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ChatGPT intelligenza artificiale
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Dal regista al content creator: perché l’intelligenza artificiale può essere un’arma in più per i creativi

L’ondata di licenziamenti che si è abbattuta negli ultimi mesi su numerose aziende di diversi settori, molti ritengono sia stata causata da un uragano di nome Intelligenza artificiale. Goldman Sachs in un suo recente report stima che ci siano 300 milioni di posti di lavoro minacciati dall’Ia.

Alcuni ricercatori di OpenAi – la società che ha sviluppato ChatGpt – e dell’università della Pennsylvania, hanno scritto in un recente articolo che circa l’80% della forza lavoro statunitense potrebbe avere almeno il 10% delle proprie attività lavorative interessate dall’introduzione dei cosiddetti Large Language Model (i modelli che per intenderci stanno dietro ChatGPT), mentre circa il 19% dei lavoratori potrebbero vedere colpito almeno il 50% delle proprie attività. La cosa però più interessante che i ricercatori hanno scritto, è che questi effetti abbracciano tutti i livelli delle gerarchie aziendali, ed in particolare sono i posti di lavoro a reddito più elevato quelli ad essere esposti potenzialmente in misura maggiore.

Da parte mia negli ultimi mesi ho cercato di approfondire come l’Ia potrà influire su una classe emergente di “lavoratori”, quella dei cosiddetti creatori, sia digitali che ibridi. I creatori digitali sono coloro che utilizzano piattaforme digitali per creare contenuti e successivamente “monetizzarli” sia nel mondo reale che in quello virtuale. Come scrivevo in un mio recente articolo, i creatori digitali sono oltre 300 milioni a livello globale. Ma se si tiene conto anche di tutti coloro che ancora non sono creatori, ma che vorrebbero esserlo, ecco che i numeri diventano allora molto grandi, portando la quota di persone appartenenti alle generazioni Alpha e Z che vorrebbe fare il creatore digitale a percentuali superiori al 30%.

I creatori ibridi sono invece coloro che usano strumenti non digitali per creare prodotti o servizi di tipo fisico. Si tratta di una classe di creatori molto diffusa, in particolare in Italia, che comprende ovviamente gli artigiani, ma anche coloro che “inventano” gustosissime ricette, piuttosto che i decoratori di interni, i personal trainer, gli insegnanti di yoga o gli organizzatori di eventi. Solo per dare un’indicazione numerica, in Italia oltre 5 milioni di persone possono essere considerati creatori ibridi.

La ricerca

Quando ho iniziato ad approfondire largomento, lipotesi dalla quale sono partito è che lIa possa impattare potenzialmente su tutti i creatori, e lo possa fare in modo positivo, poiché i creatori, sia digitali che ibridi, attraverso gli strumenti basati sullIa, potranno aumentare in misura rilevante la loro produttività creativa” e quindi vedere aumentare enormemente le opportunità di sviluppo e di creazione di valore.

Cerchiamo allora di capire come questo potrà accadere attraverso qualche esempio.

Un primo esempio è quello di Luigi, un creatore digitale che appartiene alla categoria dei cineasti. Definire infatti Luigi un video-maker è riduttivo, poiché egli è regista, sceneggiatore e anche costumista. Riesce a fare da solo tutto quello che serve per realizzare un film, e lo fa usando gli strumenti che l’intelligenza artificiale gli mette a disposizione. E sapete quanto tempo impiega per realizzare un film? Solamente qualche giorno.

Il caso del regista

Per capire come questo sia possibile, vediamo cosa fa Luigi per realizzare un film.

È lunedì mattina, Luigi inizia la sua settimana alzandosi di buon ora, e dopo avere fatto colazione si siede alla sua scrivania. Apre il suo laptop e riflette su quanto ha deciso di fare il giorno precedente – cioè la Domenica. Mentre giocava con i figli ha deciso infatti che avrebbe realizzato un nuovo film. Inizia a fare un rapido giro in rete, dopodiché accede al suo aiutante preferito, uno strumento di intelligenza artificiale per la creazione di contenuti. Lo strumento è già stato utilizzato da Luigi numerose volte, e quindi è addestrato in base alle sue preferenze e al suo stile di scrittura.

