Danilo Cattaneo InfoCert
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Alfieri del digitale: la storia di InfoCert, l’azienda che sta digitalizzando la burocrazia italiana

“Operiamo in oltre 60 paesi in tutto il mondo. Amiamo dire, in modo scherzoso, che sulla nostra società non tramonta mai il sole”. A parafrasare in chiave moderna Carlo V d’Asburgo è Danilo Cattaneo, classe 1968, amministratore delegato e direttore generale di InfoCert (Tinexta Group), uno dei più grandi qualified trust service provider europei, ovvero quelle società che offrono servizi digitali utili a cittadini e imprese per garantire il valore legale di documenti elettronici e transazioni online con aziende private e con la pubblica amministrazione. Avete presente quando per aprire un conto in banca vi chiedono di firmare i documenti con un pennino su un tablet? O il tanto controverso Spid, grazie al quale si può usufruire dei servizi online della pubblica amministrazione, consultare contributi fiscali, Inps e Inail? E ancora, fatturazione elettronica e Pec? Ecco: dietro alla maggior parte di queste innovazioni che hanno aiutato a digitalizzare la burocrazia italiana, facendo risparmiare ai cittadini tempo e denaro, c’è l’azienda guidata da Cattaneo.

“Negli anni, grazie a un lavoro di formazione interna e a opportuni innesti di nuove persone, siamo diventati un’azienda capace di soddisfare le esigenze digitali dei clienti”, racconta Cattaneo. “Nel 2012, per esempio, abbiamo sviluppato una soluzione per il credito al consumo che ha digitalizzato un processo che prima era totalmente su carta, che si è dimostrata migliore delle attese e oggi è utilizzata da tutti i più grandi operatori in Italia. Insieme a Widiba, invece, abbiamo lavorato alla possibilità di aprire un conto corrente in digitale e da remoto, invece che in filiale, che all’epoca era una delle frontiere dell’innovazione, oggi formiamo la soluzione a oltre 100 gruppi bancari in Europa”.

Che cosa fa InfoCert

Dal 2021 InfoCert, portando sulle pubbliche amministrazioni le esperienze maturate sul settore bancario e sulle utilities, ha collaborato con l’Agenzia delle entrate riscossione, con cui adesso, per concordare un saldo e stralcio o una rateizzazione, è possibile prenotare un appuntamento da remoto e gestire la fase di transazione online. “Lo sportello telematico con Agenzia delle entrate e riscossione sfrutta la piattaforma Top (Trusted onboarding platform) di InfoCert per interagire con i cittadini online in modo sicuro e far firmare loro la documentazione amministrativa in tempo reale, totalmente da remoto”.

Rendere più efficiante la burocrazia utilizzando strumenti digitali, missione sicuramente difficile, fa parte degli obiettivi di InfoCert dal giorno della sua costituzione.

InfoCert fa infatti parte del gruppo Tinexta, tra gli operatori principali in Italia nelle aree degli innovation services, della cybersecurity e del digital trust. L’84% del capitale di InfoCert è detenuto dalla capogruppo Tinexta, quotata alla Borsa di Milano e partecipata per il 54% da Tecnoholding, ovvero dalle principali Camere di commercio. Si tratta, dunque, di una realtà con una chiara matrice istituzionale. “I trust service rappresentano un’infrastruttura strategica per il Paese, come aeroporti e autostrade, con importanti ricadute sulla competitività del nostro tessuto industriale”.

I numeri di InfoCert

Un piccolo impero, insomma, che partendo da servizi resi possibili dalla normativa europea realizza soluzioni digitali innovative sulla base delle esigenze dei clienti, garantendo alti standard di sicurezza e compliance, una user experience semplice e piena validità legale. E che oggi è partner di oltre cinquemila grandi aziende nei settori banking & financial services, pharma, telco & utilities, healthcare e insurance.

