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Imprenditori fiduciosi sul nuovo governo: “Speriamo in un cambiamento vero”

“Dobbiamo tifare per il Paese e sostenere lo sforzo di chiunque operi per il suo bene”. Parla chiaro Sergio Dompé, presidente esecutivo di Dompé Farmaceutici. “Speriamo in un cambiamento vero, perché l’Italia ha risorse enormi ma finora la classe politica si è rivelata inadeguata”, va giù piatto Walter Fontana, industriale del nord. Tra gli imprenditori c’è fiducia e speranza nel nuovo corso politico uscito dalle urne il 25 settembre. E anche voglia di rivincita nel nome dell’Italia. Sebbene sia consapevole delle difficoltà del momento, il mondo dell’imprenditoria italiana guarda con grande interesse alla composizione del nuovo governo che sarà guidato da Giorgia Meloni e soprattutto alle mosse che compirà. E l’aspettativa cresce. Più sostegni alle imprese, incentivi all’occupazione e più attenzione verso le aziende innovative. Sono queste alcune delle richieste degli imprenditori al governo che verrà, dopo l’esito delle elezioni politiche che ha visto imporsi la coalizione di centrodestra composta da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati.

Il contesto in cui stanno operando le aziende è condizionato dalla guerra in Ucraina e dalla crisi energetica. “Siamo in un momento pesante, con l’inflazione che è esplosa e un aumento dei costi energetici che rischia di mettere fuori mercato anche imprese forti e competitive”, dichiara Dompé. E sottolinea inoltre che, per la prima volta dopo tanto tempo, le urne hanno premiato in modo chiaro uno degli schieramenti. “Come imprenditori”, aggiunge, “noi dobbiamo tifare per il Paese e sostenere lo sforzo di chiunque operi per il suo bene”. La coalizione di centrodestra ha puntato molto sul supporto alle imprese. “Mi ha fatto piacere sentire la dichiarazione di Giorgia Meloni contro nuovi scostamenti di bilancio, ulteriori debiti che ricadrebbero sulle spalle dei nostri figli”, conclude Dompé. “Mi sembra interessante anche l’intenzione di trattare in maniera diversa, dal punto di vista fiscale, le imprese che creano occupazione”.

Formazione e made in Italy

Anche nell’artigianato c’è ottimismo. Maurizio Marinella, ceo della storica aziendale sartoriale E.Marinella, si definisce “inguaribilmente fiducioso”. “Spero sempre in un futuro più organizzato e in uno Stato più presente con le aziende”. La speranza di crescita rimane viva, “nonostante anni in cui la delusione è stata forte perché non si sono valorizzati l’artigianato e le aziende storiche, che sono la nostra forza. Queste realtà, se non vengono sostenute, sono destinate a finire”.

Gli imprenditori chiedono anche più attenzione alla formazione di nuovi talenti. “Mi auguro si possano valorizzare le attività storiche”, dice Marinella, “anche attraverso la creazione di istituti professionali legati all’artigianato, che servirebbero ad alimentare queste antiche tradizioni. Tutto il mondo impazzisce per il made in Italy e dobbiamo sostenerlo, preparandoci e ripartendo con più organizzazione e più tutela dei marchi. Valorizzando gli antichi mestieri si può anche combattere la disoccupazione”.

Di formazione parla anche Antonio Zamperla, ceo dell’onomina società vicentina che produce giostre per i colossi del divertimento. “Sentiamo l’esigenza di un impegno da parte del governo a sostegno della formazione specialistica giovanile. Speriamo che arrivi la stagione che vedrà, per aziende come la nostra, uno sforzo per favorire e valorizzare l’export e il made In Italy, leve di crescita per il nostro Paese”. Zamperla si concentra anche sull’autunno: “Sarà importante che il nuovo governo proceda con coerenza ed efficacia, rispettando le esigenze del tessuto imprenditoriale. I problemi delle nostre aziende sono molteplici e vanno dal caro energia alla guerra e alle sue conseguenze geopolitche”.

Il focus sulle aziende innovative

Sul lavoro insiste anche Walter Fontana, presidente di Fontana Group, società di stampaggio e assemblaggio di carrozzerie di auto. “Speriamo in un cambiamento vero, perché l’Italia è un Paese dalle enormi risorse, ma a cui manca una classe politica adeguata. Credo sia giusto dare forme di sostegno economico ai cittadini, ma bisogna fare attenzione a non trasformarle in un disincentivo all’occupazione”.

La speranza nel futuro è condivisa anche da chi ha puntato sull’innovazione e la tecnologia. “Siamo un grande Paese”, spiega Alberto Dalmasso, ceo e fondatore di Satispay, società italiana di pagamenti digitali. “Sono convinto che il nuovo governo metterà tutte le sue energie per contribuire a definire i migliori strumenti che l’Occidente può mettere in campo per affrontare questo momento drammatico”. Lo sguardo degli imprenditori è proiettato al futuro: “I governi”, continua Dalmasso, “danno massima priorità alle grandi crisi industriali del Paese. Servirebbe invece ragionare in modo diverso e concentrarsi sulle giovani e piccole imprese innovative di oggi, perché saranno le grandi aziende di domani e permetteranno di trattenere talenti e attrarne dall’estero. Il Paese che avrà più aziende innovative sarà quello che crescerà di più”.

Le proposte economiche

“Io sono fiducioso”, dice Amedeo Giurazza, fondatore di Vertis, società di gestione del risparmio indipendente. “Tra le proposte più importanti nel programma di Fratelli d’Italia c’è quella degli incentivi per canalizzare i risparmi privati verso il finanziamento dell’economia reale. In particolare, favorendo l’investimento dei fondi pensione e delle compagnie di assicurazione in fondi di private equity e venture capital”.

Secondo Giurazza, anche gli incentivi per gli investimenti tecnologici e le spese di ricerca e sviluppo – di fatto una reintroduzione del Piano Industria 4.0 – sono fondamentali per andare avanti. “Spero anche in un rafforzamento del Fondo di garanzia per le pmi, così da agevolare l’accesso al credito. Sarebbe una misura fondamentale per permettere ad aziende di piccola dimensione di acquisire capitali di debito. Sempre in tema di pmi, sarebbe opportuno poi favorirne la crescita dimensionale attraverso operazioni di fusioni e acquisizioni (m&a), intervento di fondi chiusi di private equity e venture capital e semplificazioni per la quotazione in Borsa”.

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