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Il 70% dei leader aziendali preferirebbe che l’intelligenza artificiale prendesse decisioni sui dati al posto loro

Oggi le persone sono sopraffatte dalla quantità di dati disponibili e questo sta minando le loro sicurezze, rendendo le decisioni sempre più complicate, con effetti negativi sulla qualità di vita.

Sono questi alcuni dei risultati emersi da un’indagine condotta da Oracle e da Seth Stephens-Davidowitz, data scientist e autore di bestseller. Lo studio, basato sulle risposte di 14mila persone di 17 Paesi del mondo, ha evidenziato la crescente difficoltà delle persone nel prendere decisioni nella vita privata e professionale, soprattutto quando si è costretti a prenderne un gran numero.

“Questo studio evidenzia come l’enorme quantità di input ricevuti dalle persone ogni giorno spesso diventi troppo grande perché sia gestita adeguatamente dal loro cervello. Le persone sono tentate di eliminare i dati confusionari, e talvolta conflittuali, e seguire il proprio istinto”, ha dichiarato Davidowitz. 

“Ma questo può essere un grosso errore. È stato dimostrato più e più volte che il nostro istinto può condurci fuori strada e che il miglior processo decisionale possibile si basa su una corretta comprensione dei dati più rilevanti. Trovare un modo per gestire il flusso di dati a portata di mano per aiutare le aziende a distinguere tra elementi importanti e secondari è un primo passo fondamentale”.

Il volume crescente dei dati

Il 74% delle persone intervistate afferma che il numero di decisioni da prendere ogni giorno è aumentato di 10 volte negli ultimi tre anni, mentre il 78% sente di essere bombardato da una grande quantità di dati, provenienti da molte più fonti rispetto al passato. Il volume dei dati disponibili sta rendendo molto più complicato prendere decisioni sia nella vita privata che in quella professionale (86%), con il 59% che ammette di non riuscire a prendere decisioni in diversi momenti della giornata.

L’85% delle persone afferma che l’incapacità di prendere decisioni sta avendo un impatto negativo sulla qualità della vita. Una situazione che può portare a picchi di ansia (36%), occasioni mancate (33%) e spese superflue (29%). Di conseguenza, nel corso degli ultimi 3 anni, il 93% ha cambiato il modo in cui prende decisioni: il 39% consulta solo fonti di cui si fida e il 29% si basa esclusivamente sul proprio istinto.

L’importanza dei dati per il successo delle organizzazioni

Secondo la ricerca di Oracle, le imprese vivono la stessa situazione. I manager aziendali sono consapevoli dell’importanza dei dati per il successo delle loro organizzazioni, ma non credono di avere gli strumenti giusti per utilizzarli bene, cosa che sta erodendo la loro fiducia se stessi e la capacità di prendere decisioni tempestive.

L’85% dei leader aziendali ha sofferto di stress decisionale e spesso arriva a mettere in dubbio la validità di una decisione presa nell’ultimo anno, mentre il 93% ritiene che il successo di un’organizzazione possa dipendere dalla giusta intelligence decisionale. Quasi la totalità degli intervistati vorrebbe che i dati fossero d’aiuto per prendere decisioni migliori (44%), ridurre i rischi (41%), prendere decisioni più rapide (39%), fare più soldi (37%) e prepararsi ad affrontare l’inaspettato (29%).

Un approccio sbagliato

In realtà, il 72% ammette che l’enorme volume di dati disponibili e la mancanza di fiducia negli stessi ha fatto desistere dal prendere qualsiasi decisione e l’89% ritiene che il numero crescente di fonti di dati abbia limitato il successo dell’azienda in cui lavorano. Ma non solo. La gestione di diverse fonti ha richiesto di impiegare risorse aggiuntive per raccogliere tutti i dati (40%), ha reso il processo decisionale strategico più lento (36%) e ha aumentato le possibilità che si verifichino errori (26%).

Per i leader aziendali, i problemi sarebbero legati a un approccio ai dati sbagliato: c’è chi ritiene che dati e insight giusti possano aiutare a prendere decisioni migliori in ambito HR (94%), AFC/Finance (94%), supply chain (94%) e customer experience (93%).

Un aiuto prezioso dall’intelligenza artificiale

La raccolta e l’interpretazione dei dati hanno portato le persone al limite di sopportazione. Il 70% degli intervistati afferma che la raccolta e l’interpretazione di così tanti dati è “troppo da gestire”.

E il mondo imprenditoriale non fa eccezione. Il 78% dei leader aziendali afferma che le persone spesso prendono decisioni e poi cercano dati che le giustifichino, mentre il 74% dei dipendenti pensa che le aziende spesso diano più peso al parere della “persona con lo status aziendale o lo stipendio più alto” che ai dati stessi.

“Il numero delle decisioni che prendiamo ogni giorni si moltiplica e in parallelo nell’ultimo decennio il volume dei dati è aumentato esponenzialmente. Ogni azienda deve adottare un approccio più strategico e rigoroso quando si tratta di acquisire, accrescere, affinare, proteggere e utilizzare i dati”, ha dichiarato Andrea Cesarini, managing director di Accenture Oracle Business Group, Europe Lead.

La situazione è così difficile che il 64% delle persone, e il 70% dei leader aziendali, preferirebbe che un robot di intelligenza artificiale prendesse le decisioni al posto loro. Le persone ritengono inoltre che un’organizzazione che ricorre alla tecnologia per prendere decisioni basate sui dati sia più affidabile (79%) e abbia più successo (79%) e che con maggiore probabilità ci investirebbero (76%), collaborerebbero (77%) o ci lavorerebbero (78%).

Nonostante questo rapporto conflittuale, le persone sono consapevoli che in assenza di dati le loro decisioni sarebbero meno accurate (44%), meno efficaci (27%) e più soggette ad errori (39%).

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