Ezio Indiani Principe di Savoia
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Dai nuovi progetti ai ricordi più belli: il Principe di Savoia secondo il direttore Ezio Indiani

Articolo tratto dal numero di giugno 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

Principe di Savoia, Des Bergues, Eden, Hyde Park. Ezio Indiani è un direttore d’albergo che ha girato il mondo e gestito i migliori hotel. I segreti? “Passione e voglia di migliorarsi”. Dal 2005 dirige il Principe di Savoia di Milano e ha saputo trarre il meglio dalla sua esperienza per metterla a disposizione della struttura. Innovazione, rapporto di fiducia con gli ospiti e rispetto per la privacy sono gli ingredienti dei suoi anni nell’hotel.

Come è arrivato al Principe di Savoia? 

Ho accumulato oltre 30 anni di esperienza nel settore. Sono stato managing director a Villa d’Este, direttore dell’Hotel des Bergues a Ginevra e dell’Eden a Roma. Ho anche lavorato come vicedirettore generale all’Hyde Park Hotel di Londra, che era parte del gruppo Mandarin Oriental. Tra le esperienze più particolari c’è quella da direttore generale a Casa de Campo, nella Repubblica Dominicana. In quel periodo non c’era la tecnologia di oggi e lavorare lì significava perdere tutti i contatti acquisiti sino ad allora in Europa.

In 18 anni ha visto il Principe di Savoia e Milano trasformarsi e diventare quelli che oggi il mondo conosce.

Nel 2005 ho trovato un albergo che doveva essere quasi del tutto ristrutturato. La nostra compagnia, Dorchester, aveva preso l’albergo per rimodernarlo. Abbiamo rivisto l’intera struttura, completando la parte più importante dei lavori nel 2010. Da allora abbiamo continuato con interventi di routine, con circa 80 camere ristrutturate ogni anno, spesso sostituendo tappeti, moquette e tende. Dopo 15 anni, abbiamo deciso di ristrutturare completamente anche la struttura stessa. Ora stiamo valutando l’apertura di un nuovo bar all’ultimo piano.

E per quanto riguarda Milano?

Abbiamo vissuto momenti di grande euforia fino al 2008. Poi, con la crisi, abbiamo affrontato un paio d’anni di difficoltà. Siamo ripartiti con slancio fino al 2015, quando abbiamo ospitato l’Expo, che ha permesso di creare nuove infrastrutture. È stato un periodo importante. Il 2016 ha registrato un leggero calo, ma è servito comunque a riprendere slancio. Milano è diventata la ‘capitale morale’ dell’Italia.

Oggi quali sono i numeri del Principe di Savoia?

Rispetto al 2005, il numero di camere si è ridotto di 100 unità, perché Dorchester Collection non ha rinnovato il contratto di gestione dell’albergo Duca. L’organico, però, è rimasto stabile intorno ai 450 dipendenti, perché abbiamo migliorato la qualità del servizio. L’occupazione delle 300 camere nei primi anni andava dal 65% al 70%, ora è intorno al 68%. Questi dati si basano sulla media fino al 2019, mentre nel 2020 eravamo chiusi e nel 2021 e 2022 c’erano restrizioni legate alla pandemia.

Quali sono i ricordi più belli legati al Principe di Savoia?

Uno dei più piacevoli è legato alla finale del Mondiale 2006. Ho avuto il privilegio di vedere la partita insieme ai Rolling Stones, che erano qui per un concerto e sono stati ospiti per sette giorni. Il sabato della finale, il gruppo non voleva essere in mezzo agli altri ospiti, quindi abbiamo gli riservato una sala con un maxischermo. Ci siamo seduti insieme, sorseggiando champagne, e abbiamo gioito per la vittoria dell’Italia. Ho avuto la fortuna di sedermi accanto a Keith Richards e brindare con lui.  

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