Sotto la guida di Cattaneo – laureato in Scienze dell’informazione, Emba alla University of Edinburgh e Mba all’Enpc Paris, e un passato in Oracle, Accenture, Finmatica e Middlesex University – a partire dal 2010 InfoCert è passata dall’essere una società di 120 persone, con 20 milioni di euro di ricavi e una clientela solo italiana, a una realtà che conta oltre 700 dipendenti dislocati in diverse aree geografiche, 140 milioni di fatturato, con margine superiore a tutti i suoi competitor, clienti in 64 paesi e oltre 20 brevetti attivi. “Gestiamo ogni giorno oltre 2,5 milioni di messaggi Pec e tre milioni di firme digitali per i più grandi istituti bancari italiani ed europei, per pubbliche amministrazioni, per i ministri dell’Economia, degli Interni e della Giustizia, così come per tante medie aziende e professionisti”. 

Negli ultimi anni a fare da volano è stato il Covid, un potente seppure doloroso acceleratore del processo di trasformazione digitale in Italia. “In due anni, in termini di diffusione degli strumenti digitali, è stato compiuto un progresso per il quale, in condizioni normali, ci sarebbero voluti 25-30 anni. Sono stati fatti passi in avanti soprattutto per servizi online basic. Siamo riusciti a replicare in migliaia di amministrazioni locali il modello di servizi che abbiamo sviluppato per il mondo bancario”.

Un cambio di cultura

Naturalmente non senza difficoltà. Una di queste è stata convincere gli enti pubblici della legalità e della sicurezza dello strumento digitale. “Fino ad alcuni anni fa l’importanza della digitalizzazione era compresa solo dai grossi gruppi. Durante la pandemia è risultata chiara a tutti, dai cittadini alla pubblica amministrazione, l’opportunità di interagire in maniera remota e digitale”. A convincere le aziende anche il fattore di una scalabilità molto maggiore. “Revolut, per esempio, ci ha utilizzato in pochi mesi per circa un milione di utenti in innumerevoli paesi europei, con pochissime modifiche per alcune normative locali da rispettare. Cifre che nessuna banca tradizionale avrebbe potuto raggiungere solo con il supporto delle filiali fisiche”. 

A questi benefici si aggiunge anche il tema della sostenibilità ambientale: la digitalizzazione consente infatti di risparmiare carta e di evitare di perdere ore nel traffico. Un fattore che InfoCert ha molto a cuore. “Abbiamo raggiunto l’obiettivo della net zero carbon emission, ma vogliamo aiutare anche i nostri clienti a perseguirlo. Per questo dal 2022 forniamo alle aziende che acquistano i nostri prodotti un report sui consumi: in base ai servizi di cui hanno usufruito, calcoliamo e mostriamo il risparmio in carta, CO2, energia e acqua. Così facendo diffondiamo la cultura della sostenibilità”.

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I numeri delle firme digitali

Il lavoro costante di InfoCert si inserisce in un contesto più ampio di progresso macroeconomico. Nonostante il posizionamento non brillante nell’indice Desi (al di sotto della media europea, ma in deciso miglioramento), l’Italia è infatti, nell’ambito dell’identità digitale, uno degli esempi più virtuosi. Spid è diventato un successo grazie al modello di governance pubblico-privato: nel 2022 sono state registrate oltre un miliardo di autenticazioni. Il governo ha stanziato 40 milioni di euro per preservare il servizio ed estendere i casi d’uso.

“Nel nostro Paese la firma digitale ha raggiunto 30 milioni di utenti, che in media utilizzano il servizio oltre 30 volte l’anno. Gli investimenti in firma digitale migliorano l’efficienza del 55% e incrementano la sicurezza nelle vendite online del 100%”, evidenzia Cattaneo. “La fatturazione elettronica ha avuto un percorso più rapido: dal 2014 per la pubblica amministrazione e dal 2018 per il b2b, con oltre 55mila amministrazioni pubbliche e due miliardi di fatture elettroniche scambiate all’anno, è il sistema più utilizzato in Europa. Inoltre, dopo l’obbligo e l’aumento anche dell’utilizzo dei pagamenti digitali, l’evasione fiscale si è ridotta del 3% nel primo anno e del 2,7% l’anno successivo”. 

