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Così l’industria dei semiconduttori punta al trilione di dollari nel 2030

Nata nel 1958, l’industria dei semiconduttori nel corso degli anni è diventata un settore strategico per la nostra società, al punto da diventare parte integrante di tutti gli oggetti che ci circondano: dalle auto, fino ad arrivare agli elettrodomestici e agli smartphone. Non è un caso quindi se oggi, come raccontano a Forbes Leader Fabio Gualandris, presidente esecutivo di STMicroelectronics, e Josef Nierling, ad di Porsche Consulting, vale 500 miliardi di dollari e punta al trilione di dollari nel 2030.

Finita sotto i riflettori durante la pandemia in seguito alla difficoltà di acquistare proprio uno di quegli oggetti diventati per noi essenziali nella vita di tutti i giorni, l’industria dei semiconduttori è inevitabilmente diventata un’asset fondamentale per l’Europa, “che oggi ha la possibilità di diventare un player importante nel mondo per la grande capacità che ha dimostrato negli anni di portare innovazione”, evidenzia Gualandris. Ed è in questa direzione che l’automotive può giocare un ruolo chiave, soprattutto in ottica di collaborazione. Anche perché è evidente quanto sia massiccio l’uso dei chip in questo settore. “Oggi per realizzare una delle nostre auto impieghiamo tra i 5 e gli 8mila chip”, dichiara Nierling.

E se l’Italia ha da sempre giocato un ruolo fondamentale nell’industria dei semiconduttori (Adriano Olivetti ha fondato la prima società attiva in questo settore nel 1958), anche guardando al futuro le previsioni sono molto rosee. La stessa STMicroelectronics, infatti, se nella sua sede ad Agrate Brianza (vicino Milano) progetta uno dei più complessi dispositivi per la guida autonoma, in quella di Catania sta investendo per realizzare un impianto primo al mondo per la realizzazione di prodotti per il mercato automotive, ma non solo, basati sulla tecnologia del carburo di silicio. Ecco perché, in tal senso, la ricerca dei talenti diventa fondamentale. “Dobbiamo attrarre i talenti agili nell’apprendimento.
Senza dimenticare l’importanza di adattare le competenze a questo mondo che evolve. Oggi i talenti sono talenti trasversali e devono riuscire a comprendere le interazioni tra le industrie, avendo poi al centro il cliente finale”. aggiunge Nierling.

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