soltanto Shell. Nei primi sei mesi del 2022, Shell, Bp, Chevron, ExxonMobil e Total hanno registrato profitti totali per quasi 100 miliardi di dollari. ExxonMobil, nel solo secondo trimestre, è arrivata a oltre 17 miliardi. Saudi Aramco, nei primi tre mesi del 2022, ha riportato un utile netto di 39,5 miliardi, con un incremento dell’82% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Questa settimana l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) ha concordato un aumento della produzione pari a 100mila barili al giorno per far scendere i prezzi. L’incremento è però, come ha scritto Il Post, “minuscolo”. 100mila barili, sottolinea il Financial Times, bastano infatti a soddisfare solo lo 0,1% dell’attuale domanda globale.

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