Luigi inizia la realizzazione del suo nuovo film dando qualche “nuovo alimento” al suo aiutante, cioè il genere del film che vorrebbe realizzare, una prima bozza della trama, alcuni contorni ancora piuttosto vaghi sul personaggio principale e poi anche qualche indicazione sul “mercato” target al quale vorrebbe rivolgersi. Fa clic su Invia e attende che l’aiutante gli restituisca qualche idea.

Le idee che legge gli sembrano interessanti e ancora inedite, possono quindi essere portate avanti come nuovi “concept del film”. Luigi chiede allora al suo aiutante intelligente di dargli una mano a scrivere la sceneggiatura. Gli fornisce uno dei concept e la descrizione dei personaggi che ha scelto e in pochi minuti lo strumento incrocia le migliori pratiche del genere che Luigi ha selezionato, conosce il suo stile, e così gli restituisce una sceneggiatura strutturata, coerente e coinvolgente.

A questo punto Luigi cambia strumento e passa a quello che solitamente utilizza per creare le scene, i costumi e le immagini dei personaggi. Questo secondo aiutante intelligente utilizza algoritmi di deep learning per analizzare decine di film di successo dello stesso genere scelto da Luigi, e crea così una serie di design unici e decisamente accattivanti.

È arrivato il momento di iniziare le riprese. Luigi utilizza uno strumento basato sull’intelligenza artificiale che lo aiuta nello storyboard, nel rendering 3D e nel montaggio del suo film. Lo strumento analizza la sceneggiatura e il design visivo, prende decisioni sugli angoli di ripresa, sull’illuminazione, la musica, gli effetti sonori e gli effetti speciali, mettendoli tutti insieme per produrre un film visivamente sorprendente e pronto per la proiezione nelle sale e in streaming.

Affinché il film abbia successo è necessario però compiere un ultimo passo, rappresentato dal marketing del film. Per fare questo, Luigi carica il film che ha appena realizzato in un altro strumento e aggiunge alcune richieste per ottenere un paio di trailer di anteprima e alcune immagini in miniatura.

Il risultato è un film visivamente sbalorditivo e emotivamente coinvolgente ad un costo che è pari quasi a zero. Il nuovo film di Luigi viene presentato in anteprima su Netflix con grande successo prima di critica e poi di pubblico.

La storia di Luigi è chiaramente inventata. Tuttavia, se pensate che sia solo un mio “sogno” oppure rappresenti un futuro ancora molto lontano, allora forse non sapete che all’inizio di Maggio a Hollywood gli sceneggiatori hanno scioperato contro le major cinematografiche, i network televisivi e le piattaforme di streaming, non solo per chiedere un aumento dei loro compensi ma anche per una regolamentazione più stringente che impedisca o comunque limiti fortemente luso dellintelligenza artificiale nella produzione delle sceneggiature dei film.

Il creatore digitale

Vediamo ora una seconda storia, in questo caso una storia vera, che racconta di un secondo creatore digitale, un artista di nome Rhett Dashwood – il cui nome d’arte è Mankind – che realizza opere d’arte digitale vendute anche da Sotheby’s.

Lo scorso 23 aprile Mankind ha twittato di avere dato a ChatGpt un budget di 69 dollari per realizzare il coin di un meme che potesse avere successo. Per chi non fosse avvezzo alle tecnologie decentralizzate, un coin è un token fungibile, cioè una sorta di criptovaluta che in questo caso Mankind avrebbe deciso di associare a un meme.

Nel suo tweet, Mankind ha precisato che avrebbe seguito tutte le istruzioni ricevute da ChatGpt e che avrebbe documentato l’intero processo di creazione in un thread.

Alla prima domanda ChatGpt ha risposto suggerendo a Mankind di sviluppare la sua idea assegnando come prima cosa un nome al coin, creando poi una storia e un’immagine. Mankind ha ribattuto chiedendo qualche suggerimento, innanzitutto per il nome. Ha così ottenuto una decina di opzioni che ha poi sottoposto ai suoi follower su Twitter attraverso una votazione. La scelta è caduta su “TurboToad” che è stato scelto da quasi il 65% dei suoi follower.

