Giorgio Caire di Lauzet
Responsibility

Il guardiano della sostenibilità, l’organismo di certificazione che contrasta il greenwashing

Articolo tratto dal numero di gennaio 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

C’era una volta la sostenibilità. Dopo decenni di pratiche sbagliate che hanno coinvolto moltissime aziende, da quelle industriali a quelle dei servizi, i primi accenni di cambiamento climatico hanno fatto virare l’attenzione dell’opinione pubblica su un mondo fino a poco tempo fa sconosciuto.

Nel settore dell’ospitalità, la sostenibilità si è trasformata in un terreno di caccia per i soggetti commerciali che offrono e vendono bollini, premi, riconoscimenti e attestati legati alla’essere green delle strutture di accoglienza, dai cinque stelle lusso ai b&b a conduzione familiare. Il conflitto d’interesse è dietro l’angolo: se un marchio legato alla sostenibilità utilizza la parola ‘certificato’ senza essere accreditato da organismi ad hoc, si configura il cosiddetto greenwashing di cui oggi si parla tanto, ovvero l’antitesi della sostenibilità.

“Purtroppo, la consapevolezza dell’importanza della sostenibilità certificata sotto accreditamento non è ancora abbastanza diffusa: il risultato è che il mercato è invaso da certificazioni che non certificano nulla”, afferma Giorgio Caire di Lauzet, fondatore e amministratore delegato di Dream&Charme. Con il suo organismo di certificazione accreditato da Accredia, il manager sta portando avanti la missione di proporre al mondo dell’hôtellerie un marchio di struttura, chiamato Dca, di riferimento per il settore dell’accoglienza. 

Secondo Caire di Lauzet, “per evitare il rischio di greenwashing è importante confrontarsi con soggetti accreditati ufficialmente e ottenere certificazioni riconosciute da Iaf (l’Associazione internazionale degli enti di accreditamento, ndr) in 97 paesi del mondo. Non si tratta di un vezzo, perché oggi la definizione corretta di un indicatore di sostenibilità può essere cruciale per il successo di un business”. Il riferimento, tra gli altri, è al calcolo dell’impronta CO2: nel settore del turismo questa rilevazione coinvolge a cascata un grande numero di stakeholder lungo la catena del valore, dai fornitori ai consumatori finali. 

“Nel 2024, oltre ad avvalerci dell’intelligenza artificiale per la valutazione delle strutture ricettive, i nostri progetti prevedono l’installazione di sensori certificati nei punti chiave di rilevazione per l’effettivo calcolo della CO2 di ogni realtà certificata Dca Esg. Questo fornirà un concreto riscontro per il mercato e per le singole strutture ricettive, attraverso la garanzia di un organismo di certificazione accreditato”. Esiste, dunque, una via per occuparsi di sostenibilità in modo chiaro. Perché non provare a riportare la narrazione sui binari corretti?

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