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Healthcare

Così questa multinazionale tedesca lavora per sviluppare soluzioni tecnologiche per la chirurgia

Articolo tratto dal numero di novembre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

Trasparenza, coraggio, integrità, rispetto delle persone. Sono alcuni dei valori che animano Karl Storz, multinazionale familiare dell’endoscopia giunta alla terza generazione, con un portafoglio che include oltre 15mila prodotti dedicati alla medicina umana e veterinaria.

Nata nel 1945 a Tuttlingen, in Germania, l’impresa ha 8.800 dipendenti, con 70 affiliati in 40 paesi e un fatturato che, a fine 2022, era di 2 miliardi di euro. “Il nostro punto di forza è la qualità della visione, che consente al chirurgo di operare in aree ridotte con la massima visibilità”, sottolinea Claudia Georgia Banella, direttore generale e ad della filiale italiana dal gennaio 2022, dopo una lunga esperienza nelle principali multinazionali del settore medtech.

Quali sono le aree in cui siete specializzati?

Le principali sono chirurgia generale, otorinolaringoiatria, ginecologia, urologia, anestesiologia, pediatria, microscopia e tante altre. Negli anni l’azienda ha collaborato con specialisti, università e centri di ricerca per sviluppare soluzioni tecnologiche in grado di soddisfare nel miglior modo possibile le necessità degli utilizzatori. Tante di queste sinergie sono avvenute proprio in Italia, uno dei paesi a più alto ‘assorbimento’ tecnologico in ambito medicale, con alcuni dei chirurghi migliori del mondo. Tanto che molti strumenti del nostro portfolio portano il nome di chirurghi italiani.

L’azienda affonda le radici nell’immediato dopoguerra. Come si è evoluta in anni recenti?

Nel 2000 Karl Storz ha introdotto nel mercato il concetto di sala operatoria integrata. In proposito, Or1 è una soluzione che offre strumenti tecnologici avanzati e strumenti di comunicazione per migliorare flussi di lavoro, ergonomia, assistenza ai pazienti. Nello stesso anno è stato creato il primo endoscopio miniaturizzato in grado di visualizzare l’interno del dotto salivare, mentre nel 2005 sono stati introdotti i primi sistemi di illuminazione a led, arrivando nel 2007 alla prima telecamera full hd e nel 2011 alla prima telecamera 3D full hd. Nel 2017 è stato commercializzato Vitom 3D, dispositivo che permette di visualizzare in modo tridimensionale le operazioni di microchirurgia a cielo aperto (open surgery), aprendo la strada alla chirurgia esoscopica. Un’altra importante svolta è avvenuta nel 2020 con la tecnologia Rubina in 4K e 3D, con fluorescenza delle immagini.

E per quanto riguarda la tutela dell’ambiente?

L’azienda è molto attenta alla gestione dei rifiuti, per minimizzarne l’impatto ambientale. Inoltre, nella sede centrale, nella quale sono in corso dei lavori, potrà essere generata ancora più energia verde con sistemi fotovoltaici aggiuntivi, per ridurre ulteriormente l’impronta di carbonio. Karl Storz genera già circa un milione di kilowattora di elettricità rinnovabile all’anno nella regione di Tuttlingen, una quantità equivalente ai fabbisogni elettrici di 222 famiglie di quattro persone. E infine, moderne centrali di trattamento delle acque conservano efficacemente le risorse idriche.

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Parliamo di risorse umane: quanti sono i dipendenti nella filiale italiana?

Quando sono arrivata in azienda ho trovato circa 40 dipendenti, per la maggior parte uomini. In un anno e mezzo sono state assunte 26 persone, di cui il 61% donne. Ciò ha consentito di avere oggi il 48% di donne e il 52% di uomini, raggiungendo la gender equity. L’età media è di 41 anni: un’impresa ha bisogno di un mix di generazioni, per poter beneficiare sia della storia e dell’esperienza proveniente dalla tradizione, sia dei punti di vista alternativi dei più giovani. Ai dipendenti si aggiunge poi, sul territorio, una forza vendita composta da distributori e agenti. Per il 2024 prevediamo un ulteriore aumento del personale, fino a circa 75 dipendenti.

Come vi regolate per lo smart working?

In un mercato sempre più flessibile abbiamo deciso di essere anche noi flessibili, adottando un modello ibrido che offre ai dipendenti la possibilità di lavorare da remoto per il 50%. Crediamo che l’alternanza di smart working e lavoro in presenza sia un sistema valido e produttivo. È importante riporre fiducia nelle persone, perché loro ricambieranno dando il massimo. Sono in arrivo anche altre importanti novità in ambito welfare, che verranno comunicate ai dipendenti a fine anno.

Di recente è avvenuto anche il trasferimento della sede dell’azienda da Verona a Roma.

Negli ultimi due anni Karl Storz ha vissuto una profonda trasformazione per restare competitiva in un mercato in rapido mutamento. Puntiamo a costruire un’impresa agile, che possa rispondere velocemente ai cambiamenti richiesti dal Servizio sanitario nazionale e dal sistema-paese. In questo contesto è maturata la decisione di trasferire la sede dell’azienda a Roma, in zona Eur, nell’hub del business, per essere più prossimi alle istituzioni e agli stakeholder e più attrattivi nel mercato del lavoro.

Come mai è stata scelta questa zona?

Il nuovo ufficio si inserisce in un progetto di rigenerazione urbana chiamato E-Urban, il cui obiettivo è coniugare innovazione e benessere. Ha molti spazi dedicati al co-working, sale meeting, auditorium, bistrot. L’edificio ha la certificazione Well, che misura i livelli di salute dei lavoratori negli spazi interni con un approccio olistico. Stiamo cercando di traghettare l’azienda nel futuro, anche attraverso un’estrema attenzione ai dipendenti, al luogo e al modo di lavoro.

Come va la filiale italiana in termini di fatturato?

Malgrado gli ultimi due anni siano stati caratterizzati da notevoli sfide dettate dal contesto socio-economico mondiale, stiamo attraversando un periodo molto positivo. La nostra tecnologia è talmente apprezzata che quest’anno stiamo registrando un +30% di fatturato rispetto al 2022. Il merito è di tutte le persone che lavorano per supportare Karl Storz: guido un gruppo di professionisti eccezionali.

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