Alberto Di Minin, direttore innovazione del National Biodiversity Future Center
Responsibility

Così il National Biodiversity Future Center preserva e valorizza gli ecosistemi terrestri, marini e urbani dell’Italia e del Mediterraneo

Articolo apparso sul numero di febbraio 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

Pensate che la vostra azienda non abbia nulla a che fare con la biodiversità e dunque con il giro d’affari – per inciso, significativo – che genera? Sbagliato. Perché se non proprio tutte, sono comunque tante le strade imprenditoriali che portano a questo settore. Un business che da solo contribuisce a più della metà del Pil globale, che potrebbe subire una contrazione fino a 2.700 miliardi di dollari entro il 2030 se la crisi della biodiversità non venisse contrastata, come ha avvertito la Banca Mondiale. Rovesciando la prospettiva, secondo l’Impact Assessment Study della Commissione europea, gli investimenti in progetti di conservazione e ripristino della biodiversità potrebbero portare benefici economici fino a 70 miliardi di euro entro il 2050.

In questo contesto si inserisce il National Biodiversity Future Center (Nbfc), il primo centro di ricerca italiano sulla biodiversità. Lanciato nel maggio 2023 a Palermo, è coordinato dal Cnr, alimentato da 320 milioni del Pnrr e animato da circa 2mila scienziati e 48 istituzioni. Obiettivo della struttura? Monitorare, ripristinare, preservare e valorizzare gli ecosistemi terrestri, marini e urbani d’Italia e del Mediterraneo. Del resto, il nostro Paese vanta una concentrazione di diversità biologica con pochi raffronti in Europa. Lo confermano le 60mila specie animali, le 10mila piante vascolari e gli oltre 130 ecosistemi presenti sul territorio (secondo dati Ispra). La protezione di questo patrimonio ora è anche sancita dall’articolo 9 della Costituzione, modificato nel febbraio 2022 proprio per includervi il riferimento al concetto di biodiversità, insieme alla nuova formulazione dell’articolo 41 circa la tutela della salute e dell’ambiente.

Il Nbfc è una grande comunità che abbraccia università, centri di ricerca, istituzioni e aziende. Inventa il domani e mette a sistema il lavoro pregresso gettando ponti e innescando dialoghi fra soggetti pubblici e privati, scienziati e imprese, teorie e risoluzioni pratiche. Sono coinvolte aziende ed enti di grandi dimensioni, da Enel a Ferrovie dello Stato, ma, proprio in questi mesi, “sono in fase di pubblicazione bandi per coinvolgere anche piccole e medie imprese nei nostri programmi di ricerca e innovazione”, assicura Alberto Di Minin, direttore innovazione di Nbfc oltre che docente di innovation management alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. “Vorremmo portare le imprese a porsi obiettivi audaci per invertire la curva del declino delle varietà di specie. Sono operazioni complicate quanto sbarcare sulla Luna, ma lo dico da economista: si sta abilitando un enorme potenziale economico”. 

E così scopriamo che abitare un Paese biodiverso come il nostro fa bene non solo perché ci espone a plurimi profumi e colori, dai rododendri delle vette al giallo dei limoni di Montale o delle ginestre cantate da Leopardi, riempiendoci occhi e polmoni di bellezza e di benessere. La biodiversità e quanto ne consegue sta generando  anche opportunità lavorative e di crescita aziendale. Perché tanti lavori del futuro sbocciano in seno alla biodiversità, dal manager della biodiversità a quello della sostenibilità, dal progettista di sistemi di gestione ambientale al risk manager, fino all’esperto di nature based solution che gestisce, o ripristina, gli ecosistemi. La lista prosegue: si tratta comunque di figure  professionali formate per osservare, comprendere, digitalizzare e creare soluzioni di intervento efficaci in termini di costi. 

C’è poi il tema della valorizzazione tramite percorsi di comunicazione e sensibilizzazione. Tutti ambiti collegati perché, per esempio, digitalizzare la biodiversità dei parchi vuol dire favorirne la comunicazione, elaborando una sorta di collezioni museali da fruire, comprendere e dunque rispettare con cognizione di causa, ma allo stesso tempo diventa piattaforma di studio comparato. Si tratta di “figure dalla preparazione verticale, ma anche aperta ad altre competenze. Lo esemplifico con la T: in cima alla stanghetta della specializzazione c’è l’asta che abbraccia altre conoscenze”, dice ancora Di Minin, che ricorda poi i master promossi dal Nbfc. L’ultimo nato è partito a febbraio alla Sapienza di Roma: forma l’one-health analyst, con una preparazione interdisciplinare che dalla salute spazia a fisica, psicologia, economia e politica. E ancora, il Nbfc, in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha fondato la prima scuola stagionale incentrata sulla biodiversità e il business, un programma educativo per esplorare il connubio tra biodiversità e mondo degli affari. 

Sorge però un interrogativo. Nel 2025, allo scadere dei contributi Pnrr, cosa accadrà? “In quel momento scocca la mezzanotte di Cenerentola al ballo. Entro l’anno prossimo dovremmo aver creato tutte le condizioni perché Cenerentola convoli a nozze col principe”. Forse l’allegoria non piacerà a Paola Cortellesi e ai fanatici della cultura della cancellazione che vorrebbero riscrivere persino le favole, ma una cosa è certa: in questi due anni si sta tessendo la tela di un sistema poi chiamato all’autonomia. Altra certezza. Per la prima volta nella storia delle varie rivoluzioni industriali, il focus è sulla sostenibilità ambientale, e a cascata economica e sociale.

Eredità principale del Nbfc, ci spiegano, sarà il Biodiversity Science Gateway: un’infrastruttura virtuale, che si appoggerà ad alcune sedi fisiche in Italia e alla nave oceanografica Gaia Blu del Cnr, con il compito di trasformare la ricerca scientifica in conoscenza diffusa e in realtà aziendali innovative: una struttura che sarà, al tempo stesso, uno strumento per l’educazione e per l’innovazione e un luogo nel quale condividere risultati di ricerca con la società e il mercato. Tutti i dati scientifici raccolti dal Nbfc saranno, infatti, condivisibili con la comunità scientifica.  

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