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Dolce & Gabbana debutta nei videogame con una web serie in partnership con l’azienda di esport Mkers

Identità, inclusività, passione. Non sono le parole d’ordine di un manifesto sociale, almeno non in senso stretto. Sono i valori sui quali insistono i suoi fautori descrivendo gooDGame, il progetto con cui Dolce & Gabbana debutta nel mondo del videogioco competitivo, l’esport, in partnership con uno dei suoi migliori interpreti internazionali, i Mkers.

La collaborazione tra Dolce & Gabbana e Mkers

Annunciata lo scorso maggio, la collaborazione fra il brand e l’organizzazione romana dà in questi giorni il suo primo e abbondante frutto: una web serie in otto puntate, disponibile qui e prodotta da Frame by Frame, in cui si celebra l’esport come linguaggio aggregante. Non è un caso, infatti, gooDGame sia un viaggio, raccontato con uno sguardo esterno e per questo di maggiore e sincera curiosità: nei 15, 20 minuti di ogni puntata, con il pretesto di descrivere uno dei primi gemellaggi fra gaming house sparse attorno al globo, dischiude la viscerale potenza di una passione capace di avvicinare storie e persone diverse, di azzerare le distanze attraverso un joypad e uno schermo.

Si va dalla sede dei Mkers, a due passi dal Circo Massimo, fino a Las Vegas, si vola dal Brasile fino a Tokyo, ma, in fondo, sembra sempre di rimanere a casa con le amiche e gli amici di sempre. “Credo questo progetto sancisca l’ingresso di uno degli attori più importanti nell’esport, interesse, confesso, che ci onora” dice, parlando della partnership con Dolce & Gabbana, Thomas De Gasperi, volto noto della musica italiana (è la metà degli ZeroAssoluto) e co-fondatore dei Mkers.

“Al termine di questa produzione, sono sorpreso: siamo riusciti a costruire più di quanto ci aspettassimo e a mettere a confronto, anzi in connessione, culture e contesti lontani fra loro. Credo lo abbiamo fatto, peraltro svelandola con un piglio quasi documentaristico, grazie alla spontaneità delle squadre, delle ragazze e dei ragazzi coinvolti: è una passione comune, quella per il videogioco, che però oggi dà un’identità, segna un’appartenenza. Quando si cominciava a giocare, fossimo a Tokyo, Roma o in Brasile, era come cambiasse tutto, come se ognuno fosse in un ambiente comune. È stato come avere un linguaggio trasversale e internazionale, non a caso accompagnato a un marchio, quello di Dolce & Gabbana, che ovunque è sinonimo di stile e prestigio”.

Una comunanza di intenti lungi dall’essere, solo, marketing. “Grazie al gaming si è abbattuta ogni barriera” replica Davide Sgherri, responsabile new media per Dolce & Gabbana. “Come brand non abbiamo la presunzione di entrare in ambiti per noi nuovi ostentando una cultura che non abbiamo, vale per gli Nft quanto per il web 3. Il nostro obbiettivo era amplificare una voce altrui, una voce che fosse inclusiva e autorevole. Chi meglio dei Mkers?”.

“Il mondo del videogioco è la nuova frontiera”

Non che il progetto sia avulso dalla strategia, come peraltro confermano la partnership con Skunps – piattaforma di digital collectable nel metaverso per la creazione e l’integrazione nei videogiochi di skin brandizzate – e la collezione no gender in edizione limitata firmata da Domenico Dolce e Stefano Gabbana, composta da cappelli, t-shirt, felpe e pantaloni personalizzati.

“Dolce & Gabbana è un brand storico, esiste dal 1985 – ricorda Sgherri – mentre il mondo del videogioco è la nuova frontiera, con paradigmi anche comunicativi originali. È inevitabile, per chi voglia rimanere contemporaneo, esserne sensibili. Con una ambizione: vorremmo contaminare ed essere contaminati a nostra volta”. Lo dimostrano le cromie, i logotipi e le grafiche che innervano il design della collezione gooDGame, un omaggio agli iconici videogame degli anni 80 e 90, così come il tema portante della web serie, non dichiarato eppure palese: lo scambio continuo tra giocatori di tutto il mondo, accomunati solo dal desiderio di dare il meglio di sé e superare record e confini, fossero anche quelli della galassia (tema sia dei capi che della serie).

“Oggi il gaming è l’alfiere di una rivoluzione – sintetizza De Gasperi, evocando anche le economie globali di un comparto che muove più di 170 miliardi di dollari l’anno – non è soltanto videogiocare; è raccontare e raccontarsi”. In questo senso, come ritratto di un nuovo paradigma inclusivo e identitario, gooDGame è forse l’esempio più bello mai visto. In Italia. In Europa. O, come si dicono i giocatori dopo un’ottima prestazione, good game!

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