I fatti chiave
- La sentenza è stata emessa dalla Commissione irlandese per la protezione dei dati (Dpc), il principale regolatore di Meta nell’Ue, poiché la sede regionale dell’azienda si trova a Dublino.
- L’importo costituisce la più grande sanzione emessa ai sensi del regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione europea, che in precedenza ha bloccato aziende del calibro di Amazon e Google.
- La Commissione irlandese ha affermato che la sua indagine su Meta ha rilevato che la società non è riuscita ad affrontare i rischi per “i diritti e le libertà fondamentali” dei cittadini dell’Ue i cui dati stavano per essere trasferiti negli Stati Uniti.
- A parte la multa record, il regolatore ha ordinato a Meta di sospendere “qualsiasi futuro trasferimento di dati personali” negli Stati Uniti entro i prossimi cinque mesi.
- A Meta sono stati inoltre concessi sei mesi per interrompere il “trattamento illegale” e l’archiviazione dei dati personali dei cittadini dell’UE residenti negli Stati Uniti.
Background
La decisione della Commisione irlandese fa parte di una più ampia battaglia tra l’Unione Europea e le società tecnologiche americane sui flussi di dati trans-frontalieri. Le aziende tecnologiche sostengono da tempo che il libero flusso di dati attraverso i confini è essenziale per un Internet globale e che i tentativi di impedirlo frammenteranno il web e aumenteranno notevolmente i costi.
Nel 2020, la Corte di giustizia europea ha annullato un accordo sul flusso di dati tra gli Stati Uniti e l’Ue a causa delle preoccupazioni per le pratiche di sorveglianza delle forze dell’ordine e delle agenzie di intelligence statunitensi. Da allora, i funzionari americani ed europei hanno lavorato insieme per elaborare un nuovo accordo sul flusso di dati, che dovrebbe essere finalizzato entro la fine dell’anno.
I giganti della tecnologia statunitensi, rimasti nel frattempo in un limbo legale, si sono affidati a metodi alternativi per trasferire i dati, tra cui le clausole contrattuali standard. L’indagine del DPC, tuttavia, ha rilevato che l’utilizzo di queste clausole da parte di Meta non è riuscito a mitigare i rischi individuati dalla sentenza della massima corte europea.
Il fatto sorprendente
Nella sua dichiarazione, il Dpc ha dichiarato di non essere d’accordo con la sanzione inflitta a Meta, ma è stato costretto ad andare avanti a causa di una decisione del Comitato europeo per la protezione dei dati.
L’intervento di quest’ultimo è arrivato dopo che la sentenza originale del Dpc, che aveva sospeso solo i flussi di dati di Facebook, ha incontrato l’opposizione di altri quattro regolatori nazionali, che hanno chiesto una sanzione pecuniaria.
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