Cultura

Il padre del pop surrealismo David LaChapelle torna a Milano dal 17 novembre con una mostra

David LaChapelle, uno dei fotografi più famosi al mondo, torna a Milano dopo il grande successo della recente mostra al Mudec. La nuova esposizione si chiama “Poems and Fevers” e sarà ospitata dalla Galleria Deodato Arte a Milano per 30 giorni a partire dal 17 novembre.

Chi è David LaChapelle

Nato nel 1963 a Hartford, Connecticut, LaChapelle ha iniziato la sua carriera non ancora diciottenne lavorando insieme a Andy Warhol per Interview magazine. Da quel momento, l’elemento pop non lo ha mai abbandonato, anzi David lo ha fatto suo e lo ha fatto evolvere ad uno stadio ulteriore. Oggi l’artista è considerato il massimo interprete del pop surrealismo.

L’elemento chiave della sua produzione, realizzata anche per alcuni dei principali brand del lusso, è l’uso del colore che, applicato fin dal negativo, gli consente di ottenere un insieme unico e inconfondibile. I suoi straordinari ritratti tra cui quelli di Hilary Clinton, Michael Jackson, Madonna, opere teatrali e cinematografiche e letterarie, sono diventati archetipi iconici dell’America del 21esimo secolo.

La spinta innovativa e il rapporto con le star

Negli ultimi 30 anni, grazie alla sua spinta innovativa, l’artista ha esposto a livello internazionale in gallerie e musei tra cui il Barbican Center, il Victoria&Albert, e National Portrait Gallery di Londra, e ancora a Fotografiska a Stoccolma, il Musee D’Orsay a Parigi, e la National Portrait Gallery di Washington D.C.

Le sue opere, pubblicate anche dai principali magazine al mondo, sono spesso accompagnate da grande clamore. Blasfemo, kitch, barocco, surreale, divino, iconico, straordinario sono alcuni degli aggettivi accostati alle sue opere. Quel che è certo che il suo stile, la sua tecnica e la sua visione lo rendono immortale. Una pietra miliare nel mondo dell’arte contemporanea.

La mostra di Milano

La mostra di Deodato, curata da Gianni Mercurio,  porterà in scena oltre 26 pezzi significativi di vari periodi dell’opera dell’artista: figurativi, ritratti, nature morte per arrivare alle fotografie ispirate alla fede dell’artista. Il tutto darà, quindi, vita a un racconto completa di questo maestro e genio indiscusso del colore. La diversità di temi presenti nelle opere in mostra vuole mettere in evidenza la capacità di LaChapelle di creare narrazioni che diventano archetipi dell’età contemporanea. Una fotografia che diventa essa stessa parte di un racconto.

    Courtesy Galleria Deodato Arte
    Courtesy Galleria Deodato Arte
    Courtesy Galleria Deodato Arte
    Courtesy Galleria Deodato Arte
    Courtesy Galleria Deodato Arte
    Courtesy Galleria Deodato Arte
    Courtesy Galleria Deodato Arte
    Courtesy Galleria Deodato Arte
    Courtesy Galleria Deodato Arte

La collezione include i ritratti giocosi di varie celebrità tra cui Britney Spears, Leonardo DiCaprio e David Hockney. Una citazione particolare la meritano Rebirth of Venus (2009), un’interpretazione della famosa opera di Botticelli la Nascita di Venere, Revelations (2019), che si ispira invece alla Bibbia e I Believe in Miracles esposta recentemente anche al Mudec, in cui l’artista fa emergere la propria capacità di ripensare l’estetica del vecchio mondo con effetti pittorici attraverso la fotografia.

Il commento di Galleria Deodato Arte

“Sento la responsabilità di portare luce nel mondo e creare immagini che possano elevare e servire l’umanità, anche impiegando dramma e umorismo. Che siano laiche o religiose, le mie immagini fanno parte della stessa esperienza e di una prospettiva in evoluzione”, afferma LaChapelle. “Ho voluto partecipare personalmente alla curatela della mostra e alla selezione delle opere di questo artista”, spiega Deodato Salafia, fondatore della Galleria Deodato Arte. “È un onore avere in galleria un artista internazionale di questa portata, che non solo ha cambiato per sempre le regole della fotografia, ma le cui opere sono state esposte negli ultimi 30 anni nelle più eminenti istituzioni mondiali”.

Anche grazie questa mostra, Milano, che attualmente ospita a Palazzo Reale un altro mostro sacro della macchina fotografica con Richard Avedon, conferma la propria centralità nel sistema dell’arte contemporanea e, in particolare, la fotografia, spesso per troppi anni considerata un tipo di collezionismo secondario rispetto a quello avente a oggetto le opere pittoriche, rivendica a ragione un ruolo di primo piano.

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