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Cambiamento climatico e malattie che colpiscono le piante di cacao: perché è aumentato il prezzo del cioccolato

Avrà un sapore tutt’altro che dolce, il cioccolato delle circa 30 milioni di uova di Pasqua che mangeremo. Non tanto per la materia prima in sé – che pure è spesso in gran parte al di sotto della soglia minima di qualità, secondo gli esperti – quanto per le ripercussioni sul portafogli delle famiglie.

I rincari dell’ultimo anno

Complici il cambiamento climatico e la delicata situazione internazionale che spingono i prezzi verso l’alto, il comparto del cioccolato attraversa momenti piuttosto difficili: secondo un recente studio del Codacons, infatti, i consumatori dovranno fare i conti con i rincari dell’ultimo anno, arrivati a un +72% per lo zucchero e +52% per il burro di cacao.

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Il risultato? Sia per il fondente che per il cioccolato al latte, le uova di Pasqua fanno registrare un aumento medio del 24% rispetto allo scorso anno. E si tratta di un “bis”, dal momento che già l’anno scorso l’incremento dei prezzi era stato del 15,4% rispetto al 2022. Un rincaro destinato a pesare per circa 72 milioni di euro sulle tasche degli italiani, considerando che la produzione media di uova di Pasqua nel nostro Paese supera le 31mila tonnellate annue, con un giro d’affari stimato in oltre 300 milioni di euro nel 2023. La scure degli aumenti colpisce soprattutto le uova di cioccolato di fascia alta per gli adulti, più in grado di apprezzare la materia prima, ma non trascura i prodotti destinati ai bambini, per i quali l’aumento medio è del +16,7% rispetto allo scorso anno.

Perché è aumentato il prezzo del cioccolato?

Ma di chi è la colpa dell’aumento dei prezzi del cioccolato? Beh, si tratta di una concomitanza di elementi, che messi insieme hanno generato una crisi generale del cacao sui mercati internazionali. In primis, il fattore climatico: la siccità prima e le abbondanti piogge poi in Africa occidentale – regione responsabile per circa il 70% della produzione mondiale di cacao, con Costa d’Avorio e Ghana in testa – hanno portato a rincari fino al 40% sia sul cacao in sé che sull’intera catena di approvvigionamento. Attualmente, una tonnellata di cacao raggiunge i 5.500 dollari, superando il record raggiunto nel 1977.

Non solo: all’inizio di marzo i futures (i contratti a termine che impegnano due parti a scambiare un’attività finanziaria o una commodity di riferimento e commercializzati in Borsa) sono saliti a un prezzo record di 8.000 dollari per tonnellata, ossia il +215% rispetto all’anno scorso.

Oltre al climate change, ci sono poi le malattie ad esso collegate, come il “Cocoa swollen shoot virus disease”, che colpisce le piante di cacao e ne riduce la produzione, o il “baccello nero” che fa annerire e marcire i baccelli di cacao per l’eccessiva umidità. Un ruolo influente lo gioca poi la mancanza d’investimenti in nuove piante negli ultimi decenni, con la domanda globale per il cioccolato che nel frattempo è continuata a crescere: secondo l’International Cocoa Organization, il raccolto di cacao nel 2024 sarà inferiore di 374.000 tonnellate, rispetto al deficit di 74.000 tonnellate del 2023. E se i prezzi del cioccolato nei negozi al dettaglio negli Stati Uniti sono cresciuti del 11,6% nel 2023 rispetto all’anno precedente, anche nel nostro Paese la situazione non è delle migliori.

A supporto della filiera

In risposta alle sfide globali, comunque, dall’Italia arrivano innovazioni promettenti a supporto della filiera, grazie a due startup innovative selezionate da FoodSeed. Da un lato il progetto pionieristico Freecao, il cioccolato senza cacao sviluppato dalla startup pugliese Foreverland: realizzato con carruba, tipica dell’area mediterranea, come alternativa al cioccolato tradizionale con benefici significativi sia in termini di riduzione dei costi di trasporto sia di impatto ambientale.

Taglia drasticamente le emissioni di CO 2 del 80% e il consumo di acqua del 90% rispetto al cacao, e per Pasqua ha introdotto sul mercato il primo uovo di Pasqua senza cacao, completamente plant-based, arricchito di nocciole, senza lattosio e senza glutine. Dall’altro, la start-up abruzzese Trusty focalizzata sullo sviluppo di infrastrutture digitali per rendere trasparenti le filiere agroalimentari, utilizzando la tecnologia blockchain.

Specializzata nella filiera del cacao, collabora con attori chiave in vari paesi tropicali, fornendo strumenti e consulenza per l’integrazione e la raccolta dati tra agricoltori, cooperative, operatori logistici e industrie. Per Pasqua, in collaborazione con la chef pâtissier di Livorno Loretta Fanella, lancia il primo uovo di cioccolato tracciato via blockchain: un qr code sull’uovo certifica l’origine sostenibile del cacao.

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