Mankind – dopo aver fatto scegliere ai suoi follower anche il nome per il personaggio da abbinare al meme – ha iniziato a creare un’immagine usando Midjourney. Ha poi sottoposto alla votazione dei suoi follower le alternative ricevute, e la scelta è caduta su un’immagine in stile Pixar, rappresentativa di un rospo giallo-arancio che indossa una tuta spaziale.

A questo punto Mankind ha incontrato il primo e forse unico ostacolo. Le capacità di ChatGpt sono infatti limitate dal fatto che è stato addestrato su dati che arrivano fino a Settembre del 2021, e che quindi potrebbero avere dei limiti nella descrizione delle tecnologie e degli algoritmi per la realizzazione dei token fungibili. Mankind ha così deciso di dare un pò di materiale aggiornato in pasto a ChatGpt relativo agli ultimi sviluppi degli algoritmi per la realizzazione di token fungibili.

L’intelligenza artificiale a quel punto gli ha consigliato di scrivere il codice per realizzare il token, ordinandogli di imparare a programmare. Mankind ha però risposto dichiarando che non aveva alcuna esperienza di programmazione e soprattutto non aveva alcuna intenzione di imparare a programmare per realizzare un token. Ha così chiesto a ChatGPT di scrivere nel linguaggio Solidity lo smart contract per realizzare il suo token, e alla fine del primo giorno di lavoro era riuscito a scrivere già circa il 75% del codice necessario per far funzionare il token sulla blockchain Ethereum.

Dopo aver chiesto ai suoi follower se qualcuno potesse verificare la correttezza del codice generato da ChatGpt, alla fine del secondo giorno del suo esperimento, Mankind aveva concluso lo smart contract e aveva iniziato a costruire i canali social per la presentazione della sua creazione.

Per farla breve, dopo un primo lancio fallito di “TurboToad”, con l’aiuto di ChatGpt, Mankind ha deciso di finanziare il suo progetto attraverso il crowdfunding, promettendo ai contributori che sarebbero stati ricompensati con lo stesso coin. Dopo avere scelto un nuovo nome per il coin – che ora si chiama “Turbo” – nelle prime 48 ore dal lancio della nuova versione, il coin aveva raggiunto una capitalizzazione di mercato di 1 milione di dollari, che dopo una settimana erano diventati 5. Alla data in cui sto scrivendo la capitalizzazione complessiva “diluted” di Turbo ammonta a circa 60 milioni di dollari. In un recentissimo video postato su YouTube, l’artista ha poi dichiarato che il solo fatto che sua figlia potesse ammirarlo per questa cosa che lui aveva creato in un tempo così breve lo rendeva felice.

Il terzo caso

Se la storia di Mankind può sembrare poco significativa e magari può generare anche scetticismo e diffidenza tra coloro che non conoscono i token e le tecnologie decentralizzate, allora vi racconto una terza storia, anche questa vera e decisamente più vicina al “mondo che conosciamo”. È la storia di un creatore ibrido italiano, che per motivi di riservatezza chiamerò Franco. Franco è un uomo di circa 50 anni, titolare di un noto ristorante situato nel centro di una grande città italiana. Ho conosciuto Franco poco tempo fa, nell’ambito di un progetto che sto conducendo per un noto brand assieme al quale stiamo realizzando delle comunità di creatori sia digitali che ibridi.

Quando mi sono seduto assieme a Franco di fronte a ChatGpt per mostrargli qualche esempio su come lo strumento intelligente avrebbe potuto aiutarlo per “creare nuove esperienze” all’interno del suo ristorante, lui era piuttosto scettico. Diceva che “il computer non potrà mai capire come si fa il mio lavoro”. Ho chiesto allora a Franco cosa gli sarebbe piaciuto fare di nuovo nel suo ristorante, per migliorare la sua offerta e alzare il punteggio medio su TripAdvisor. Lui mi ha risposto che avrebbe voluto creare nuove ricette per attirare i turisti americani, visto che “se ne prevedono molti durante il prossimo periodo estivo”. Abbiamo così chiesto a ChatGpt di proporci una serie di menù alternativi che avrebbero potuto soddisfare il palato degli americani. Lo strumento intelligente ne ha proposti diversi, e la cosa ha iniziato ad incuriosire Franco.

