Nanoprom
Space Economy

L’impresa emiliana che produce le vernici più leggere al mondo per satelliti e Formula 1

Articolo tratto dal numero di giugno 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

Di Emilio Cozzi e Matteo Marini

Nella storia di Gian Luca Falleti ci sono tutti gli elementi dell’epica del self-made man, l’eroe costruitosi da solo. C’è qualcosa del sogno americano nell’imprenditore 47enne, rimasto orfano giovanissimo, che oggi, con la sua Nanoprom, fondata 22 anni fa a Sassuolo e poi trasferita a Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia, produce le vernici più leggere al mondo. “Vetro liquido”, anche per le vetture di Formula 1, o per gare di durata “come le 24 ore, dove siamo arrivati primi in almeno cinque competizioni”, precisa Falleti.  E a ben guardare l’America c’entra eccome.

Poche settimane fa Falleti, con altri imprenditori, faceva parte della delegazione della Regione Emilia Romagna negli Stati Uniti, in visita alla Nasa, al seguito del presidente, Stefano Bonaccini. Anche al cospetto dello Space Shuttle, orgogliosamente esposto allo Space Center di Houston, in Texas, è riuscito a stupire gli statunitensi. E ad aprirsi una via verso lo spazio.

I segreti dei nanomateriali

Per capire come, occorre fare un passo indietro e ripartire dalla sua “ignoranza”. Parole sue, beninteso, visto che è lui stesso a parlarne con fierezza. “Il mio titolo di studio è la terza media”, esordisce. “Sono rimasto orfano a 13 anni, ho vissuto con i miei fratelli. Ho fatto l’assicuratore, il camionista, nei weekend consegnavo le pizze e lavoravo in un autolavaggio. Lavorando per conto terzi in una ditta di prodotti chimici, mi sono innamorato della materia e ho iniziato a collaborare come rappresentante”.

Motivato dalla passione, e con non meno determinazione, ha studiato i segreti dei nanomateriali avvalendosi delle consulenze di chimici ed esperti. Ha messo “insieme i pezzi” e dato vita a Nanoprom. Così, spiega Falleti, “sono giunto a fare prodotti unici al mondo”. Il coating sviluppato da Nanoprom, Polysil, lo stesso che ha impressionato il personale tecnico a Houston, viene utilizzato non per verniciare, ma per vetrificare (da qui anche il marchio Vetro Liquido depositato nel 2010) mezzi aerospaziali, elementi delle catene di montaggio, dispositivi medici, parti di automobili e aerei.

La svolta

La svolta è arrivata nel 2013: “Una casa automobilistica ci chiese di proteggere alcuni componenti in alluminio per il tetto di una cabrio. Lo facemmo. Gli stessi responsabili, poco dopo, videro uno dei cerchioni in magnesio grezzo della loro vettura di Formula 1 corroso dall’acqua. Noi risolvemmo il problema”. Ora Nanoprom si occupa del rivestimento totale di una delle vetture del circus, ma non rivela quale (“non lo faccio mai”), e serve in tutto cinque scuderie. “Posso solo precisare che dal 2015 non siamo mai scesi dal podio”.

Ogni conquista è un aneddoto. Falleti si appassiona nel raccontare quei dettagli che lui, iscritto all’Istituto tecnico aeronautico di Forlì, mai frequentato a causa di un incidente, ha appreso dagli ingegneri e ha trasformato in know how. “Nel 2013 una vettura di F1 aveva un peso verniciatura di due chili e mezzo, noi lo abbiamo portato a 700 grammi. In frenata da 300 chilometri orari, sono dai 23 ai 25 chili in meno. Grazie al Polysil Blacks, il calore generato dai freni viene convogliato al cerchione, che, scaldandosi, aumenta il calore dell’aria incrementando la pressione e la stabilità dello pneumatico. Quindi, in uscita di curva, il cerchione rivestito da noi disperde il calore, la gomma si affloscia un po’, aumenta l’impronta e scarica a terra più velocemente l’energia. Tutto questo, insieme con la riduzione di resistenza all’avanzamento, alla fine di un Gran premio come Monza, equivale a un vantaggio di 800 metri”.

I vantaggi della vetrificazione a freddo

La vetrificazione a freddo ha anche il vantaggio, evidenzia Falleti, di essere neutra per l’ambiente e non tossica per l’uomo. “Secondo uno studio intitolato Environmental Action Study – Paint Is the Largest Source of Microplastic in the Ocean (‘Studio per l’azione ambientale – La vernice è la principale fonte di microplastica nell’oceano’), il 58% delle microplastiche nei mari del mondo proviene dalle verniciature. Il nostro rivestimento non ha plastiche, né gomma”. Oltre alla produzione in house di energia, con pannelli fotovoltaici e recupero dell’acqua, tra le medaglie green di Nanoprom il suo fondatore cita la soluzione per sostituire il processo galvanico, energivoro e tossico. Da qui sono nati una startup, Nalucoat, e il coating per trattare il cartone che ricopre i bancali delle ceramiche di un’azienda a Sassuolo. Risultato: zero imballaggi di plastica.

Nanoprom è per questo oggi riconosciuta società benefit. Nel recente passato si è impegnata a finanziare pozzi e impianti fotovoltaici in Guinea-Bissau, sviluppare Bv-stop, lo spray battericida efficace a lungo termine con il quale, durante l’emergenza Covid, sono state sanificate le ambulanze di Sassuolo e Casalgrande, e ha progettato mascherine monostrato a minore impatto, aggiudicandosi il riconoscimento all’ecologia Bernoni Gran Torton 2022.

I numeri di Nanoprom Chemicals

È significativo che Nanoprom Chemicals sia comunque rimasta una microimpresa, da 700mila euro di fatturato nel 2018 a 2,8 milioni lo scorso anno, da due a sette dipendenti e cinque consulenti. Il motivo è uno: ricerca. Falleti lo distilla in una battuta: “Non si può pensare che un uomo possa fare innovazione se non è sereno a livello economico”. Così i prodotti che vengono commercializzati trovano altri sbocchi: startup che utilizzano i brevetti Nanoprom (12 negli ultimi tre anni). “Ho la fortuna di poter innovare”, aggiunge, “in modo che l’azienda abbia terreno fertile per accrescere conoscenze e potenzialità”.

Tanti piccoli passi per un grande balzo. È il nuovo orizzonte a cui punta Nanoprom, tra le fondatrici del consorzio Anser, che unisce le principali realtà industriali nel settore aerospaziale emiliano-romagnolo. La visita a Houston ha aperto una porta: “Questo viaggio ha entusiasmato gli americani”, osserva Falleti, “e due importanti società statunitensi verranno qui per decidere se investire nelle nostre aziende. Ora però non dobbiamo far fuggire queste tecnologie altrove. Serve la capacità di dare valore e finanziare qui i nostri progetti”.

Nanoprom sta già lavorando per il coating di satelliti, rivestimenti termici (“siamo gli unici al mondo ad avere la certificazione per Mach 3.9”), elettronica all’interno e vetrificazione di minisatelliti. Per l’imprenditore si tratta solo del primo “vagito” di questa avventura. E per rendere l’idea usa proprio la metafora di un razzo: “Siamo al primo stadio, quello a propulsione solida, che, una volta acceso, non si può più spegnere”.  

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