Michael Burry
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“2000, 2008, 2023, sempre la stessa storia”: Michael Burry sul fallimento della Silicon Valley Bank

“2000, 2008, 2023, è sempre la stessa cosa”. Non è un qualsiasi messaggio pessimista dopo il crollo della Silicon Valley Bank: è il giudizio espresso via Twitter da Michael Burry, l’uomo che 15 anni fa riuscì a prevedere il crollo del mercato immobiliare statunitense. “Gente piena di arroganza e avidità prende rischi stupidi e fallisce”, ha proseguito Burry, interpretato da Christian Bale nel film La grande scommessa. “Allora si stampano soldi. Perché funziona così bene”.

Intanto è già avvenuto il primo contagio: il governo statunitense ha chiuso un’altra banca, Signature Bank, attiva soprattutto nel settore immobiliare.

“La nostra Enron”

Già venerdì Burry aveva pubblicato un tweet sul caso Silicon Valley Bank: “Potremmo avere trovato la nostra Enron”. Il riferimento è alla società energetica texana che tra il 1996 e il 2000 passò dal 94esimo al settimo posto nella classifica delle più grandi aziende d’America, per poi fallire nel 2001. Fu una bancarotta tra le più grandi della storia, che lasciò senza lavoro 20mila persone e mandò in fumo miliardi di dollari in fondo pensione.

A guidare la Enron al collasso furono manager convinti di essere – come recitava il titolo di un libro e di un film sul caso – the smartest guys in the room, ‘i ragazzi più furbi nella stanza’. Manager convinti di potere reinventare interi mercati e rovinati dalla presunzione di alcune loro scommesse. La stessa presunzione che Burry vede oggi nel crac della Svb.

Il fallimento della Silicon Valley Bank

L’8 marzo la Silicon Valley Bank ha rivelato di essere al lavoro per raccogliere 2,25 miliardi di dollari, dopo averne persi 1,8 nella vendita di obbligazioni. Dei 211 miliardi di asset, 117 erano investiti in bond a lunga scadenza. Quando la Federal Reserve statunitense ha alzato i tassi d’interesse, il valore degli investimenti è crollato. Non appena le richieste di denaro delle startup clienti hanno obbligato la banca a vendere titoli per ottenere liquidità, le perdite si sono realizzate.

Il crac di Svb è il più grande registrato negli Stati Uniti dal 2008, quando fallì Washington Mutual.

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Il contagio

Bloomberg ha raccontato come alcune società di venture capital, tra cui il Founders Fund di Peter Thiel, abbiano esortato le aziende nel loro portafoglio a ritirare i soldi dalla Svb. Gran parte del denaro, secondo Semafor, è finito verso altri istituti di credito, come Brex e First Republic. Ora proprio First Republic, 14esima banca americana per asset, rischia di diventare la prossima vittima del contagio: all’apertura della seduta di oggi a Wall Street, il titolo ha registrato una perdita del 76%. Sta andando poco meglio alla Western Alliance, in ribasso del 60% circa.

La situazione americana ha avuto riflessi anche in Europa, dove intanto Hsbc ha acquistato le attività inglesi di Svb e l’autorità di vigilanza bancaria tedesca ha congelato le attività della banca in Germania. In Italia le principali banche hanno perso tra il 5 e il 9% in Borsa.

“Le perdite non saranno a carico dei contribuenti”

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha assicurato che le perdite delle banche “non saranno a carico dei contribuenti americani”. I cittadini, secondo Biden, “possono avere fiducia nel fatto che il sistema bancario è sicuro. I loro depositi saranno lì quando ne avranno bisogno”.

Il governo americano ha assicurato che tutti i correntisti delle banche fallite riavranno i loro soldi, inclusi coloro che avevano depositi superiori ai 250mila dollari, non garantiti per legge. Non tutelerà, invece, gli investitori. Ha annunciato inoltre nuove misure per rendere più sicuro il sistema bancario, tra cui un meccanismo di prestiti per le banche in crisi gestito dalla Federal Reserve.

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