massimo-cozza
Good Stories

Così l’avvocato Massimo Cozza tutela le idee e la proprietà industriale e intellettuale

Articolo tratto dal numero di dicembre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

L’avvocato Massimo Cozza, cofondatore di Cosmo Legal Group, è uno dei principali esperti italiani di diritto della proprietà industriale e intellettuale. Un segmento normativo essenziale per il settore produttivo, legato a doppio nodo alla sfera commerciale. Un mondo articolato che merita di essere conosciuto insieme alle sue ultime evoluzioni legislative. Di queste e non solo abbiamo discusso con Cozza.

Com’è nata l’avventura di Cosmo Legal Group?
Cosmo Legal Group è nato ufficialmente nel 2020 ed è il frutto dell’aggregazione di studi legali già affermati e presenti sul mercato da anni. L’idea alla base del progetto era quella di rendere strutturale e ancora più efficiente la sinergia tra professionisti super specializzati nelle più importanti aree del diritto, dando vita a quello che definiamo un ‘gruppo di eccellenze’. I clienti ci vedono come veri partner strategici, in grado di accompagnarli nei loro processi di crescita o consolidamento in ambiti multidisciplinari e multiterritoriali, e apprezzano in particolare la nostra capacità di offrire e implementare strategie dinamiche, incentrate su digitalizzazione, internazionalizzazione e valorizzazione e tutela di know-how altamente specialistico. Non a caso, tra i nostri clienti ci sono molte imprese ad alta intensità tecnico-creativa e di pi, che operano nei settori moda, design, food tech, meccanica di precisione, aeronautica e mobilità. Queste caratteristiche e competenze ci hanno portato in poco tempo ad acquisire come clienti anche prestigiose imprese internazionali.

Come mai ha scelto di occuparsi di diritto della proprietà industriale e intellettuale?
Fin dall’università ho avuto la sensazione che fosse la materia più congeniale alle mie caratteristiche professionali e personali. Gli aspetti per me più appassionanti del settore sono la dinamicità e il forte legame con il mondo dell’impresa e con tutto ciò che riguarda l’innovazione. Mi piace pensare che, occupandosi di tutelare e preservare il progresso scientifico e culturale, la mia materia possa contribuire anche all’evoluzione dell’umanità.

Quali sono state le tappe più importanti per il suo cammino professionale?
Ci sono state tante tappe fondamentali che mi hanno permesso di crescere. In particolare, lavorando a stretto contatto con diversi player multinazionali – alcuni dei quali molto attivi nel settore delle nuove tecnologie – ho avuto la fortuna di occuparmi di diversi casi interessanti, tra cui alcune complesse campagne cross-border in ambito di Ip-enforcement digitale e importanti questioni riguardanti Nft e metaverso applicati al mondo Ip.

Ad agosto in Italia è entrata in vigore la legge che modifica il codice della proprietà industriale, con cui si è arrivati al superamento del cosiddetto professor’s privilege. Di che cosa si tratta? Quali sono le principali novità e qual è il peso di questa riforma?
Il ribaltamento del professor’s privilege rappresenta la modifica legislativa più significativa introdotta dall’ultima revisione del codice della proprietà industriale. Si tratta di una controriforma della precedente disciplina introdotta dalla L. n. 383/2001, con cui era stata riconosciuta al ricercatore la titolarità dei diritti nascenti dall’invenzione, secondo un meccanismo conosciuto come professor’s privilege, che già a partire da fine anni ‘90 diversi paesi europei hanno gradualmente abbandonato. La modifica restituisce alle università, anche non statali legalmente riconosciute, agli enti pubblici di ricerca e istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) il diritto a brevettare le invenzioni realizzate dai loro ricercatori nell’adempimento del contratto di lavoro, ossia nell’ambito della loro ricerca istituzionale. Ciò anche per arginare il fenomeno della mancata attuazione delle invenzioni sorte in seno alle strutture, che rappresentava un freno allo sviluppo tecnologico: l’assegnazione del diritto al brevetto ai soggetti che la finanziano alleggerirà infatti i ricercatori dall’onere di predisporre quanto necessario (soprattutto in termini finanziari) alla realizzazione dell’invenzione, che ha talvolta comportato la perdita definitiva dell’innovazione. Si tratta di una modifica che potrebbe aiutare le nostre istituzioni di ricerca a competere a livello globale sul mercato delle ricerche su commessa, agevolando il passaggio dell’innovazione dal mondo della ricerca a quello produttivo. Ciò potrebbe segnare un cambio di passo nell’ambito della ricerca, da troppi anni frenata in Italia, e creare un circolo virtuoso in grado anche di migliorare le condizioni economiche in cui operano i ricercatori, cronicamente precarie, frenando il fenomeno della fuga di cervelli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .