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Strategia

I leader aziendali ottimisti per il 2024: cruciali l’AI e gli investimenti in tecnologie pulite

I leader aziendali stanno iniziando il 2024 con maggiore ottimismo. A dirlo è una ricerca del Capgemini Research Institute dal titolo Embracing a brighter future: Investment Priorities for 2024, che analizza i piani di investimento di 2mila dirigenti aziendali a livello globale per i prossimi 12-18 mesi.

In base alla ricerca, il 56% dei dirigenti aziendali è fiducioso riguardo alla crescita futura della propria organizzazione nonostante gli attuali venti contrari di natura macroeconomica, rispetto al 42% di 12 mesi fa.

Tuttavia, meno di un terzo si dichiara ottimista riguardo al contesto operativo globale.

Le aree di business più calde

Customer experience, innovazione, competenze interne, sostenibilità e supply chain sono le aree di business strategiche che beneficeranno di maggiori investimenti.

Gli investimenti si concentrano su strumenti e tecnologie digitali, a cominciare dall’AI (88%). I leader aziendali, inoltre, prevedono che tra 5 anni i processi decisionali cruciali saranno supportati dall’intelligenza artificiale. Il settore life sciences è in testa, con quasi la metà dei processi decisionali più importanti destinati a essere supportati dall’AI entro 5 anni.

Anche la cybersecurity resta un aspetto fondamentale, con il 61% dei leader aziendali che considera oggi le minacce in rete un rischio prioritario per la crescita aziendale, con un notevole aumento rispetto al 39% del 2023.

Il commento del ceo di Capgemini

“Il nostro report annuale rappresenta un segnale di ottimismo per l’inizio del 2024”, ha dichiarato Aiman Ezzat, ceo di Capgemini.

“È una buona notizia che le aziende stiano aumentando gli investimenti in un’ampia gamma di aree di business critiche, dalla customer experience all’innovazione, dal talento alle supply chain e, forse ancora più importante, alla sostenibilità. Siamo solo agli inizi per quanto riguarda il contributo che strumenti e tecnologie digitali, in particolare l’intelligenza artificiale, possono dare al raggiungimento di questi obiettivi di business”.

A proposito di sostenibilità

Quasi la metà dei leader aziendali globali prevede che il cambiamento climatico rappresenterà il principale fattore di rottura per le aziende nel prossimo decennio. In quest’ottica, i leader affermano che la mancanza di procedure e processi sostenibili rappresenterà un rischio esistenziale a lungo termine per le loro organizzazioni.

Gli incentivi favoriscono gli investimenti: il 57% dei dirigenti aziendali ha dichiarato che intende aumentare gli investimenti in tecnologie pulite negli Stati Uniti nei prossimi 2-3 anni grazie all’Inflation Reduction Act, mentre la stessa percentuale prevede di farlo in UE come conseguenza diretta del piano industriale Green Deal.

Il 38%, inoltre, riconosce che probabilmente entreremo in un’era in cui la crescita si interromperà a causa dell’esaurimento delle risorse globali.

E la supply chain?

L’impatto del Covid-19 e le conseguenti difficoltà economiche hanno aumentato la consapevolezza circa la vulnerabilità delle supply chain globali su cui le imprese internazionali fanno da tempo affidamento.

Nell’ultimo anno, i leader hanno cercato di ripensare e ridisegnare la struttura delle loro catene di fornitura globali, con l’obiettivo di ridurre al minimo il rischio di gravi interruzioni.

Gli insegnamenti tratti dai lockdown hanno portato a un aumento delle soluzioni di nearshoring e friend-shoring per gli approvvigionamenti, riducendo l’esposizione alle turbolenze macroeconomiche e logistiche.

Poco meno della metà (45%) dei dirigenti d’azienda afferma che in futuro una parte significativa dei loro approvvigionamenti sarà oggetto di friend-shoring, mentre il 49% dichiara che sta investendo in altre economie emergenti per ridurre la dipendenza dalla Cina.

Meno smart working

Intanto, le organizzazioni pianificano e implementano le loro politiche di ritorno al lavoro in presenza, e un quarto prevede anche di aumentare gli investimenti in spazi per uffici, in crescita rispetto al 4% dello scorso anno.

Tuttavia, molte organizzazioni ritengono che il lavoro flessibile e ibrido non sia destinato a scomparire.

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