Daniele Lago
Design

Come l’imprenditore veneto Daniele Lago vuole rendere più umano il business del design

Articolo tratto dal numero di aprile 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

“Oggi un’azienda non può limitarsi a creare prodotti, deve saper indurre un cambiamento”. E se a dirlo è Daniele Lago, ceo e head of design di Lago, uno dei brand del comparto del mobile che ha registrato risultati tra i più interessanti dell’ultimo triennio, c’è da crederlo davvero.

Cinquant’anni, decimo di dieci figli, un passato nella pallavolo e ottimismo nel dna, ha trasformato la Lago, storica azienda padovana a conduzione familiare che produce arredi modulari per la casa, gli spazi di lavoro e il contract, in una realtà internazionale che ha chiuso il 2022 con un fatturato di oltre 60 milioni di euro, in crescita del 13% rispetto al 2021.

Tutto merito di una visione orizzontale e olistica del design, inteso non solo come prodotto ma come strumento trasformativo, motore di un’evoluzione che abbraccia persone e territorio. E conversando con Daniele è impossibile non farsi coinvolgere dal suo idealismo esplosivo, dal suo concetto allargato e consistente di design.

Lago Campus

“Negli ultimi 15 anni abbiamo rivoluzionato il modo di fare impresa costruendo un’azienda più significativa nei processi e nel pensiero. Abbiamo redatto un documento, La grande Idea, che vuole rendere più umano il business, più rispettoso. Vogliamo avviare una trasformazione sociale attraverso il design”. Una trasformazione che parte, prima di tutto, dalla valorizzazione e dalla cura del capitale umano dell’impresa. A darne un’idea concreta è il Lago Campus, il ‘nido’ dell’azienda. Qui sono racchiuse una struttura dedicata alla logistica, un’osteria, un giardino e la Lago Fabbrica, un’area di 13mila m2 costruita secondo i principi della bio-architettura, e uno spazio arioso percorso dalla luce grazie alle pareti perimetrali trasparenti.

“La Lago Fabbrica è stata concepita per far stare bene le persone che ci lavorano. In molte aziende capita ancora di trovare differenze sostanziali tra gli ambienti degli uffici e quelli degli stabilimenti produttivi, spesso realizzati con tristi prefabbricati: io credo che il futuro debba essere costruito nell’equilibrio di chi pensa le cose e di chi le fa”. Proprio pensando a questo equilibrio, e alla promozione di una crescita interiore non solo professionale di chi lavora in Lago, si inserisce anche una nuova iniziativa in collaborazione con le Cucine Economiche Popolari di Padova.

“A Natale siamo andati a cucinare alle Cucine Popolari: ogni giorno preparano circa 300 pasti per le persone fragili, e hanno così tanto da insegnarci. Per questo abbiamo deciso di creare un piano di formazione culturale insieme a loro che verterà sulla gestione del conflitto e del significato”. Ma cosa c’entra il design con una mensa popolare? “Io dico che c’entra, c’entra moltissimo. Perché se i nostri dipendenti fanno un’esperienza significativa poi la portano sì in azienda, ma soprattutto nella società. A me piace pensare che chi passa da Lago esca migliore. Queste iniziative sembrano lontanissime dal design, e invece tutto è connesso. Il design non è una disciplina stretta, anzi, deve collegare i puntini. E quando si ragiona così, è quasi impossibile che l’azienda vada male. È proprio in questo modo che abbiamo migliorato il nostro Ebitda, portandolo a +28-29%. L’interdipendenza è tutto, nel design e non solo”.

Sul fronte ambientale, tra i progetti che collegano i puntini c’è Never Stop Caring, il concept lanciato per il Salone del Mobile 2022 con cui Lago ha presentato, tra le altre cose, Good House, struttura fieristica totalmente riciclabile e riutilizzabile che evita fino all’87% delle emissioni di gas serra. “Secondo una ricerca dell’Università degli Studi di Padova, se tutti gli stand del mondo venissero realizzati con questo approccio, riusciremmo ad azzerare l’impatto ambientale annuo di circa 190mila famiglie medie italiane. Io penso che la rivoluzione ambientale passi anche dalle imprese, ma non solo: il tema dell’ecologia non lo risolvi certo dentro la Lago, lo risolvi se riesci a indurre cambiamenti nei fornitori, nei clienti finali, nelle persone”.

Così Good House verrà riproposto con piccoli cambiamenti anche al Salone del Mobile di quest’anno, in un’ottica di circolarità e riciclo. “Per il prossimo Salone continueremo a battere il chiodo della sostenibilità. E a chi dice che ormai è un argomento noioso, io rispondo che dobbiamo annoiarci su questo. Ormai è sotto gli occhi di tutti, abbiamo inverni con 20 gradi. Le aziende hanno il dovere di annoiarci su questo”.

Sempre legata alla sostenibilità è anche l’idea di entrare nel mercato dell’arredo di seconda mano: “Abbiamo in cantiere un progetto che permetterà di vendere il proprio prodotto Lago attraverso un’app di marketplace dedicata. In prospettiva vorremmo anche sviluppare un sistema di servizi di rigenerazione e di rinnovo”. Riflessioni e progetti per il futuro che si fondano sul valore della pluralità e dello scambio.

“In questi anni ho capito che il limite della Lago ero io, così ho iniziato a coinvolgere più persone nei processi decisionali, ad aprire tavoli, ad allargare. Il motivo è semplice: per governare la complessità del mondo contemporaneo c’è bisogno di una pluralità di persone forti. La cultura novecentesca dell’eroe, dell’imprenditore che risolve i problemi, non può più esistere. I modelli di leadership del futuro saranno sempre più composti da intelligenze collettive. Questo è un altro dei segreti del cambiamento secondo Lago”.

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