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Amazon si assicura un prestito non garantito di 8 miliardi di dollari per arginare la crisi

Il 2022 è stato un anno da dimenticare per le big tech americane, che hanno registrato perdite senza precedenti a causa della crisi del settore tecnologico. In un contesto macroeconomico sempre più incerto, Amazon ha deciso di correre ai ripari per far fronte all’impennata dei costi energetici e la debolezza della domanda.

Un prestito per combattere la crisi

Secondo quanto comunicato in un filing presso la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti, il colosso dell’e-commerce ha raggiunto un accordo con alcuni istituti di credito per un prestito non garantito di 8 miliardi di dollari. Tra i finanziatori figurano banche come Dbs Bank e Mizuho Bank, con la Toronto Dominion nel ruolo di agente amministrativo per l’accordo.

“Dato il contesto macroeconomico incerto, negli ultimi mesi abbiamo utilizzato diverse opzioni di finanziamento per sostenere le spese in conto capitale, i rimborsi del debito, le acquisizioni e le esigenze di capitale circolante”, ha riferito un portavoce di Amazon a Reuters.

Il prestito a termine scadrà il prossimo 3 gennaio 2024, con un’opzione di estensione per un altro anno. Il tasso di interesse iniziale applicabile è il tasso di finanziamento overnight garantito più lo 0,75%.

Se la società dovesse esercitare l’opzione di estendere la scadenza del Term Loan, lo spread del tasso di interesse aumenterà fino all’1,05%. Al momento del finanziamento, i proventi saranno utilizzati esclusivamente per scopi aziendali generali.

La crisi di Amazon e delle altre big tech

Amazon si prepara a una crescita probabilmente più lenta, vista la riduzione della spesa di imprese e consumatori a causa dell’inflazione. Questo, insieme a un dollaro sempre più forte, ha portato a un calo delle azioni di circa il 50% solo nel 2022.

A novembre scorso, il colosso americano ha annunciato la volontà di licenziare circa diecimila persone nel settore legato alla realizzazione dei dispositivi e nelle divisioni di vendita al dettaglio e delle risorse umane. Una notizia che, se confermata, porterebbe al più grande taglio di posti di lavoro nella storia di Amazon.

Nel tentativo di contrastare la crisi, la società di Jeff Bezos ha bloccato le assunzioni per ruoli aziendali nella sua attività di vendita al dettaglio, oltre a chiudere il servizio di telemedicina Amazon Care e a ridimensionare il suo progetto di robot di consegna di lunga data Amazon Scout. 

Amazon non è stata certo l’unica big tech colpita dalla crisi del settore. A novembre scorso, Elon Musk ha dimezzato il numero di dipendenti di Twitter dopo l’acquisto dell’azienda, mentre Meta, la società madre di Facebook e Instagram, ha annunciato il licenziamento di 11mila dipendenti, circa il 13% della sua forza lavoro.

 

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