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Stop al carbone entro il 2035, sostegno al nucleare di nuova generazione: cosa ha deciso il G7 di Torino

Il G7 di Torino traccia la via verso le fonti d’energia del futuro. Nel documento finale il vertice mondiale ha confermato le anticipazione degli ultimi giorni, annunciando il progressivo abbandono del carbone per la produzione di energia “entro la prima metà degli anni 2030”, cioè entro il 2035. Segue però una frase che lascia uno spazio oltre quella data: “O in un periodo coerente con il mantenimento dell’aumento della temperatura entro un grado e mezzo”.

In sintesi, noi ci proviamo, poi vediamo. Basta che l’aumento della temperatura rimanga entro un grado e mezzo. Una scelta non tanto coraggiosa, considerando che da qui al 2035 la temperatura potrebbe già aumentare di circa un grado, in base agli standard attuali. Ma da qualche parte si dovrà pure iniziare, dirà qualcuno. D’altronde, l’obiettivo non tocca tutti i paesi. Per l’Italia, per esempio, lo stop non sarebbe un problema, anzi. Come evidenziano i dati Terna, nei primi tre mesi del 2024 l’elettricità proveniva per il 46% da fonti rinnovabili, per il 52,3% da gas e gasolio e solo per l’1,7% dal carbone.

Va sottolineato che all’appello mancano paesi come India, Cina e Russia, che sfruttano molto il carbone. Nuova Delhi, per esempio, ha aumentato la produzione da 565 milioni di tonnellate nel 2013-2014 a 893 milioni nel 2023-2024. E, secondo i dati del ministero del Carbone indiano, il paese registrerà numeri da record nei prossimi anni: si parla di 1.511 milioni di tonnellate estratte nel 2030.

Il nucleare

Tralasciando il carbone, il G7 si è soffermato moltissimo anche sull’avvio del nucleare di nuova generazione. “Per quei paesi che scelgono di utilizzare l’energia nucleare o sostengono il suo utilizzo” c’è un impegno a “promuovere il responsabile dispiegamento delle tecnologie per l’energia nucleare, compresi reattori avanzati e reattori modulari di piccole dimensioni, compresi i microreattori, e lavorare collettivamente per condividere le migliori pratiche nazionali, inclusa la gestione responsabile dei rifiuti, consentire un maggiore accesso agli strumenti di finanziamento dei progetti, sostenere la collaborazione settoriale, progettare procedure di licenza e rafforzare il coordinamento nello sviluppo di progetti commerciali tra i membri interessati del G7 e i mercati terzi”.

Sulle nuove frontiere della tecnologia nucleare della fusione c’è l’impegno a “promuovere collaborazioni internazionali per accelerare lo sviluppo e la dimostrazione delle centrali a fusione, incoraggiando l’aumento degli investimenti privati e il coinvolgimento pubblico per risolvere le sfide della ricerca e sviluppare catene di approvvigionamento e forze lavoro internazionali”, oltre a “istituire un gruppo di lavoro del G7 sull’energia da fusione per condividere le migliori pratiche ed esplorare aree di cooperazione reciproca tra paesi con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione nella ricerca e nello sviluppo tra paesi”. È anche previsto “uno scambio” per promuovere un approccio comune sulla regolamentazione. C’è un però, almeno per noi. In Italia la parola nucleare è ancora un tabù, pur avendo una startup, newcleo, che ha già raccolto 400 milioni di euro e sta conquistando tutta Europa.

Rinnovabili e acqua

Il vertice si impegna anche a “sostenere la triplicazione della capacità globale di energia rinnovabile e rafforzare la sicurezza energetica aumentando la flessibilità del sistema attraverso la risposta alla domanda, il rafforzamento della rete e l’implementazione delle reti intelligenti, contribuendo anche a un obiettivo globale di stoccaggio dell’energia nel settore energetico di 1.500 GW nel 2030, un obiettivo globale di aumentare di oltre sei volte dagli 230 GW nel 2022, anche attraverso obiettivi e politiche esistenti”.

Tra gli obiettivi c’è anche l’aumento significativo degli “investimenti nelle reti di trasmissione e distribuzione dell’elettricità entro il 2030, con l’obiettivo di espandere, rafforzar , modernizzando e digitalizzando le reti”, vista l’analisi dell’Iea (International Energy Agency) secondo cui gli investimenti nella rete globale devono quasi raddoppiare entro il 2030, fino a superare i 600 miliardi di dollari l’anno, per raggiungere gli obiettivi climatici nazionali annunciati.

Si stabilisce anche l’impegno a “portare avanti uno sforzo collettivo per una riduzione del 75% delle emissioni globali di metano derivanti dai combustibili fossili, anche riducendo l’intensità delle emissioni di metano delle operazioni petrolifere e sul gas entro il 2030”. Contestualmente ha preso anche vita la coalizione del G7 per l’acqua, che “mira a identificare obiettivi e strategie comuni, a catalizzare ambizioni e priorità condivise per affrontare la crisi idrica globale e a integrare l’acqua e la sua rilevanza intersettoriale in modo efficace e coerente nei forum e nei processi esistenti”. Si parla anche di “aumentare l’attenzione politica sull’acqua a livello globale, aumentare l’impatto del G7 e integrare altre iniziative globali”.

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