In questo senso, per i prossimi mesi, la sfida più grande sarà raggiungere un numero ancora maggiore di clienti tra le piccole e medie imprese italiane. “Con il Covid, i tanti hanno iniziato a utilizzare strumenti di interazione digitale con valore legale. Ma sono ancora molti quelli che non li hanno adottati. E qui risiede la nostra grande sfida per la crescita: stimiamo che la percentuale di adozione da parte delle pmi sia ancora al di sotto del 10%”. Margini da terra promessa.

Come cambia il mercato

Poi c’è la sfida internazionale. “L’obiettivo strategico di InfoCert è mantenere la leadership europea e crescere a livello globale”, assicura Cattaneo. Le ultime operazioni societarie sono state attuate a supporto di tale strategia, con l’acquisizione di quote di maggioranza di Camerfirma e Certeurope, certification authority di Spagna e Francia, di Ascertia, tra le principali piattaforme di firma digitale con base in Gran Bretagna, e una partnership strategica con Authada, player tedesco specializzato nella gestione delle carte di identità locali. “Le prossime operazioni che verranno avviate quest’anno avranno lo stesso obiettivo”. 

Inoltre, sul fronte normativo europeo, è in discussione la modifica del Regolamento Eidas (n. 910/2014) del Parlamento e del Consiglio europeo in materia di identificazione elettronica e servizi fiduciari per le transazioni elettroniche nel mercato interno. Tra le novità introdotte da Eidas 2.0, la più significativa è l’e-Wallet, una sorta di portafoglio digitale per documenti e dati personali. Uno strumento che permetterà ai cittadini di avere a portata di smartphone informazioni come il gruppo sanguigno, il titolo di studio e la situazione creditizia, tutte certificate e con valore legale. E sarà anche un’opportunità per il sistema tecnologico europeo di affrancarsi da quello americano. “Questa evoluzione rappresenterà un’occasione per InfoCert per proporre le proprie soluzioni core a livello paneuropeo e introdurre nuovi servizi. Il nostro obiettivo è investire per consolidare la nostra leadership in Europa”, promette Cattaneo.

InfoCert nell’era dell’IA

Così come rappresenterà un’occasione l’attualissimo trend dell’intelligenza artificiale. “Già la utilizziamo per diversi servizi, come nel customer support, l’onboarding e in ambito cybersecurity. Lo sviluppo dell’IA sta comportando, però, anche alcuni rischi, come il deep fake. In futuro sarà necessaria, quindi, una certificazione dell’identità digitale del computer o dell’automa. E in InfoCert certifichiamo e garantiamo la provenienza di un insieme di dati da un sistema di sensori Iot, in modo analogo a quello in cui certifichiamo la firma di un documento da parte di un individuo”. 

Insomma, intelligenza artificiale, internet of things, ma anche big data e sicurezza informatica. Sfide che hanno il sapore di scenari futuristici e di sfide complicate e talvolta imprevedibili. Ma Cattaneo sembra avere la ricetta giusta per superarle. “Ho praticato vela per molti anni”, racconta. “In questo sport sono molto importanti la preparazione della barca, il settaggio delle vele e la pianificazione di una rotta. Poi, ovviamente, nel corso della navigazione tutto può succedere, una vela o un’attrezzatura si può rompere o il meteo può essere molto diverso dalle aspettative. Ed è qui che bisogna avere il sangue freddo e la lucidità di cambiare la strategia nella maniera più veloce ed efficace possibile. In InfoCert ci mettiamo costantemente in discussione per affrontare le nuove sfide della modernità”.

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