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Healthcare

Dalle nuove soluzioni terapeutiche alla sostenibilità: così Leo Pharma vuole diventare un punto di riferimento nella dermatologia medica

Articolo tratto dal numero di novembre 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

Il 1908 è stato un anno da ricordare per la Danimarca. Ai Giochi Olimpici di ottobre, tenutisi a Londra, la nazionale di calcio riuscì a battere la Francia 17-1, per quella che rimane la più grande vittoria della storia della rappresentativa danese. In patria, qualche mese prima, i chimici August Kongsted e Anton Antons avevano acquistato a Copenaghen la storica farmacia Lion, nel centro della città.

In pochi anni, grazie alla realizzazione e alla distribuzione di prodotti innovativi, i due scienziati riuscirono a espandere la loro attività anche all’estero. Il resto, come si dice, è storia. Oggi Leo Pharma è una multinazionale presente in 60 Paesi in tutto il mondo. Conta circa seimila dipendenti, cinque siti di produzione e il suo fatturato supera il miliardo e mezzo di euro.

Nuove soluzioni in campo dermatologico

Dal 2012 Leo Pharma è presente anche in Italia con una propria sede legale, a Roma, e uno stabilimento produttivo, a Segrate, in provincia di Milano. “Abbiamo appena festeggiato i dieci anni di attività”, rac-
conta Paolo Pozzolini, country lead Italia di Leo Pharma. Anche nel nostro Paese, la multinazionale danese porta avanti quella che è da sempre la sua missione: aiutare le persone ad avere una pelle sana grazie allo sviluppo di soluzioni innovative in campo dermatologico.

“Vogliamo diventare i leader mondiali della dermatologia medica”, spiega Pozzolini. Quando è entrato in Leo Pharma, nel 2017, la succursale italiana era specializzata esclusivamente in prodotti topici, quindi creme e unguenti utili a curare patologie della pelle lievi-moderate. Negli ultimi cinque anni invece ha allargato il proprio mercato, proponendo nuovi prodotti. “Abbiamo deciso di puntare anche sul settore delle biotecnologie. Abbiamo lanciato un farmaco topico contro la psoriasi e due anticorpi monoclonali, l’ultimo dedicato alla dermatite atopica”.

Grazie a questi prodotti, il fatturato di Leo Pharma Italia è più che raddoppiato: dai 42 milioni di euro del 2017 ai 100 milioni del 2021. Ma Pozzolini non si pone limiti: “Vogliamo continuare a crescere grazie all’innovazione e lanciare nuove soluzioni terapeutiche. Per questo il 23% del nostro fatturato è dedicato a ricerca e sviluppo”.

Innovazione e sostenibilità

Leo-Pharma

L’ambizione di crescita non è propria solo della sede italiana, ma di tutto il gruppo Leo Pharma. La multinazionale ha elaborato una Strategia 2030 per diventare il leader mondiale della dermatologia medica. L’obiettivo è quello di lanciare nei prossimi otto anni nuove soluzioni terapeutiche per malattie della pelle per le quali non esistono ancora cure e migliorare al contempo la propria offerta di prodotti per patologie per le quali invece esistono già soluzioni alternative sul mercato.

Ma la strategia di crescita della società non passa solamente per l’innovazione. Le parole d’ordine per lo sviluppo di Leo Pharma sono sostenibilità ed efficienza. “Per quanto riguarda la prima, siamo attentissimi all’utilizzo di prodotti ecosostenibili”, spiega Pozzolini. “I principi attivi e i materiali per i recipienti sono stabiliti dalla legge, ma in tutto il resto c’è una fortissima attenzione alla sostenibilità ambientale. Inoltre, i nostri stabilimenti stanno cercando di aumentare la quota di energia derivante da fonti rinnovabili. Quello di Segrate, per esempio, ne utilizza il 92%: è quasi totalmente autonomo”.

Per minimizzare poi l’inquinamento prodotto dalle sue attività, nel 2021 il gruppo ha ridotto le emissioni totali di CO2 del 25,7% rispetto al 2020 e ha l’obiettivo di dimezzarle entro il 2030. Oltre alla sostenibilità ambientale c’è ovviamente anche quella economica, fondamentale per una multinazionale con obiettivi ambiziosi come Leo Pharma. “La società sta preparando la quotazione in Borsa. Deve quindi rendersi appetibile sui mercati e costruire un percorso di sostenibilità a lungo termine”.

Il programma di riorganizzazione aziendale

Per questo Cristophe Bourdon, global ceo di Leo Pharma dallo scorso gennaio, subito dopo l’insediamento ha avviato un programma di riorganizzazione aziendale. “Abbiamo ottimizzato la nostra presenza nei diversi Paesi”, dice ancora Pozzolini. “In questo modo c’è bisogno di meno top manager e si possono scaricare a terra gli investimenti sulle realtà locali. Tutto ciò ovviamente incide sul bilancio complessivo del gruppo”.

Infine, quando si parla di sostenibilità, si parla anche di governance e di diversity. Una tematica a cui Leo Pharma presta grande attenzione. “Il bilancio di genere è gestito molto bene. Il 55% dei 120 dipendenti
presenti nel nostro Paese è donna e anche a livello di leadership la presenza femminile è molto alta”. La qualità dell’ambiente di lavoro sta molto a cuore a Pozzolini. “Cerco sempre di promuovere una costante collaborazione tra i dipendenti. Specialmente dopo la pandemia come società stiamo andando ancora più incontro alle esigenze delle persone”.

Nel 2022 la succursale italiana di Leo Pharma ha ampliato lo smart working, promosso corsi di formazione interni e introdotto nuovi benefit. “Cerchiamo di mettere il dipendente nelle condizioni di esprimere il meglio di sé stesso”. Nei cinque anni di esperienza in Leo Pharma, Pozzolini ha conosciuto tanti profili professionali e ha scommesso su di loro per continuare a crescere.

“Ho sempre voluto sviluppare le caratteristiche del personale che lavora in azienda, anche attraverso cambi di mansione e spostamenti. Quello che di solito le grandi società cercano sul mercato, io lo formo internamente”. E se c’è necessità di un nuovo profilo? “Allora cerco la diversity. Sono fermamente convinto che un’inclusione differenziata arricchisca la cultura aziendale”.

 

 

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