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Business

Da una segheria in Alto Adige alla costruzione di stadi in legno in tutto il mondo. La storia dell’italiana Rubner

Articolo apparso sul numero di gennaio 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

Una realtà a conduzione familiare, ma con una chiara vocazione internazionale. Capace di diventare, nei suoi oltre 90 anni di storia, un punto di riferimento nel suo settore e un simbolo del made in Italy. Può essere riassunta così l’ascesa del gruppo Rubner, azienda che ha al centro del suo business il legno. Precisamente quello proveniente da foreste certificate, ossia gestite seguendo i criteri della buona gestione, per tutelare, conservare e migliorare le risorse forestali.

Nato da una grande passione per il legno, quella che ha spinto Josef Rubner ad aprire la sua prima segheria in Alto Adige – a Chienes negli anni Venti del secolo scorso, oggi il gruppo Rubner, arrivato alla quarta generazione, impiega circa 1.400 persone, ha 18 stabilimenti tra Italia, Austria, Germania e Francia e un fatturato di oltre 400 milioni di euro, spinto soprattutto dalla componente estera, che rappresenta il 55% dei ricavi della società. 

Il suo business ruota attorno a sette realtà: Rubner Holzindustrie, specializzata nella produzione di segati e semilavorati in abete; Nordpan, che produce e commercializza pannelli in legno massiccio, monostrato e multistrato e nelle più vaste dimensioni e qualità; Rubner Grandi Strutture in Legno, per le grandi opere in legno ingegnerizzate; Rubner Haus, che è il principale interlocutore sul mercato italiano per le case in legno mono e bifamiliari; Holzius, per le case in puro legno che, grazie a una tecnica brevettata, è in grado di realizzare pareti e solai in legno senza l’impiego di colla e parti metalliche; Rubner Türen per le porte in legno; Rubner Fenster, specializzata nella progettazione e costruzione di serramenti in legno massiccio e legno-alluminio. 

“È proprio questa la caratteristica che ci contraddistingue sul mercato: nel nostro settore è raro trovare una realtà in grado di coprire tutta la catena del valore”, dice Peter Rosatti, ceo di Rubner Grandi Strutture in Legno. “Ciò ci permette non solo di essere autosufficienti, ma anche di assicurare al cliente tempi e costi certi, oltre a un unico interlocutore capace di affiancarlo dalla progettazione all’esecuzione. L’altra caratteristica che ci contraddistingue è l’aver puntato sul segmento premium invece che su quello standard, con soluzioni tecnologiche di alto livello che ci permettono di andare incontro alle richieste particolarissime di architetti e committenti”, come dimostrano le ultime opere realizzate dalla società. Tra queste spiccano Roots, multipiano di 20 piani e 72 metri d’altezza, il più alto della Germania, terminato recentemente ad Amburgo, o il nuovo edificio del mercato del pesce di Sydney, con il tetto in legno e acciaio. Oppure, in ambito progetti speciali, le due cupole per deposito carbone realizzate per Enel a Brindisi, le più grandi d’Europa. O ancora il Padiglione Uk per Expo Dubai 2021 su progetto dell’artista britannica Es Devlin, Poem Pavillon, una struttura in Clt alta 20 metri a forma di gigantesco strumento musicale, costituita da file di lamelle a sbalzo che formano la facciata circolare. 

“Oggi costruire in legno conviene: le tecniche costruttive sono all’avanguardia, il cantiere è pulito e veloce, il design è alla stregua dell’edilizia tradizionale, mentre i costi di gestione e manutenzione, innanzitutto grazie al risparmio energetico, sono più contenuti. Tra i vantaggi del legno ci sono poi l’elevato livello di prefabbricazione, che consente una maggiore qualità del progetto, derivante dalla produzione degli elementi in ambienti controllati, una notevole riduzione dei tempi di realizzazione, che non risentono di blocchi di cantiere per maltempo, e una maggiore certezza dei costi grazie al maggior controllo su tutto il processo”, sottolinea Rosatti. D’altronde, anche in termini di sostenibilità, il legno è l’unico materiale che ricresce naturalmente, consentendo un’economia circolare che non produce rifiuti e protegge il clima. 

Il Westhills Stadium, in Canada

Anche il mondo dello sport ha iniziato a guardare all’industria del legno per la costruzione dei nuovi stadi. Al gruppo Rubner sono stati affidati diversi progetti, come il Westhills Stadium di Langford, in Canada, realizzato in soli cinque mesi, il primo stadio al mondo costruito interamente in legno lamellare. O ancora, in Australia, l’Eric Tweedale Stadium, sede del Two Blues Rugby Union Club, per il quale è stata necessaria una progettazione altamente ingegnerizzata e specializzata. Soprattutto per il tetto che copre la grande tribuna e che è stato ideato per assorbire vibrazioni e rispondere alla perfezione anche in caso di forti venti. “L’Eric Tweedale Stadium fornisce un contributo attivo alla protezione del clima, pari a un risparmio di circa 130 tonnellate di CO2, equivalente alla combustione di 268 barili di petrolio”. In questa direzione, in Italia, il gruppo sta lavorando anche al nuovo palazzetto dello sport di Tortona, in provincia di Alessandria, casa del Derthona Basket.

E le opportunità anche nel calcio italiano non mancano. Sia per la possibilità di ospitare gli Europei del 2032, sia perchè molti nostri stadi sono vecchi. Secondo Deloitte, infatti, l’età media degli impianti di Serie A è di 56 anni, che si alza a 63 considerando anche quelli di Serie B e Serie C. “Sicuramente l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e il Green Deal promosso dall’Ue pongono le società sportive davanti a determinati obiettivi di riduzione delle emissioni non più rimandabili. Il legno può essere la risposta, non solo in termini di sostenibilità, ma anche sotto il profilo estetico, dove ormai ha raggiunto performance all’avanguardia. Proprio per favorire l’accesso non solo alle grandi società, ma anche alle piccole e medie, abbiamo pensato a una soluzione chiavi in mano, modulare, che consente una realizzazione rapida ed efficiente, a partire da una tribuna minima di 1.500 posti”, chiarisce Rosatti, che, guardando al futuro della società, prevede “investimenti in tecnologie avanzate, l’inserimento di processi accompagnati dall’intelligenza artificiale e una costante formazione dei nostri collaboratori”. Anche perché “siamo convinti che il legno sia il materiale adatto a mitigare i cambiamenti climatici, ma sappiamo anche che la soluzione sta in un mix di materiali in grado di soddisfare tutti i requisiti costruttivi”.

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