dimitri corti, Lionard
Business

Così questa azienda italiana è diventata un punto di riferimento nel luxury real estate

Articolo apparso sul numero di maggio 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

Dall’it al luxury real estate, fino a essere preso a modello dalla Harvard Business School. La storia di Dimitri Corti, fondatore di Lionard, l’unica proptech del lusso italiana che nel nostro paese ha superato competitors di settore, è costellata di successi. L’azienda, specializzata nell’intermediazione di immobili di pregio, oggi conta più di 3000 proprietà nel suo portfolio, dal valore complessivo di quasi 17 miliardi di euro.

“Fin da giovanissimo ho scelto di fare l’imprenditore, concentrandomi su informatica e immobiliare. Inizialmente con una società it che, attraverso l’applicazione di modelli statistico-informatici, aiutava le aziende a migliorare i processi di gestione interna, puntando su efficientamento e ottimizzazione dei tempi”, racconta Dimitri. “Successivamente, dai primi anni 2000 ho fatto impresa nell’immobiliare e, nel 2007, ho deciso di fare esperienza diretta da cliente nel luxury real estate internazionale. In quel momento ho realizzato quanto il mercato italiano fosse frammentato, poco focalizzato sul cliente, mal gestito nelle tempistiche e vissuto quasi esclusivamente secondo dinamiche relazionali”.

Da qui, l’idea di mettere in campo le conoscenze in ambito tecnologico, per portare un cambiamento significativo nel settore. “Lionard nasce per rispondere con largo anticipo ai bisogni di una clientela esigente, con un target di richiesta medio nell’ordine dei cinque milioni”, prosegue l’imprenditore. “Grazie al mio background informatico abbiamo impostato ogni aspetto secondo logiche di impresa informatizzata, puntando sull’organizzazione e la digitalizzazione di processi strutturati, sulla trasparenza di gestione degli asset immobiliari e sulla pianificazione delle attività di comunicazione e promozione”.

Caratteristiche che ancora oggi contraddistinguono Lionard Luxury Real Estate, dal dna tecnologico per il 50% e con servizi di intermediazione immobiliare per clienti di fascia alta e altissima per il restante 50%. Grazie a questa combinazione, la proptech italiana ha raggiunto performance distintive rispetto ai benchmark di settore. “Il bilancio 2022 non è ancora ufficialmente chiuso, ma secondo le proiezioni abbiamo raggiunto un fatturato di quasi 28 milioni di euro, con un ebitda che si attesta intorno al 68%, tra i 18 e i 19 milioni di euro” conferma Corti.

L’elemento distintivo del servizio di intermediazione di Lionard è legato alla digitalizzazione dei processi, sia lato buyer che seller, alla targhettizzazione del portfolio clienti e consumers e alla cura del time management con strumenti di monitoraggio delle performance di tutto lo staff. Altro fattore chiave è la presenza strategica sul territorio, con sedi in quattro delle più rinomate città italiane: Firenze, Milano, Roma e Napoli.

“Quest’anno stiamo lavorando su un nuovo e più ampio ufficio di Milano (zona San Babila), pronto ad accogliere l’incremento di organico legato alla strategia di crescita”, svela Corti. “Sono prossime anche le aperture delle sedi Lionard a Venezia e Porto Cervo, dove sono in corso lavori di ristrutturazione. Inoltre, nei prossimi due anni, stimiamo di lavorare a un numero ristretto di aperture in location strategiche, come parte del nostro piano di sviluppo nazionale, avviato da due anni per rispondere all’incremento di richieste di acquisto che ha generato una crescita esponenziale del fatturato e dell’utile nell’ultimo triennio”.

Lionard si è anche aperta al mercato con processi di reclutamento più strutturati che l’hanno portata a ricevere oltre 12mila candidature nel 2022. “Un numero considerevole che riflette la brand attraction costruita con azioni mirate, fondamentale in un momento in cui l’azienda sta selezionando i manager di domani e potenziando la managerialità interna”.

Un modello di successo, dunque, intercettato anche dai professori della Harvard Business School e incluso tra le pochissime realtà selezionate per il master “Ifc: Italy; Capitalism – Past, Present, and Future”, strutturato per illustrare e far comprendere i modelli italiani di successo nella competizione capitalistica globale. “Essere considerati una realtà di eccellenza, rappresentativa di un modello strategico-operativo che si proietta con successo nel futuro, è motivo di grande orgoglio. Non solo per la spontaneità del contatto, ma anche perché le altre realtà scelte hanno una profondità storica diversa dalla nostra, oltre che fatturati miliardari. Il riconoscimento del nostro essere unicorni di mercato è motivo di soddisfazione per tutto il team, che dal 2008 ha contributo a raggiungere questo risultato”, aggiunge l’imprenditore che, in tema di futuro, ha le idee chiare.

“I nostri buyer sono internazionali, molto esigenti e amanti dell’Italia. Tra questi è molto attiva una nuova generazione di ricchi sempre più legata al mondo tech e finance. L’intermediazione immobiliare, per gli individui ultra-high-net-worth, dovrà sempre più modellarsi su tre caratteristiche: la capacità di trasmettere una percezione di esclusività e personalizzazione del servizio, la trasparenza nella dinamica di mercato, l’efficienza e la velocità in ogni fase di gestione dei clienti”, conclude Corti. “Già tratti distintivi di Lionard, questi principi saranno potenziati con il consolidamento della cultura aziendale e degli aspetti tecnologici, per offrire un vantaggio competitivo nel mercato di domani, in cui le vendite si realizzeranno sempre più virtualmente, secondo dinamiche last minute, stimolate da leve emozionali”.

Se è vero che l’Italia è esempio di eccellenza nel lusso, Lionard conferma questo primato, rivoluzionando con un impronta tech un settore tendenzialmente tradizionale e conservatore.

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