Tra quelli proposti, Franco ne ha scelto uno a base di tapioca, per il quale lo strumento ci aveva proposto un menù che comprendeva una specie di lasagna come primo piatto, uninsalata a base di tapioca con gamberi e avocado, e per finire un dessert di tapioca al cocco. Abbiamo ovviamente chiesto anche quale genere di bevande poteva essere abbinato ai tre piatti, e qui la risposta di ChatGpt ha fatto allargare le pupille di Franco. Pensate che per il dessert la bevanda proposta è stata un tè freddo alla frutta, “fatto con frutta fresca e tè verde o nero, una bevanda leggera e rinfrescante che si abbina bene con il dolce cremoso del budino di tapioca al cocco”.

A quel punto le pupille di Franco si sono dilatate a dismisura, ha deciso di prendere l’iniziativa e mi ha chiesto di “chiedere al computer” quali esperienze di tipo non culinario avrebbe potuto offrire nel suo locale. La risposta – che non rivelo, per stimolare la vostra curiosità – ha generato una tale sorpresa in Franco il quale è sobbalzato dalla sedia ed ha esclamato, “Questo coso è veramente bestiale, voglio proprio provare a fare quello che dice”.

Dopo un mese, nel locale di Franco, i clienti che avevano scelto il menù a base di tapioca avevano espresso una valutazione media su TripAdvisor superiore di quasi un punto rispetto a quella degli altri clienti dello stesso periodo. Ciò che poi ha maggiormente sorpreso è che le recensioni a cinque stelle provenivano per circa la metà da americani, e per un’altra metà da italiani, evidentemente attratti dal menù, nonché dalle esperienze proposte nel locale le quali erano particolarmente “visibili e udibili” e che sono state ideate con l’aiuto dello strumento intelligente.

Qualche giorno fa Franco mi ha chiamato per chiedermi, “Senti Alessandro, questo coso mi ha fatto tornare giovane, pensi che potremmo farci aiutare da lui per progettare un ristorante completamente nuovo? Vorrei realizzare il ristorante più “eccitante d’Italia”.

Cosa è emerso

A questo punto vale la pena chiedersi cosa ci insegnano queste tre storie.

È evidente che i territori verso i quali l’Ia può portare i creatori sono immensi e ancora tutti da esplorare. Tuttavia possiamo pensare all’Ia come ad una formidabile estensione della nostra immaginazione e quindi della nostra creatività. Le storie che ho raccontato – ed altre che non racconto per motivi di spazio – mi hanno portato a pensare all’Ia attraverso una metafora che ho chiamato “metafora del pennello”.

I dati che alimentano gli strumenti intelligenti sono come un pigmento colorato e ogni setola del pennello rappresenta gli algoritmi inseriti negli strumenti. Ogni setola è in grado di “pensare” quando si trova a contatto con una parete o con qualsiasi altro oggetto, piegarsi in funzione della porosità della parete piuttosto che della quantità e del tipo di colore presente sulla stessa setola, con effetti di colorazione straordinariamente diversi. Sta comunque sempre a noi usare il pennello per creare una parete tutta bianca (o tutta nera) oppure per creare un ambiente formato da tanti colori diversi che ci ispirano e ci fanno vivere meglio.

Ho usato la metafora del pennello poiché, probabilmente, lintelligenza artificiale potrebbe far passare in secondo piano le abilità tecniche dei creatori, rispetto alla loro “capacità di osservare e raccontare”. Questo significa che i creatori dovranno diventare sempre di più “osservatori e narratori”. Dovranno diventare cioè come dei registi che osservano la realtà che li circonda e poi la raccontano attraverso i loro  film, creando esperienze coinvolgenti che fanno vivere emozioni positive sempre diverse.

Ora capirete il motivo per cui quando Franco mi ha chiamato per chiedermi se con questo “coso” si può realizzare il ristorante più eccitante d’Italia, ho risposto, “Caro Franco, se te la senti di volare, allora tieniti forte, con questo “coso” puoi volare ovunque nello spazio, devi solo liberare la tua immaginazione e iniziare a raccontare ciò che vedi”.

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