Articolo tratto dall’inserto wealth management del numero di maggio 2023 di Forbes Italia. Abbonati!
Azimut ha creato alcuni anni fa il più grande multi family office italiano che fa leva sulle competenze del global team di gestione del gruppo dislocato in 18 Paesi del mondo fortemente integrato con i canali distributivi e su una piattaforma aperta. Ne parliamo con Paolo Martini, ceo di Azimut Holding.
Ci fa qualche esempio del vostro modello?
La possibilità di aprire conti correnti bancari con il Banco Popolare, la Popolare di Sondrio, Illimity o UBS oppure lavorare con più di 7 banche depositarie diverse per le gestioni patrimoniali tra Italia, Svizzera e Lussemburgo. I clienti hanno accesso ai migliori servizi di asset management sui mercati pubblici e privati, soluzioni assicurative, consulenza evoluta su fondi e titoli, wealth planning, corporate advisory, servizi bancari oltre a 13 evoluti report di analisi attraverso i quali i clienti affiancati dal loro consulente possono orientarsi e avere un quadro complessivo su tutti gli aspetti del proprio patrimonio. Solo lo scorso anno abbiamo soddisfatto più di 2200 richieste di report personalizzati. Questo modello di servizio, unico in Italia, ci ha permesso di attrarre più di 200 top private banker.
Quali sono le maggiori sfide per la professione oggi?
Nei prossimi anni, complice anche un fortissimo sviluppo della tecnologia e in particolare dell’intelligenza artificiale, delle evoluzioni normative con pressioni sui margini e dell’entrata di nuovi competitor non sarà possibile svolgere la professione del consulente finanziario così come la immaginiamo oggi. Serve percorrere nuove strade che portino anche all’esaltazione del nostro ruolo sociale di sostegno alle famiglie e alle aziende italiane perché le risorse che vanno verso le imprese alimentano un circolo virtuoso a beneficio della collettività con nuovi posti di lavoro, prodotti e servizi di qualità. Azimut dispone della piattaforma sui mercati privati più evoluta a livello europeo dedicata alla clientela affluent, private e istituzionale.
Come si articola l’offerta sui mercati privati?
Samo stati i primi, già nel 2014, a intuire le opportunità legate ai private market e alla necessità di indirizzare i risparmi privati verso l’economia reale. Da allora abbiamo acquisito competenze in Italia e all’estero strutturando 3 centri gestionali, Azimut Libera Impresa in Italia, Azimut Investment in Lussemburgo e Azimut Alternative Capital Partners negli Stati Uniti con oltre 45 professionisti dedicati a cui si sommano dei partner di eccellenza come ad esempio Electa Ventures guidata da Simone Strocchi. Abbiamo lanciato oltre 50 fondi coprendo tutte le asset class, dal venture capital, al private equity al private debt al mondo delle infrastrutture con investimenti a livello italiano, europeo e americano, e oggi sui mercati privati contiamo quasi 7 miliardi di masse sugli 83 totali, più di 40.000 clienti, oltre il 90% dei consulenti finanziari attivi e più di 400 aziende supportate in Italia.
E il mondo fintech?
Col progetto neoLending offriamo servizi e supporto alle pmi. In Italia, complice la desertificazione bancaria, abbiamo uno spazio enorme per supportare 5 milioni di pmi italiane e acquisire quote di mercato come fatto negli ultimi 15 anni con la clientela privata. Grazie ad Azimut Direct, Azimut Marketplace, Mamacrowd e tutto l’ecosistema fintech e corporate creato in questi anni investendo in 12 aziende ci proponiamo come alternativa ai canali bancari tradizionali. I consulenti che hanno sposato questo nuovo mondo crescono più del doppio della media e sono ormai un punto di riferimento. Abbiamo anche battezzato l’evoluzione della nostra professione con il nome di Corporate Fintech Consultant, di cui abbiamo registrato il marchio.
Quali esperienze sui mercati privati con la clientela di fascia alta?
Negli ultimi anni abbiamo sviluppato un importante focus su club deal, una forma specifica di private equity adatto per investitori con significativo patrimonio che aggregano le proprie risorse per acquisire o finanziare una piccola o media impresa non quotata con l’obiettivo di realizzare un rendimento sul medio-lungo termine. Solo negli ultimi due anni abbiamo realizzato quasi 10 club deal tra cui quelli in Vedrai, azienda che utilizza l’intelligenza artificiale per aiutare le aziende a capire l’impatto di una decisione; Planet Farms, azienda leader nel vertical farming; Spotter un’innovativa società americana di media/technology che identifica e acquisisce contenuti premium su YouTube; Newcleo, startup di tecnologia nucleare che punta a sviluppare reattori nucleari di quarta generazione. L’ultimo è quello in Alps Blockchain, società che sviluppa progetti e promuove soluzioni innovative creando un ponte tra la tecnologia della blockchain e il mondo delle fonti rinnovabili.
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